8. Sbavetta

156 4 2
                                    

La mattina dopo mi svegliai, stranamente, prima di Antonella che ancora dormiva dandomi le spalle. Non vedevo l'ora di portarla in Umbria, nonostante fossi ancora un po' arrabbiato con lei, ma ero sicuro che presto avremmo fatto pace. Andai in cucina, dove c'era Leriana che faceva colazione con latte e biscotti, ed io iniziai a fare il caffè per me ed Antonella.

"Avete fatto pace ieri sera?", domandò Leriana, curiosa.

"Direi proprio di no", sospirai.

"Come no? È brutto andare a letto litigati", disse, bevendo un sorso di latte.

Prima che potessi risponderle, ci raggiunse Antonella, che si mise a sedere a tavola.

"Parlavate di me?", chiese, sbadigliando.

"No", mentii. "Ecco il tuo caffè" e le porsi la tazzina. "Purtroppo non abbiamo la cannella, ma se la regina lo desidera, vado a comprarla".

Mi pentii della frecciatina subito dopo averla lanciata. Se non volevo litigare con lei, non dovevo di certo provocarla. Notai che mi lanciò un'occhiataccia.

"Dipende, starai via due ore?", domandò, con lo stesso tono.

"Ehy, smettetela di fare i bambini", ci rimproverò Leriana, intromettendosi. "Vedete di non rovinare il vostro viaggio".

"Va beh", borbottò Antonella, alzandosi, dopo aver finito il suo caffè. "Vado a prepararmi" e si allontanò dalla cucina.

"E tu scusati con lei", riprese Leriana, una volta che fummo da soli, e per poco non mi strozzai con quello che stavo bevendo.

"E per cosa, scusa? Io non ho sbagliato nulla", le feci notare.

"Pensaci, le cose si fanno in due" e si alzò per lavare la sua tazza, per poi sparire in camera sua.

Sbuffai e andai a vestirmi, mentre Antonella era in bagno a truccarsi. Presi poi le valigie di entrambi e li misi davanti all'entrata, insieme a tutto l'occorrente per Gohan. Appena fu pronta, senza rivolgermi la parola, prese la sua valigia e uscì di casa. Trattenni un sospiro e la seguii, aprendo la macchina, così che lei potesse salire e feci mettere Gohan tra le sue gambe, poi andai al mio posto di guida e partii. Feci solo una piccola sosta in un negozio dove comprai una scacchiera, visto che nella casa a Gaglietole non c'era.

In macchina calò un silenzio carico di tensione che si poteva tagliare con un coltello. Il viaggio sarebbe durato quasi due ore e sperai di non dover guidare per tutto il tempo senza parlare. Ma dopo un'ora, Antonella non mi aveva ancora rivolto la parola, nonostante fosse logorroica.

"Per quanto ancora dobbiamo stare in silenzio?", provai a dire, ma non ottenni risposta, così lasciai perdere.

Poi pensai alle parole precedenti di Leriana e finalmente capii cosa intendesse.

"Ti chiedo scusa per aver alzato i toni ieri sera", ammisi, sicuro che fosse la mia unica colpa.

Vidi che alzò la testa dal telefono e mi guardò. "E poi?", domandò.

"E poi cosa?", chiesi confuso.

"Sei stato fuori più a lungo. Mi avevi detto che saresti tornato entro un'ora", mi accusò, incrociando le braccia al petto.

"Non ho mica firmato un patto col sangue", le feci notare.

"Io però ti stavo aspettando", si lamentò.

"Ma se quando sono tornato dormivi. E stavi pure sbavando", le ricordai.

"Ma come ti permetti?, si arrabbiò ed io non riuscii a trattenere una risata.

Dentro al cuore all'improvviso // Donnalisi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora