🌅 Capitolo 9 🗾

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💙CAN 💙

Pranziamo in riva al mare. Sanem è una buona forchetta e questo non può farmi che piacere. Tutte le donne che ho conosciuto erano sempre a dieta, sempre lì a misurare cosa mangiare e cosa no. Lei, invece, pare non badare alla linea, non che ne abbia bisogno, nonostante non sia magrissima come Aicha o le altre. Sanem è formosa al punto giusto, i suoi fianchi non sono pronunciati ma nemmeno infossati come quelli toccati finora. Ed anche per il resto non è messa male, ad occhio direi che il suo corpo è perfetto e oggi in piscina la mia reazione è stata imprevedibile. Credevo che sarei impazzito, ma ho troppo rispetto per lei per poterla sfiorare senza il suo consenso.

Ovviamente, non è questo che mi ha fatto perdere la testa per lei… è solo una conseguenza a ciò che provo. Sanem non è soltanto bella, lei è qualcosa di più: il suo essere innocente ma determinata, intelligente ma impacciata, insicura ma passionale mi hanno fatto innamorare di lei. La sua risata risuona costantemente nella mia testa e il suo sorriso è l’ottava meraviglia del mondo. È talmente bella quando s’incanta – proprio come adesso – che starei a guardarla per sempre.

«Ti piace?» le domando.

«È meraviglioso» risponde trasognata, non distogliendo lo sguardo dall’orizzonte e continuando a tenere il mento poggiato sul palmo della mano.

«Anche tu sei meravigliosa» esclamo.

Distoglie i suoi occhi dal panorama e mi guarda arrossendo.

«Ti succede ogni volta o solo con me?» le chiedo.

«Cosa?»

«Di diventare rossa se qualcuno ti fa un complimento.»

«Oh, nessuno mi fa complimenti! A parte Muzaffer» risponde sincera.

«E chi sarebbe questo Muzaffer?» le domando accigliato.

Cos’è? Un accenno di gelosia? Strano. Non sono mai stato un uomo geloso, eppure, sia quando mi ha raccontato del suo ex, che ora con questo Muzaffer, ho sentito qualcosa scattare alla bocca dello stomaco, come una fastidiosa gastrite.

«Muzaffer, o Zebercet come lo chiamo io, è un mio caro amico…»

Ed è così che mi racconta della sua infanzia, della sua adolescenza e delle sue amicizie. Capisco che di questo tizio strambo non c’è da essere gelosi (anche se, ripeto, io non sono per nulla un tipo geloso) ma che fa parte della sua vita.

🌅🌅🌅

Ci incamminiamo verso il molo dove sono radunati tutti gli skipper che partecipano alla regata. Insieme a loro sono presenti le “mascotte” che li hanno accompagnati finora. Io ho preferito lasciarmela per la gara finale.

«Vi presento Sanem!» dico, cingendola dal fianco. «La mia mascotte.»

Un applauso e fischi di assenso si levano intorno a noi, mentre lo sguardo sbigottito della diretta interessata mi inchioda pregno di domande.

«Davvero complimenti, Can, ci hai davvero sorpresi!» esclama mia cugina, unica partecipante femmina, avvicinandosi a noi.

Sanem è ancora senza parole.

«Devi essere davvero importante per Can. Non ha mai permesso a nessuna donna di salire a bordo durante una regata. Per cui, benvenuta, Sanem!»
Polen le porge la mano che Sanem stringe, pur non capendo ancora cosa stia succedendo.

Non le ho spiegato niente. Volevo che fosse una sorpresa.

«Can… mi spieghi cosa…?»

«Sarai la mia mascotte, una specie di portafortuna per l’ultima competizione. Dimmi che accetti!»

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