14 - Mela proibita

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Un'altra giornata è terminata

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Un'altra giornata è terminata.
Tutto sommato è stata la più tranquilla dell'ultimo periodo. Dopo aver scelto il film da guardare mi dirigo ai fornelli. Ho lo stomaco che brontola. Non mangio da qualche ora.

Tuttavia,
sono costretta a fermarmi quasi subito per via del suono del citofono. La prima persona a cui riesco a pensare è: Robert! L'unico a cui potrebbe venire la malsana idea di venire a rompere i maroni a quest'ora. Ora mi sente.

«Giuro che ti ammazzo» ringhio tra i denti, spalancandogli la porta. Sorpresa invece, di schiantarmi contro Gabriel.

Mi guarda stranito mentre con una mano porta giù la padella che gli ho puntato contro.
«È un piacere anche per me, Nicole»

«Cosa sei venuto a fare qui?» domando con fermezza, cercando con tutta me stessa di contrastare le svariate emozioni che riesce a farmi provare senza fare assolutamente nulla.

«A dirti che sei libera» avvicino le sopracciglia, intensificando lo sguardo «Robert non ti darà più alcun fastidio»

«Tu...» mi faccio più vicino al suo orecchio «tu l'hai ammazzato?» domando sibilante.

«COSA?» si allontana di colpo «No! Assolutamente no. Sei impazzita?»

«E allora perché il tuo vestito è sporco di sangue?» borbotto, incrociando le braccia al petto. Si guarda perplesso i vestiti e poi torna a guardare me.

«Fammi entrare.» senza neanche lasciarmi il tempo per aprire bocca, si chiude la porta dietro le spalle e resto a fissarlo mentre leva la maglietta nera. Non mi sfuggono di certo tutti quei lividi che ha sul corpo, ora che lo guardo meglio, è ferito anche in volto. Mi dirigo alla mia cassettina medica e la poggio sul tavolo, mentre aspetto che finisca di lavarsi per bene le mani.
Dopo di che lo faccio accomodare e, con tanta cura, inizio a medicarlo. Al solo tocco, è costretto a trattenere un gridolino, lo vedo dalla sua espressione di dolore.

Siamo così vicini.
Non mi vede perché ha gli occhi chiusi.
E per fortuna, direi.
Non mi piacerebbe essere beccata a fantasticare su di lui. Su di noi. A meno che...

«Le ho prese, ma le ha anche avute» commenta dal nulla, probabilmente per spezzare il silenzio tombale in cui eravamo. Mi fa ridere.

«Come hai pensato di poterne uscire illeso? Robert è un pugile.»

«Anch'io da piccolo ho preso lezioni» mi dice tutto fiero. Non vorrei distruggere i suoi sogni, ma Rober lo è a livello nazionale. Mi aveva detto che aveva smesso con queste cose, poi la bugiarda sarei io. Quanto lo odio. «Se avessi potuto vedere la sua faccia...» continua a pavoneggiarsi.

«Grazie» gli sussurro a pochi centimetri dalla bocca. Apre gli occhi e resta di pietra quando mi vede così vicina a sè. Gli sorrido e in risposta fa un cenno con la testa. «Davvero pensi che il nostro bacio sia stato uno sbaglio?» domando, senza allontanarmi di un millimetro. Il mio sguardo è fisso sulle sue labbra perfette. Non mi dispiacerebbe ricaderci su e assaporarle di nuovo.

«Io... credo di sì» mi risponde a bassa voce.

«Hai già chiesto perdono a Dio?» continuo a persuaderlo, sedendomi proprio sulle sue ginocchia. Lo becco a deglutire forte e gli sorrido ancora, mentre lentamente e cautamente gli sfioro le labbra con le mie. Un po' a destra, un po' a sinistra...

«Nicole» arrivo al suo collo e comincio a lasciarci baci leggeri, delicati, ma in grado di accenderlo. Infila una mano fra i miei capelli e mi spinge a metterci più passione. Lo sento mugolare quando al bacio, aggiungo la lingua. Salgo fino al lobo del suo orecchio e ridacchio un pochino.

«Don Miguel, non hai fame?» sussurro. Mi risponde con un verso «Cosa posso offrirti?»

«Tutto, a meno che tu in casa non abbia cibo proibito»

«No» ridendo, torno di nuovo alle sue labbra «L'unica cosa presente in questa casa che per te è come frutto proibito, ce l'hai sulle gambe» gli lecco velocemente la bocca e mi metto in piedi. «Facciamo una bistecchina?»

Lo sento rilasciare un sospiro di sollievo mentre si abbandona completamente alla sedia. Non vedeva l'ora che lo lasciassi libero. Questa situazione mi eccita più di quanto si possa immaginare.
«Da quando cucini tu?»

«Ho pensato che fosse giunta l'ora di imparare. Allora? Resti a guardare?»

AMORE PROIBITO🤍 Gabriel Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora