CAPITOLO 20

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Lungo i corridoi dell'ospedale mi fermo a prendere un' aranciata e esco nel parco cercando di individuare il campo di volley.

Noto una grande folla di genitori che si dirigono dietro a una serie di alberi e finalmente vedo un pezzo del campo.

"Tesoro! Perché non vai a guardare?" mi chiede nonna Grace che nel frattempo mi ha raggiunto dalla sala d'attesa dell'ospedale.

"Ci vediamo tra 10 minuti davanti alla fontana!" le rispondo.

Comincio a incamminarmi verso il campo sperando davvero di non incontrare il ragazzo della mensa.

A ripensarci mi sto rendendo sempre più conto di aver fatto una grande figura di merda.

Immersa nei miei pensieri, sorseggio un po di aranciata e mi siedo su una panchina vicina.

Ci sono tantissime persone e non conosco nessuno, sembrano tutti felici ma probabilmente, la maggior parte, sono gravemente malati.

Come fanno ad essere così sereni?

Potrebbero stare male da un momento all'altro o addirittura morire.

Vorrei avere anche io la forza di non pensare a ciò che mi sta succedendo, anche se non è per nessuno motivo paragonabile alla loro situazione.

Li ammiro molto e spero che stiano bene.

I 10 minuti passano velocemente e decido di avviarmi verso la fontana per tornare da nonna Grace.

"Ehi ragazza che ama le zuppe!" sento alle mie spalle.

Mi volto e vedo il ragazzo della mensa.

"Ci conosciamo?" chiedo anche se so benissimo chi è, "No, non ancora! Piacere io sono Nicolas, ma tutti mi chiamano Nick".

Lo osservo per qualche secondo e mentre parla mi concentro sulla sua voce per capire ciò che mi sta dicendo.

"Tu chi sei?" chiede lui curioso, "Perché dovresti saperlo?" dico.

"Conosco tutti qui dentro! Compresi i nuovi arrivati che si versano la zuppa sulla maglietta in mensa, quindi mi farebbe piacere conoscere anche te" dice sorridendomi,divertito dalla sua precedente affermazione.

"Mi prenderai per il culo a vita per questa storia?" dico scocciata, cominciando ad avviarmi verso la fontana.

E' solo un antipatico e non ho intenzione di parlare di questa stupida cavolata con lui, è l'ultimo dei miei problemi.

"Probabilmente si! Almeno fino a quando resterò in vita" dice inseguendomi e mettendosi di fronte a me per bloccarmi la strada.

Rimango intristita dalle sue parole,dette normalmente come se stessimo parlando del nostro cantante preferito.

Resto immobile e rivolgendomi verso di lui lo guardo negli occhi.

"Mi chiamo Linnie" dico restando a guardare i suoi meravigliosi occhi castani in cui riesco a vedere un lampo di sollievo.

"Molto piacere" dice tenendo lo sguardo fisso nelle mie pupille, afferrando la mia mano per darle un bacio.

"Buona notte!" dice mentre si allontana correndo verso la sala d'attesa.

Non mi ha chiesto nient'altro, solo il mio nome, non sembrava interessato minimamente al perché io fossi in questo ospedale.

Non mi ha chiesto se mi avrebbe rivisto il giorno dopo o se volevo fare una passeggiata con lui.

Solo il nome.

"Tesoro! Dove eri finita? E' da 10 minuti che ti aspetto alla fontana" vedo nonna Grace arrivare dalla strada che stavo percorrendo per raggiungerla.

"Scusa nonna" dico sciogliendomi dall'incantesimo di Nick.

Dietro di lei vedo un uomo vestito d'affari, rimango immobile e sgranando gli occhi capisco di chi si tratta.

"Papà..." dico quasi sussurrando.

Comincio a correre per abbracciarlo, i suoi occhi si riempiono di lacrime come i miei e lo stringo fortissimo.

Sciolto l'abbraccio rimango a fissarlo sorridendo anche se dopo qualche secondo comincio ad intristirmi.

"Come stai Linnie?" mi chiede contento.

"Come credi che stia?" dico risentita dalla sua stupida domanda.

"Quando sto male venite a trovarmi, questi mesi, senza una chiamata, un messaggio, niente di niente" dico seria.

"Ci tenevamo in contatto con nonna Grace, per non distrarti dalla tua vita senza di noi" dice cercando di rimanere calmo.

"Stronzate!" dico voltando le spalle e incamminandomi verso la sala d'aspetto per tornare in camera.

"Non ti permetto di usare questo linguaggio con me Linnie! Torna qui subito!" dice urlando.

Mi volto con un espressione furiosa in volto "Io invece non ti permetto di fare il padre quando vuoi! Puoi anche tornartene al tuo fantastico lavoro!" dico ribattendo.

Corro velocemente verso il primo ascensore e schiaccio velocemente il pulsante dell'ultimo piano che porta sul tetto.

Sento le lacrime scendere velocemente, non riesco a bloccarle, la schiena scivola lungo la parete dell'ascensore mentre sale.

Arrivata in cima corro verso le scale che portano sul tetto e apro la porta.

Mi siedo a terra con la schiena contro un piccolo muretto e appoggio il viso sulle mie ginocchia, cominciando a piangere.

Prendo tutte le forze che ho in corpo per non ricaderci dentro, ma non ce la faccio e mi metto due dita in gola, cominciando a vomitare tutta la mia cena.

Sono vuota, come sempre.

Non c'è nessuno che riesca a riempirmi, fisicamente ed emotivamente.

Resto immobile, con le lacrime agli occhi e fisso il panorama che si vede dal tetto dell'ospedale.

"Bella New York tutta illuminata, vero? Da un senso di pace" dice una voce poco lontana da me.

Mi volto asciugando le lacrime velocemente, per non farmi vedere in quello stato.

"Chi c'è?!" dico ansiosa.

Un ragazzo esce dalla penombra e capisco subito che si tratta di Nick.

"Ciao" dice sorridendomi.

"Mi stavi spiando?!" dico alzandomi in piedi cercando di coprire il vomito sul pavimento.

"In verità stavo osservando il panorama, poi ho sentito la porta sbattere e tu che vomitavi" dice con aria divertita.

Passo la mano sulla bocca per pulirla e abbasso lo sguardo imbarazzata.

"Bene. Ciao" dico correndo via, lungo le scale.

Mi fermo per qualche minuto a pensare a ciò che è appena accaduto ho bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che non sia all'interno di questo stupido ospedale.

Prendo il telefono dalla tasca e lo sblocco velocemente.

Apro la rubrica e trovo la persona di cui ho bisogno.

"Vieni?" dico piangendo.

"Arrivo subito" dice lui.

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