Capitolo 7

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                    MICHEAL

Sono sdraiata a pancia in giù sul mio letto e sto cazzeggiando al telefono nell'attesa che la zia mi chiami.

Ha deciso —preteso— che ogni sera, dopo cena, ci sentiamo.

Come mio solito ho finto che la sua premura nei miei confronti mi dia un fastidio tremendo e lei ha fatto finta di crederci, ma sappiamo entrambe che ho bisogno di sentirla e di sapere che c'è tanto quanto ne ha bisogno lei, e lo zio.

Sono le otto e quarantacinque spaccate e puntuale come un orologio svizzero dal mio telefono arriva la voce di Corey Taylor che urla sopra le note di People=Shit.

Eccola.

"Ciao diamantino mio, dimmi un po', come stai?"

Male, di merda, uno schifo, sto come sto da quando ho memoria ma in questo momento l'ecstasy che ho preso sta rendendo tutto un po' più sopportabile e riesco a fingere meglio del solito.

"Non male zia, mi sto trovando bene. Anche gli altri ragazzi ricoverati hanno tutti più o meno la mia età e sembrano essere simpatici, voi invece come state?

State trattando bene Salem? Ti ricordi che non gli piacc-"

"Si, si... mi ricordo che a quel pazzo del tuo gatto non piacciono le scatolette di pesce delle altre marche se non della solita che gli compri te da internet ,non ti preoccupare, me l'avrai ripetuto almeno un centinaio di volte. Noi comunque stiamo bene anche se ovviamente ci manchi, non ti preoccupare per noi però."

Alzo gli occhi al cielo anche se non mi può vedere.

"Meglio essere prudenti con voi due invece, non voglio tornare a casa e ritrovarmi il gatto deperito."

La sento soffocare una risata e aspirare l'aria con il naso facendo un suono simile ad un grugnito.

"Pff, non mi sembra che tu ti sia lamentata in questi anni in cui sei stata con noi."

Come potrei lamentarmi di voi che siete perfetti e la mia unica certezza?

"Mi lamento costantemente, solo che voi siete troppo egocentrici per capirlo."

"Ah ah ah, senti piuttosto..." fa una pausa tirando un sospiro come se non sapesse come continuare la frase "È arrivato il nuovo ragazzo? Non mi ricordo il suo nome..."

"Tristan? Si è arrivato sta mattina poco prima di pranzo."

E si è preso quei pochi neuroni sani che mi erano rimasti.

Ovviamente doveva essere proprio lui quello che è venuto a soccorrermi e a salvarmi dalla morte per schiacciamento causata dal vecchio armadio serial killer. Ero talmente presa dalla musica che mentre ballavo e saltellavo per la stanza ad occhi chiusi ci ero andata a sbattere contro e per non cadere, di riflesso, mi ero aggrappata all'anta scricchiolante. Il problema è stato che il mobile non ha retto il mio peso ed è caduto giù con me invece che sostenermi come avrebbe dovuto fare.

Traditore.

Mi tocco il bacino ancora dolente, il lato sinistro, proprio dove sporge l'osso, mi fa più male del destro e domani mattina mi ritroverò sicuramente un bel livido rabbioso.

Se si potesse morire di imbarazzo io sarei già morta e sepolta, spero che per i partecipanti il mio funerale non sia stato troppo noioso.

Ho cercato di mantenere un'aria distaccata ma tra la pastiglia e la presenza magnetica di Tristan non so cosa mi stesse confondendo di più i sensi, gli ho riso in faccia come una lunatica ma è una reazione automatica che ha il mio corpo quando sono agitata. Anche quando mi sono risvegliata in ospedale dopo il tentato suicidio e mi è stato spiegato perché mi trovassi lì sono scoppiata a ridere facendomi venire le lacrime agli occhi.

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