11. Vince chi gioca

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La sveglia suonò ed io allungai il braccio per spegnerla, ancora molto assonnato come se avessi dormito solo mezz'ora. O forse era proprio così, visto che non avevo chiuso occhio, accusando tantissimo l'assenza di Antonella. Sperai che l'incazzatura le fosse passata.

Presi il telefono e notai subito un tag da twitter, così decisi di aprirlo, anche se di solito li ignoravo quasi tutti.

Sentii un tuffo al cuore appena vidi quello che c'era, sperando fosse solo un brutto sogno.

Un profilo mi aveva taggato scrivendo: "@drojette Antonella pretende rispetto da te e poi è la prima che non lo porta. #Donnalisi" e sotto quelle parole c'era una storia di Antonella su uno sfondo nero che diceva: 'Non mi piacciono le mancanze di rispetto', palese frecciatina rivolta a me per quello che era successo la sera prima. Accanto, invece, c'era un video, sempre preso dalle sue storie di instagram, di lei che ballava su un cubo in una discoteca, con attorno tanti ragazzi che la guardavano imbambolati. Il modo in cui ballava e lo sguardo che aveva era lo stesso di quando lo faceva per me, privatamente. Solo che in quel video si esibiva per tutti. In un angolo, in bianco, c'era scritto: 'In amore vince chi gioca'.

Mi alzai di scatto dal divano, sentendo la rabbia invadermi per tutto il corpo, ed entrai in camera sua, notando che si stesse vestendo.

"Cosa cazzo è sta roba?", le chiesi, furioso, piazzandole il telefono davanti al viso. Lei non si scompose di una virgola.

"Volevo solo provocarti, facendoti vedere che anch'io posso divertirmi", spiegò, scrollando le spalle, come se fosse normale.

"E ti sembra il caso di ballare come una cretina davanti a tutti quei ragazzi che ti guardavano con la bava alla bocca?", domandai, non riuscendo a credere a quello che stavo sentendo.

"L'ho fatto solo in quei venti secondi di video, poi sono stata tutto il tempo con Ilenia, che mi ha anche accompagnata a casa. Se avessi voluto nasconderti qualcosa, non l'avrei messo", spiegò, come se si fosse risolto tutto.

"Quindi tu hai chiesto ad Ilenia di filmarti e quell'imbecille ti ha anche assecondata?", domandai, sbalordito.

"Non insultare la mia amica", si arrabbiò, mentre si metteva le scarpe.

"Pensa se io avessi detto una cosa simile su una mia amica che scenate che faresti", ricambiai, lanciandole un'occhiataccia.

"Almeno io le mie amiche non me le scopo", sbottò, chiudendo la valigia di scatto e portandola in sala, mentre la seguivo.

"Ma hai capito che mi fa schifo quello che hai fatto?", le chiesi, ritornando al discorso iniziale.

"Io sono fatta così, mi piace provocare. Non ti ho mancato di rispetto...", fece per dire, ma io la bloccai.

"Ballare in una discoteca, nello stesso modo in cui lo fai per me per eccitarmi quando siamo da soli, è un'enorme mancanza di rispetto e mi fa impazzire il fatto che tu non lo capisca", le feci notare, alzando la voce. "Nessuna mi ha mai trattato in questo modo", aggiunsi, esasperato.

"E allora perché stai con me? Fatti la tua vita da solo!", urlò di rimando, facendomi strabuzzare gli occhi. Una coltellata al petto avrebbe fatto meno male. Ero arrabbiato, molto arrabbiato, certo, ma non avevo intenzione di lasciarla. Ma se quella era la sua decisione, non l'avrei di certo pregata a stare con me, non sarei mai stato il suo zerbino.

"Perfetto, siamo d'accordo", dissi, rabbrividendo io stesso per il tono freddo che avevo usato.

Guardai l'orario sul telefono e vidi che mancava mezz'ora alla partenza del treno per Salerno, che io non avrei mai preso.

Dentro al cuore all'improvviso // Donnalisi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora