4. Di cosa hai paura?

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ANTONELLA

Non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte, ripensando a quel bacio che mi aveva fatto sentire le farfalle nello stomaco. Le sue labbra erano davvero morbide come le avevo immaginate. E sapere che Edoardo fosse sul mio divano mi faceva venire voglia di tornare da lui per riprendere da dove avevamo interrotto. Ma ero terrorizzata da quello che provavo.

Mi alzai dal letto e persi tempo a vestirmi, non sapendo se lui fosse ancora dove l'avevo lasciato o se fosse andato via, cosa che avrei trovato comprensibile.

Quando arrivai in cucina, lo vidi dare da bere a Gohan nella sua ciotolina che si era portato da casa, dandomi le spalle.

"Buongiorno", lo salutai, con voce flebile.

Lui si girò di scatto, non essendosi accorto della mia presenza, e ricambiò il saluto.

"Vuoi... Vuoi un caffè?", domandai, iniziando a farne uno per me, come ogni mattina, e lui annuì.

Vidi sul tavolo la scacchiera con tutti i pedoni nelle loro posizioni della sera prima, partita che non avevamo finito di giocare.

Bevemmo i nostri caffè in silenzio, nessuno dei due provava a dire una parola, riuscendo a percepire l'imbarazzo che si stava creando tra di noi.

"Oggi... sono piena di impegni. Devo scattare per uno shooting, andare in gioielleria e poi in palestra, probabilmente sarò tutto il giorno fuori casa", lo informai, non riuscendo neanche per un istante a guardarlo negli occhi, sapendo benissimo che avrei ceduto.

"Non mi vuoi tra i piedi, quindi?", domandò.

"N-Non ho detto questo", balbettai, cercando di rimediare, ma non trovando le parole giuste. Con lui non riuscivo a ragionare.

"Però l'hai pensato", mi fece notare, avvertendo il suo tono di voce deluso. "Ti sei pentita per quello che è successo ieri sera?", aggiunse.

Non quella domanda, tutte tranne quella. Non ero pronta a parlarne, avevo la mente incasinata e non sarei riuscita a fare un discorso di senso compiuto.

"Va bene, scusa", sussurrò, mentre lo vidi mettere il guinzaglio a Gohan ed infilarsi lo zaino sulle spalle.

Il mio silenzio l'aveva fatto arrivare ad una conclusione probabilmente sbagliata, ma non sapevo come rimediare, come se avessi il cervello annebbiato, così lo vidi uscire da casa mia, dopo avermi salutata, e chiudere la porta.

Mi sentii completamente sola, consapevole di essere riuscita a rovinare tutto il bello che avevamo iniziato a costruire.

EDOARDO

Il modo in cui Antonella riusciva a cambiarmi l'umore era preoccupante. Mi ero svegliato con un mood positivo, ripensando al bacio della sera prima che mi era piaciuto tantissimo, tanto da volerla baciare ancora e ancora, e davo per scontato che la stessa cosa valesse per lei.

Non mi era passato nemmeno per l'anticamera del cervello che si fosse pentita, cosa che mi fece capire senza che lei parlasse, avendo trovato la scusa per allontanarsi, dicendomi di avere una giornata piena di impegni. Cosa a cui credevo, ovviamente, ma che contribuiva a liberarsi della mia presenza.

Me ne andai da casa sua insieme a Gohan, dopo aver controllato di non aver dimenticato niente da lei, e andai da un mio amico, Tommaso, che mi permise di stare da lui. Non sarei stato un ospite invadente, tanto poi sarei tornato a Roma il giorno dopo.

"Che faccia che hai", mi fece notare, quando mi vide.

Non ero il tipo di persona che raccontava i propri problemi agli amici, l'unica cosa che facevo quando stavo male era abbracciare Gohan, i pochi momenti in cui stava fermo. Mi tenevo tutte le mie emozioni dentro e scoppiavo quando non riuscivo più a trattenerle. Era sbagliato, lo sapevo, il mio terapista me lo diceva sempre, ma io ero fatto così e non riuscivo a comportarmi diversamente.

Dentro al cuore all'improvviso // Donnalisi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora