Capitolo 3

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MICHEAL

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MICHEAL

Mi sveglio di soprassalto, spaventata non so bene neanche io da che cosa. Rimanendo sdraiata sul letto osservo la camera in cui mi trovo e mi ricordo di non essere più nella mia camera di Londra: di fronte a me invece del mobiletto nero che ospita il mio amato giradischi vintage c'è un'armadio in mogano scuro alto fino al soffitto, la stanza invece che essere nell'oscurità completa come al solito è illuminata dal lieve bagliore della luce rosata che filtra dalle serrande della finestra; come per annunciare l'inizio di una nuova giornata. Questo alone rosato dà alla stanza un non so che di nostalgico e surreale, un po' come se mi trovassi ancora nel mondo dei sogni.

Sfrego i palmi delle mani sulle coscie per sentire se sono reale. A volte ho la sensazione di essere solamente una comparsa nel sogno di qualcun'altro e in quell'istante la sottile linea che divide realtà e fantasia si fa sfocata e non riesco più a distinguere l'una dall'altra.

Un movimento della tenda del baldacchino cattura la mia attenzione e stringo gli occhi per vedere cosa può averlo causato, dopo poco riesco ad individuare la causa dello spostamento e noto la sagoma di una persona che si trova ai piedi del mio letto. La tenda si muove nuovamente ed una mano con lunghe dita affusolate mi solletica le punte dei piedi, facendo la sua comparsa da sotto la trapunta bordeaux che mi ricopre le gambe nude.

Giro la testa a sinistra e vedo che sul comodino affianco al letto c'è ancora la mia copia dell'Ora delle streghe di Anne Rice che stavo leggendo prima di addormentarmi. Allora lo prendo e lo scaglio con tutta la forza che ho in corpo contro la persona che ha pensato che fosse accettabile invadere la mia privacy, ma soprattutto interrompere il mio sonno.

Il sonno infatti per me è sacro: nessuno può pensare di svegliarmi (se non con un buon motivo) ed uscirne illeso.

"Ahia ma che cazzo!"

Risponde con voce stridula il "mostro" che vive sotto al letto.

"Per essere uno spaventoso demone hai la voce di una ragazzina delle medie," ribatto io stizzita nonostante la voce che ho sentito appartenga palesemente ad un ragazzo.

"Te l'avevo detto che non ci sarebbe cascata alla tua stronzata da confraternita del college mancata Em."

Quasi do una carniata alla testata del letto per lo spavento che prendo.

"Cristo, ma che cazzo Campanellino! E tu quando diamine ti sei sdraiata qua?!"

Beth mi è praticamente spalmata addosso e la poca illuminazione della stanza unita al bagliore che entra dall'esterno non fa altro che accentuare la sua aria da fatina fantasma.

Scoppia a ridere di gusto e anche quello, che per esclusione, immagino sia Emmett —almeno che Jake non abbia improvvisamente deciso di rincominciare a parlare— si unisce a lei.

"Mi dispiace ma Emmet è fissato a fare questi scherzi ai nuovi arrivati. Sai, per soddisfare la sua assurda fantasia adolescenziale da teenenger dei film Americani da quattro soldi."

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