01 - Il nuovo arrivato🔐

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NIKI
23 giugno 2024

«Buona giornata, ragazzi! Ci vediamo domani» Saluto, con un bel sorriso a 32 denti

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«Buona giornata, ragazzi! Ci vediamo domani»
Saluto, con un bel sorriso a 32 denti.

«Ciao Nicole» ricambiano, quasi in coro.

Continuo a salutare con la manina uno ad uno i bambini che ridendo e scherzando escono da queste quattro mura per rivedere i loro genitori e passare un po' di tempo anche con loro, come è giusto che sia.

Mi piacerebbe poter dire lo stesso, ma... ma ormai sono più di 18 anni che non ci sono, e giuro, per quanto doloroso possa essere, preferirei 100mila volte poter dire "non muore mai chi se ne va", piuttosto che avere la certezza di non voler aver mai più nulla a che fare con chi avrebbe dovuto amarmi più di chiunque altro. Dopo neanche un mese dalla mia nascita, hanno deciso di lasciarmi nella chiesetta qui vicino per liberarsi del peso che sarei stata, così mi ha raccontato Madre Carlotta, la più anziana tra le sorelle. Fortunatamente mi hanno accolta bene e ho trovato in loro la mia "famiglia", una parte essenziale per la mia crescita, anche se ultimamente provare a controllare quella mia parte da ribelle non è più semplice come anni fa. Non mi hanno mai fatta sentire sbagliata o a disagio o diversa e, anzi, per tenermi impegnata mi hanno proposto di diventare animatrice in questo campus estivo legato alla chiesa per intrattenere e mostrare la mia vicinanza a tutti i bambini che amano le avventure. Ho accettato subito.

Una volta rimasta sola inizio a gironzolare per la sala. Questo pomeriggio ho deciso di far fare loro un bel lavoretto per l'estate e, per la fretta, alcuni hanno lasciato dei bicchieri pieni d'acqua, sporca, ancora sul banco. Senza pensarci su troppo ne prendo due e getto l'acqua giù dalla finestra gigante. Non so se si possa fare, ma va bene così. Tanto non lo saprà nessuno. Raccolgo qualche cartaccia e ritorno alla cattedra, solo per afferrare la spugnetta, sempre più bianca e vecchia. Arrivo alla lavagna e comincio a liberarla da tutto ciò che c'è scritto su, così domani sarà già pronta. 

«Non ci crederai mai!» per poco non buttava giù la porta. Ho perso 5 anni da dosso. Non mi abituerò mai a lei. Questo è il suono inconfondibile di Carmen, la mia migliore amica. Ci conosciamo da una vita. Dire "migliore amica" è riduttivo, dal momento che per me è come una sorella. Non ne ho mai avuto una, almeno non credo di averne, in realtà, ma se ne avessi una sono certa che le cose sarebbero proprio come lo sono con lei. Si preoccupa per me, mi difende alle spalle e mi spunta in faccia la verità, è cazzuta, come si dice qua, a volte litighiamo, ma questo solo per stringerci più forte. Mi fa sentire completa. Esteticamente è l'esatto contrario di me: alta, capelli tendenti all'arancio, perfetti per il colore della sua carnagione, occhi verdi e si tratta di una vera sognatrice, sembra un vero e proprio angelo e, lo è. Io invece non mi posso certo definire un demone, ma sono irrequieta, tempestosa, testarda... non lo so, diversa da tutto ciò che mi circonda. A volte credo di non essere fatta per questo mondo. «È appena arrivato don Miguel!» continua, con voce altissima, scuotendomi per le spalle. «È belliiissimo! Mio Dio.» le luccicano gli occhi e sono più grandi del solito. «L'essere più bello del mondo. Non sto esagerando» dice, tutta seria. «È successo di nuovo, Nicole! Mi sono innamorata di un altro prete» Roteo gli occhi. A volte sa essere così superficiale, mi fa quasi tenerezza. Mi concentro sulle mie cose ancora sparpagliate sulla cattedra e le metto nella borsa. Sbuffa, sedendosi al mio fianco. Si è gettata a peso morto, per un attimo ho pensato che l'avrei trovata col sedere per terra, letteralmente. «Non me ne va bene una. Dai! È davvero sprecato per fare il prete» mormora, delusa.

«Me lo dicono in tanti» interviene, il diretto interessato, con tono basso, dolce e penetrante, riuscendo in un attimo ad avere tutte le attenzioni su di sé. Carmen sbianca. Io mi limito a mandargli un'occhiata indagatrice.

