08 - Ritorno in patria

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Fortunatamente la discesa non è stata traumatica come la salita, soprattutto perché mi ha fatto accomodare sul sediolino in pelle della sua auto nuova

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Fortunatamente la discesa non è stata traumatica come la salita, soprattutto perché mi ha fatto accomodare sul sediolino in pelle della sua auto nuova. L'odore di pulito mi ha rallegrata. Ha anche precisato che sono stata la prima donna a cui ha permesso di metterci piede (ovviamente, come ha ribattuto poi, solo perché non ha avuto molte occasioni per poterla usare, da quando è qui. Odioso, non era necessario farmelo presente. Non me ne sarei mica vantata...).

Inutile dire che il comando della radio comunque, l'abbia preso io e che lui non abbia apprezzato neanche mezza canzone di tutte quelle che invece io ho cantato a squarciagola. Giuro. Neanche un briciolo di imbarazzo. Sarà perché inevitabilmente abbiamo passato la notte nella stessa casetta, sarà perché mi ha vista in condizioni peggiori, ma mi son sentita libera di buttare giù le mie difese.
Tutto sommato è stato divertente,
non mi capita spesso di percorrere le strade
col vento in faccia e l'adrenalina nelle vene.
È una sensazione piacevole.

Anche "Gabriel", don Miguel, sembra essere sereno: i suoi occhi brillano. Più lo guardo e più mi viene naturale chiedermi come sia possibile essere così tanto perfetti. È legale??? Nonostante i suoi capelli siano tutti scombinati a causa del vento, resta comunque ammaliante.
Tuttavia... proprio mentre mi perdo nel suo sorriso poco accennato, si volta verso di me, facendomi arrossire di brutto e desiderare di scomparire all'istante.
Mi ricompongo subito, ma da quello sguardo penso che sia riuscito a leggermi la mente. Che imbarazzo!

Stringo la cinta dell'auto e guardo fuori dal mio finestrino con finto interesse.
Se non si fosse girato verso di me, sarei rimasta tutto il tempo a fissarlo. Questa consapevolezza, certo è, che non è d'aiuto. Per nulla.

«Hai finito di strillare parole incomprensibili?» mi chiede tutto un tratto, sovrastando la musica.

«Cosa?» mi ributto verso di lui, forse fin troppo «Ripetilo sei hai il coraggio, brutto buffone.»

«Che non sai cantare?» ridacchia. «Beh... Non sai cantare, Nicole. È la verità.» butta fuori, aggiungendo una scrollata di spalle. «E ora? Mi punti una pistola alle tempie?» ride. Ride fortissimo, con la testa all'indietro.

«Almeno io ci ho provato. Tu sei un pezzo di legno» brontolo. In risposta scuote la testa, accelerando un po'. Mi ributto allo schienale del sediolino e incrocio le braccia al petto. So che sta scherzando, e non lo do a vedere, ma a me piace anche quando mi prende in giro. E sia chiaro, con "mi piace" non intendo che ci proverei con lui.

Al nostro arrivo non faccio in tempo neanche a chiudere la portiera, che Carmen mi salta alle spalle, facendomi tremare e perdere circa 10 anni da dosso.
«Santo cielo, Car. Ti ha dato di matto il cervello? Stavi per ammazzarmi»

«Sono stata tutto il tempo in pensiero per te.» stride, mentre mi stringe le spalle «Fortuna che sei tutta intera. Mi sei mancata» vorrei prendere parola, ma mi attira a sè per chiudermi fra le sue braccia. Non ha alcuna pietà. Mi stritola come se non mi vedesse da anni. Non ho mai amato il contatto fisico, ma lei è sempre stata senza limiti. Non ricambio, o almeno non come vorrebbe, però sa quanto la stimi. «Don Miguel» urla, senza staccarsi neanche di un millimetro «Tutto bene? Dormito bene col mio fiorellino?» e ridacchia. Se potessi muovermi, mi sarei spalmata una mano in faccia. Spero solo che non mi faccia fare figuracce.

«Oh...» lo sento ridere «Poteva andare peggio.»

«Spero che tu ti sia goduto il momento, conoscendola, inizierà a cambiare strada tutte le volte che ti vedrà in lontananza d'ora in poi»

«Carmen.» la richiamo duramente fra i denti. «Smettila per favore» e intanto lui va via, fortunatamente.

«Dai! Che ho detto di male?!» si allontana un po' da me. Mi prende la borsa «Ah!» esclama lasciandomela fra le mani «Devo dirti una cosa...»

«Magari dopo. Sono stanca. Ho bisogno di stare un po' da sola.» la lascio dietro le mie spalle, prova a chiamarmi ancora, ma le ripeto di no. Ho davvero bisogno di un attimo per me. L'unica cosa che vorrei in questo momento è semplicemente raggiungere il mio lettino, buttarmici a capofitto e chiudere gli occhi. Già godo a questo pensiero.

Non vedo l'ora.

AMORE PROIBITO🤍 Gabriel Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora