🌅 Capitolo 5 🗾

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💙CAN 💙

Sono all’aeroporto in attesa che l'aereo di Aicha atterri. Ho riflettuto tutta la notte non riuscendo a chiudere occhio. A prescindere da Sanem, con lei è finita. Purtroppo, solo adesso me ne sono reso conto. Questi ultimi mesi sono stati impegnativi per me dal punto di vista lavorativo, non ho avuto un attimo di tregua tra l’organizzazione di due regate, una in Grecia e un’altra in Spagna, e con l’aiuto che mi ha chiesto mio padre per l’agenzia prima che arrivasse il periodo delle prenotazioni. Ho viaggiato ininterrottamente tra Europa e Sud-America per recensire i luoghi ed inviare le informazioni, corredate di foto, all’agenzia di viaggi. E questo mio spostarmi continuamente ha ridotto anche i miei incontri con Aicha.
Solo ora mi rendo conto che non ci vediamo da quasi tre mesi e che passammo insieme soltanto poche ore durante il mio ritorno ad Istanbul.
Già allora cominciai a capire che la nostra relazione non poteva andare avanti. Per quanto le voglia bene, non è abbastanza. La nostra si potrebbe definire più un’amicizia che qualcosa di più. Per lei non ho mai sentito il mio cuore battere come, invece, succede quando vedo montagne da scalare, mari da attraversare, tempeste da affrontare… o come quando vedo Sanem.

Vengo travolto dal vociare dei passeggeri e di chi è in attesa. Vedo Aicha arrivare da lontano, con le sue immancabili trecce e la gonna mini che a dire il vero, per quanto a volte mi abbia provocato delle reazioni, non l’ho mai reputato un capo di abbigliamento da farmi perdere la testa. Mi abbraccia e cerco di ricambiare il gesto nel modo più sincero possibile, benché mi senta in imbarazzo.

Il viaggio verso il suo hotel dura una ventina di minuti. Mi chiede di salire in camera per parlare con più calma ma evito. Ci dirigiamo sulla spiaggia vicina, scegliendo un punto un po’ più isolato. Nei suoi occhi leggo tristezza, delusione, ma anche un lieve bagliore di speranza. Una speranza che, però, le spengo subito, senza troppi giri di parole. Sarebbe stato inutile e straziante. Cerca in ogni modo di appigliarsi ancora ai nostri interessi in comune, come se bastassero quelli a tenerci legati. Per un’amicizia forse sì, ma per qualcosa che tempo fa scambiammo per un sentimento diverso non sono abbastanza.

Mi abbraccia ancora nonostante tutto e ci salutiamo senza rancore. Quasi mi dispiace lasciarla sola, sapendola per di più a pochi chilometri di distanza. Posso solo dirle che se mai avesse bisogno di qualcosa, in questi due giorni di permanenza, potrà contare comunque su di me.

🌄🌄🌄

I passi della gente riecheggiano nella piazza. Stasera c’è del movimento anche da queste parti a causa della festa locale che ha coinvolto ogni angolo di Santa Cruz. Il gazebo sembra essere diventato un porto di mare, non c’è minuto che resti vuoto. Passeggio avanti e indietro dinanzi alla struttura sperando che Sanem non cambi idea.

Guardo l’orologio ogni cinque o tre minuti. Il tempo sembra non passare. È mezz’ora che aspetto e probabilmente aspetterò fin quando in piazza non resterò soltanto io.

Non so cosa mi ha preso con questa ragazza, ma è una sensazione mai provata prima. Forse mi sto precipitando dall’alto di una montagna senza sapere cosa mi aspetterà alle pendici. È una pazzia? E fin quando potrà durare? L’unica risposta che ho è che voglio provare a buttarmi.

}~*~{

💗SANEM 💗

È da circa un’ora che osservo l’armadio aperto.

“I vestiti non verranno fuori da soli!”

«Chi ti ha detto che voglio uscire!»

“E’ quello che stai pensando da ieri sera.”

«Ma adesso non mi va.»

“Mentire con me non funziona. Ricorda: siamo lo stesso essere pensante.”

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