É fermo alla porta, con un ghigno stampato in faccia, con l'aria di chi ne sa una in più del diavolo.

«Oh no! Da quanto sei lì?» chiede, sgranando gli occhi. Buttandosi completamente verso la scrivania. Glielo si può leggere in faccia che vorrebbe scappare. Qualcosa mi dice che preferirebbe strappare l'erbacce pur di non essere qui, e lei odia strappare le erbacce.

«Abbastanza» fa lui, iniziando ad avvicinarsi un po' troppo. Non ha per niente l'aspetto di un prete. Non che chi sia bello non possa esserlo, e si, l'ho ammesso, è davvero affascinante... ma lui ha proprio l'aria di un fuorilegge. Di uno che ne cambia una a notte.
Per la copertina l'avrebbero dovuto chiamare "don Giovanni".

«Non è peccato origliare?» domando, senza mostrare alcun interesse per questa assurda conversazione. Ho ben altro a cui pensare, ma sono certa che se mi fossi trovata in una situazione simile, lei avrebbe fatto lo stesso per me. Forse senza mai raggiungere il suo vero obiettivo, ma almeno ci avrebbe provato.

«Dimenticherò tutto.»

Carmen fissa la camicia del diacono, adesso più trasparente e stretta per i suoi pettorali ben pronunciati... e a lui, di certo non sfugge. Se la tocca, quasi a volersela staccare dal corpo «Avrei preferito che l'acqua fosse stata quantomeno pulita» Immediatamente i suoi occhi color miele cadono nei miei e mi catturano, come se non avessi mai visto altri occhi prima dei suoi. I capelli scuri sono pettinati verso l'alto e un filo di barba contorna la parte bassa del viso, a dir poco perfetto. È stretto in un completo a due pezzi: un semplice pantalone nero e una camicia bianca (adesso bagnata e sporca di colori), i primi tre bottoni sono sbottonati, le maniche arrotolate fino al gomito ed ha una collana al collo, abbastanza lunga da non permettermi di distinguere il pendolo, nascosto sotto al tessuto.

«O forse santa...» ribatto, quasi all'istante, prendendomi gioco di lui, ormai certa del suo ruolo. Mi spiace don Giovanni, ma è più forte di me.

«O santa, si.» ripete, sorridendo appena. Non sembra averla presa bene, ma neanche essersi offeso e questo forse un po' mi dispiace.

«I-Io vado! È tardissimo» non mi lascia neanche il tempo di salutarla per bene che scappa via. Un missile. Conoscendola, i suoi pensierini dolci sul prete l'avranno un po' destabilizzata. E forse non solo dolci... mi limito ad alzare la mano, certa che prima di domani avremmo dovuto riprendere il discorso.

Lui la segue con lo sguardo, quasi a voler sapere il motivo della fuga, come se fosse normale parlare di un prete in quel modo, come se non gli creasse alcun tipo di problema... poi punta su di me, facendomi gelare il sangue. Allunga una mano nella mia direzione e la fisso per un po' «Don Miguel» dice, fiero. Mi avevano già avvertita dell'arrivo di un nuovo quasi prete, diacono, tutti ne hanno parlato molto bene, persino Carmen, ma non pensavo che fosse davvero così... giovane e così bello come dicevano.

Mi allontano dai miei pensieri e afferro la sua mano, fredda. La stringo. «Nicole...» gli dico, leccandomi le labbra. Con una scintilla diversa negli occhi. Quasi a volergli far intuire il mare che ci divide, quasi a volergli far capire che restare qui non sarà così semplice come crede, perché si! Io voglio divertirmi, e quale modo migliore se non far impazzire il nuovo arrivato?!

«Un'altra demonietta a cui dover tagliare le corna, allora, eh?!» il suo sguardo, ora ricco di sfida, mi fa quasi vacillare. Ha capito già tutto. Mi libero in fretta dalla sua presa salda e raggiungo la mia borsa.

Partiamo male.

Prima di uscire definitivamente da queste quattro mura, mi fermo di fronte a lui, che ha le braccia incrociate al petto. Resto a fissarlo un po', prima di sfoggiare uno dei miei sorrisi beffardi. Subito dopo riprendo parola, più fiera, più forte, più carismatica «Ci rivedremo presto, don Miguel» fa un cenno con la testa e ricambia il mio sorriso, anche se con meno malizia rispetto a quella che ho usato io.
Lo supero per dirigermi altrove.
Non so dove, ma sicuramente il più lontano possibile da lui.

Certa però,
di voler capirci qualcosa in più.

AMORE PROIBITO🤍 Gabriel Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora