9. Panino gourmet

125 6 3
                                    

ANTONELLA

Sentii Gohan leccarmi la mano e aprii gli occhi, vedendolo lì davanti a me con la lingua di fuori, come se mi stesse sorridendo.

"Buongiorno cucciolino", lo salutai, sussurrando per non svegliare Edoardo che dormiva ancora profondamente. Accarezzai Gohan, sorridendo, poi lo vidi uscire dalla camera. Probabilmente voleva giocare.

Provai ad alzarmi, per andare a preparare i caffè, ma il braccio di Edoardo, che era attorno alla mia vita, si strinse di più, non facendomi muovere.

"Dove vai?", borbottò, assonnato, con la testa sotto al cuscino.

"A preparare la colazione", risposi, girandomi verso di lui.

"Rimani ancora qui", sussurrò ed io sorrisi, mettendomi più comoda e prendendogli la mano.

La sera prima avevamo discusso, facendomi arrabbiare, tanto da voler dormire da sola, ma alla fine avevamo fatto pace subito. Solo con lui riuscivo a calmarmi ed essere meno fumantina. Sentivo che con Edoardo fosse proprio la prima volta in cui ero davvero innamorata.

Gli accarezzai il braccio fino alla spalla e viceversa, per poi baciare ogni centimetro di quella pelle scoperta piena di nei. Spostai il cuscino e gli baciai la guancia, la mascella, il collo, fino ad arrivare al lobo dell'orecchio, sentendolo mugugnare.

"Oggi è proprio una bella giornata. Un altro bagno in piscina non sarebbe male", lo provocai, maliziosa, volendo ripetere quello che avevamo fatto lì il giorno prima.

"Mmh... Ancora?", chiese, accennando un sorriso. "Non vuoi battezzare un'altra stanza?", domandò, nel mio stesso tono ed io mi morsi il labbro inferiore, già eccitata all'idea.

"E dove? Conosci meglio di me questa casa", gli feci notare, intrecciando le dita tra i suoi capelli e baciandogli il naso, che arricciò. Era così adorabile quando lo faceva.

"Nella sala cinema c'è un divano", mi informò aprendo gli occhi, rimanendo sorpresa perché non sapevo dell'esistenza di quella stanza. E chissà quante altre ce n'erano a mia insaputa?

"Mi sembra comodo", dissi, sentendo poi la sua mano accarezzarmi un seno, facendomi rabbrividire di piacere.

"Prima il caffè, però", concesse e, ridendo come dei ragazzini, ci alzammo dal letto, entrambi in mutande, per andare a fare colazione prima di darci alla nostra attività preferita.

****

Edoardo iniziò a preparare il pranzo per entrambi, mentre io lo guardavo seduta su una sedia, seguendo ogni suo movimento.

Unse quattro fette di pancarré nell'olio, per poi tostarli in padella, mentre fece cuocere due hamburger e grigliando anche le zucchine. Quando tutto fu pronto, unì gli ingredienti, aggiungendo anche ketchup e maionese e li appoggiò su un tagliere, tagliandoli a metà. Decidemmo di andarli a mangiare a bordo piscina.

"Com'è questo panino gourmet?", mi chiese, mentre stavamo dando i primi morsi.

Le mie papille gustative stavano ballando la macarena, era il cibo più buono che avessi mai mangiato.

"Mmh", fu l'unica cosa che riuscii a dire. "Delizioso, amore", mi complimentai, leccandomi le labbra. Cercai di mangiare con calma, per gustarmelo, sperando che non finisse mai.

Edoardo sorrise, fiero della sua opera.

"Chissà a quante l'hai preparato?", lo stuzzicai, finendo il panino, avendone subito voglia di un altro, e lui alzò le spalle.

"Non di mia spontanea volontà", mi informò ed io sorrisi. Mi faceva sentire proprio unica.

Anche quel pomeriggio lo passammo in piscina, a fare il bagno ed a prendere il sole, giocando con Gohan. Verso le sei di sera decidemmo di ritornare a Milano, visto che il giorno dopo avremmo avuto lo shooting per l'intervista e ci aspettavano cinque ore di viaggio. Ci fermammo in autogrill per mangiare un panino che non erano niente in confronto a quelli di Edoardo e verso mezzanotte, finalmente eravamo a casa, stanchi ma felici di quei due giorni passati in paradiso. Non mi era mancato per niente il traffico milanese.

Dentro al cuore all'improvviso // Donnalisi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora