NEWT

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Quel pomeriggio il sole scottava moltissimo e l'aria era pesante e afosa. Ero uscita, sotto quel sole cocente, per cercare qualcosa di comodo per la mia sorellina. Aveva otto anni e cresceva molto in fretta perciò i vestiti che aveva non le calzavano più bene. Eravamo solo io e lei, abitavamo in uno stretto e angusto scantinato di un grande edificio nella zona abbandonata della città. Era abbastanza sicuro e difficilmente giungevano spaccati e nel caso arrivassero me ne occupavo personalmente con un coltello o con una katana che avevo trovato in un negozio qualche mese prima.

Eravamo solo io e Amybeth, la mia sorellina, perché nostro padre era diventato uno spaccato e invece sua madre era morta dopo il parto. Provenivamo da due madri diverse poiché la mia non era sopravvissuta alla prima tempesta solare quando ancora ero piccolina e papà aveva trovato una nuova donna con cui stare. Amy era il mio completo opposto, aveva corti capelli neri come la pece e occhi scurissimi, come quelli di mio padre e al contrario dei miei chiari e verdi.

Quel caldo insopportabile non ti lasciava respirare e la mia borraccia era quasi vuota. Allora mi sedetti su un pezzo di calcestruzzo caduto a terra e con degli spuntoni di metallo che fuoriuscivano dal lato destro. Sollevai il volto, coperta da una bandana, verso il cielo è guardai il sole che piano piano si dirigeva ad ovest per tramontare.

Oltre al sole e agli spaccati le nostre provviste stavano finendo e rischiavamo di rimanere senza cibo. Non sapevo più che fare. Avevo anche trovato lavoro in un bordello in città ma non mi trovavo per nulla bene a fare quel tipo di lavoro e avevo lasciato dopo due mesi. Mi pagavano con del cibo in base ai clienti a cui offrivo servizio e dovevo dire che non mi era andata neppure così male. Spesso però finivo per tornare a casa la mattina dopo e non mi andava di lasciare Amy da sola.

Mentre cercavo in un vecchio negozio per bambini ormai abbandonato e lasciato alla polvere e alla sabbia sentii delle voci in lontananza. Spaventata mi accucciai dietro la cassa distrutta e osservai con attenzione un gruppo di ragazzi che camminava lungo la strada. Erano in pochi ed erano tutti maschi tranne per una ragazza dai capelli castani e lunghi che camminava con un andatura stanca e assonata.

«Non è che potremmo fermarci un po'?» Chiese un ragazzo magrolino e dai capelli biondi cenere.

«Non ancora Newt, dobbiamo trovare prima un buon riparo per la notte» Gli ripose freddamente un altro ragazzo dalle spalle possenti e con un bellissimo profilo. Portava i capelli corti e scuri ed erano appiccicati alla fronte per colpa del sudore.

«Thomas, basta non ce la facciamo più! Siamo stanchi e abbiamo fame... tutti quanti» Disse la castana sedendosi sfacciatamente per terra, senza nemmeno controllare dove appoggiava il didietro.

Al che mi alzai in piedi e con cautela uscii dal negozio avvicinandomi a loro. Non stavo di certo trascurando la mia sicurezza e difatti tenevo un piccolo pugnale stretto tra le dita e nascosto nella tasca del mio usurato e logoro giubbotto di pelle nera.

«Scusate se ho origliato la vostra conversazione» Premisi cercando di capire se mi avrebbero attaccato o meno  «ma ho sentito che vi serve riparo per la notte. Posso ospitarvi a casa mia in cambio di un po' di scorte per me e mia sorella»

Era davvero quello il mio intento, avere semplicemente del cibo in più. Il tempo stringeva e sentivo l'acqua alla gola. Non volevo certo che Amy morisse di fame, volevo farla arrivare in un posto che tutti chiamavano Porto Sicuro, almeno lei doveva sopravvivere a questo inferno senza fine. Una vera e propria apocalisse.

«Come possiamo fidarci di te?» Chiese giustamente la ragazza mantenendo le distanze il più possibile.

Piano mi tolsi la bandana dal viso e abbassai il cappuccio della felpa mostrando il mio volto. I miei lunghi capelli ricci e rossi mi ricaddero sulle spalle, la mia pelle chiara bruciò al primo impatto sotto il sole. Mi morsi il labbro cercando delle parole da spiccicare per cancellare quel silenzio imbarazzante.

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