🌅 Capitolo 7 🗾

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Tre settimane dopo

💙CAN 💙

La regata amichevole procede a gonfie vele. Siamo al giro finale che avverrà proprio intorno all’isola di Lanzarote, per cui stavolta l’Albatros dovrà essere il più carico possibile. La mia squadra, come al solito, è stata fenomenale nel governare le vele e supportarmi in questa competizione. Fino ad ora, nel giro delle sette isole dell’Arcipelago, siamo arrivati primi soltanto una volta, ma c’è ancora in ballo l’ultima gara che farà aumentare il nostro punteggio essendo noi l’imbarcazione principale.

Tra le novità di quest’anno c’è la possibilità di portare a bordo un elemento esterno all’equipaggio. E nella mia mente ho solamente una persona a cui vorrei proporlo, sperando che accetti, non solo perché la barca sarà spinta al massimo – ovviamente saranno prese le dovute precauzioni di sicurezza – ma spero che accetti dal momento che sono tre giorni che non la vedo.

In queste settimane, nonostante il mio impegno con la regata, ho trovato anche il tempo di stare con lei, che siano state soltanto le nostre colazioni al gazebo o qualche passeggiata la sera per le vie di Santa Cruz, o quelle rare volte che abbiamo trascorso qualche ora in spiaggia. Più la vivo, più mi rendo conto che non posso fare a meno di lei, della sua vivacità, della sua dolcezza, della sua ingenuità che talvolta sembra oscurare la sua intelligenza. Sanem è unica, una donna diversa da tutte quelle che ho conosciuto finora. Il suo pudore mi eccita, eppure non ho mai tentato un approccio che va oltre un bacio. Le mie carezze rispettano il suo corpo, nonostante la voglia di andare oltre i suoi indumenti e scoprire se la sua pelle è vellutata come lo sono le sue labbra. Brividi di piacere percorrono le mie membra solo guardandola, osservando il suo corpo sinuoso. Ma ciò che mi dà alla testa è il suo sguardo; mi sento mancare la terra sotto ai piedi quando i suoi occhi si fissano nei miei. Vorrei tuffarmici dentro e annegarci.

«Cosa succederà quando tutto questo sarà finito?» Questa è stata la domanda che tre giorni fa ha avuto il coraggio di pormi e alla quale non ho saputo rispondere se non con un vago... «Non lo so!».

Lì ho capito di averla fatta volare troppo in alto, talmente in alto che non so come raggiungerla, e non perché io non lo voglia ma perché non sono pronto a rinunciare alla mia libertà.

È andata via, lasciandomi con un immenso vuoto dentro.

⛵⛵⛵

«Can, ti cercano.»

Sono a bordo della mia barca con alcuni componenti dell’equipaggio per dare un’ultima sistemata prima della partenza di domani verso Lanzarote, dove fra due giorni si terrà l’ultimo incontro.

Mi dirigo a poppa e resto sorpreso per chi ho davanti. Scendo dalla barca avvicinandomi a lei col cuore che accelera i battiti.

«Sanem!» pronuncio il suo nome come una carezza.

«Scusami se ti ho disturbato, Can, ma volevo parlarti.» La sua voce è calma, ma il suo sguardo è fermo, deciso.

Annuisco. «Dammi un minuto.»

Avviso i ragazzi che mi allontano per un po’ e m’incammino con Sanem lungo il frangiflutti verso la sua estremità, in modo da poter parlare tranquilli e soli senza essere disturbati.

I nostri occhi si incatenano come le tessere di un puzzle, incapaci di staccarsi.

«Mi dispiace!» esclama, non distogliendo lo sguardo dal mio.

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