Merda, e ora?

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Il mattino dopo,mi ritrovo nello stesso posto in cui mi sono addormentata.
Chiedo al barista che da quanto ho capito si chiama “Kev” se la sera scorsa io abbia fatto qualche cazzata. Lui, che mi sembra simpatico mi dichiara: “Non ho visto nulla di troppo tragico,occhioni,a parte il fatto che sembravi pazza perché ridevi e piangevi da sola, nel mentre accompagnavi il tutto sorseggiando birra, ma nulla di che, penso sia normale”. Gli sorrido, ricambia. È simpatico.
Si spalanca la porta d’entrata ed entra la sorella maggiore della casa in cui mi hanno portato!Cerca una certa V. È la barista.
Il suo sguardo si sposta su di me, il suo sorriso sembra quasi scomparire, come se non volesse vedermi. Si avvicina e commenta la mia maglietta. “Merda” penso, è la loro maglietta, gliela devo ridare. “Ah sì, a proposito, volevo venire a ridarvela ma non ricordavo dove abitavate.” Dico con un sorriso falso per nascondere l’ansia. Cazzo, ma perché sono così ansiosa?
Lei annuisce, e mi dice che c’era rimasta male del fatto che io me ne sia andata così, senza sapere nulla di me.
In effetti, non ho detto neanche il mio nome.
“Scusami, sai sto passando un periodo un po' brutto e non sto bene con la testa”. sussulto.
Lei mi guarda comprensiva.
“Comunque sì, mi chiamo T/N, come hai potuto leggere dal bigliettino che vi ho lasciato, sono stata bene con voi!”
Lei non risponde,fissa il vuoto,io la guardo. Lei a mia sorpresa mi invita un’altra volta a casa sua, mi vuole presentare tutti i suoi fratelli. Non le dico di no, ma il mio respiro diventa sempre più veloce al solo pensiero di quel profumo. Cazzo. Ma cosa mi prende?
“Tutto ok?” Mi domanda V, le faccio un grande sorriso e le dico di sì. Ma perché sono tutti così amichevoli? Strano.
Da quanto ho capito la “sorella maggiore” si chiama Fiona, quest'ultima mi prende per il braccio e mi mostra la strada verso casa sua, mi afferma: “ Quando vuoi,sei la benvenuta.” Mi guarda con amore materno.
“Ma perché cazzo sono tutti così gentili con me? Forse mi temono?” Mormoro tra me e me.
Varcata la porta di casa Fiona mi indica la ragazza rossa,sul divano, si chiama Debbie. L’altro moccioso che mi ha aiutato si chiama Carl, sembra un gangster. Saliamo al piano di sopra entrando nella stanza in cui ho preso la maglietta, cazzo, sento quel profumo di nuovo, non so nemmeno di che sappia, ma so solo che non mi dispiace. Il mio fiato si fa pesante. Mi mostra Lip,il biondo e Ian, il rosso. Sento quel profumo sempre più vicino a me e non riesco a distinguere di chi sia.Merda,e ora?Per cercare di tranquillizzarmi ridò la maglia che avevo addosso mormorando con fredezza :“ Penso che questa sia di uno di voi.” Non immagino di stargli particolarmente simpatica, ma nemmeno loro a me. Lascio la maglia su una sedia ed esco dalla loro camera.
Chiamo Fiona le dico che ho bisogno di uscire a fumare, non capisco perché ho così tanta voglia di mettermi quella sigaretta in bocca, lei mi accompagna e mi sta accanto per tutto il tempo. Mi dà un bacio sulla fronte, io la guardo schifata, non mi piacciono queste situazioni. “Ti voglio bene” Mi comunica.
La guardo peggio di prima, lei alza le sopracciglia e ride, in seguito aggiunge “Mi ricordi me, anche io ero come te alla tua età, persa nel vuoto,non sapevo cosa fare, non avevo una famiglia su cui contare, apparte i miei fratelli, non-” Vedendo i miei occhi lucidi smette di parlare abbracciandomi, cerco di trattanere le lacrime.
Faccio un grosso respiro, in seguito le dico “Io vado, grazie.” Penso che Fiona mi capisca, ma non c'è nessun altro.
Ritorno nel bar di ieri sera che ho capito si chiami “Alibi”, sono vestita con dei jeans larghi, quasi da uomo, e un top bianco.
“Hey occhioni!” Urla allegro Kev. Non rispondo, non prendo neanche da bere, spengo la mia sigaretta e mi metto a dormire in quei scomodi divanetti. Non so più che fare

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