17- Nelle mie mani

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Lui non sembrava intenzionato ad allentare la presa né io a prendere le distanze

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Lui non sembrava intenzionato
ad allentare la presa
né io a prendere le distanze.

Distogliere lo sguardo dai suoi occhi misteriosi non mi era mai stato così difficile.
Era di fronte a me e per la prima volta sentii qualcosa pervadermi dalla testa ai piedi.
Per la prima volta mi sembrò di non conoscerlo affatto, mi rendeva nervosa e forse un po' impacciata, sicuramente rossa... tuttavia, la sua vicinanza mi piaceva più del previsto, soprattutto quando con la mano ha iniziato a sfiorarmi il collo
e poi la mascella
e poi la bocca.
Mi sono sentita inerme sotto il suo tocco delicato e allo stesso tempo deciso; era come se avesse passato anni a pianificare il modo in cui avrebbe dovuto farlo.
Non ha sbagliato una sola mossa.
In poco tempo il mio corpo sembrava chiedere disperatamente di poter avere di più.
E, don Miguel, lo ha accontentato.

Lì,
sotto le stelle,
a pochi metri dal mare,
nascosti dietro una delle tante barche
lasciate sulla spiaggia,
col brivido, il terrore e l'eccitazione di poter essere scoperti da un momento all'altro.
Non è stata la mia prima volta,
ma senza dubbio la prima volta
che ho desiderato con tutta me stessa di farlo.

Ed ora, a distanza di un paio d'ore,
eccolo qui, di nuovo.
È solo.
È bello,
forse più della sera prima.
E sembra diverso.
È intento a scegliere la sua colazione - perché si, come ogni giorno, i pasti vengono serviti in questa parte del campus: una sorta di mensa, dove il cibo è a buffet; ma è così presto che neanche i camerieri sono già all'opera.

«Così presto?» domando, per catturare la sua attenzione. Si gira di poco, mi degna di uno sguardo e ritorna al cibo.

«A quanto pare non sono l'unico ad essersi svegliato affamato»

«Ma io non sono soltanto affamata» sibilo, provocandolo.

«Cosa stai pensando di fare?» chiede realmente interessato, aguzzando un sorrisino malizioso.

Mi avvicino al primo tavolo, proprio di fronte a lui, e mi ci siedo su. «Indovina» si avvicina lentamente a me e si ferma ad ammirarmi per qualche secondo buono, poi sghignazza un po' incerto. «Hai fame?» sorrido e senza pensarci due volte apro le gambe per lui... la sua reazione è immediata e mi piace da matti.
Posa le sue mani calde sulle mie ginocchia e mi provoca a sua volta.

Lo faccio solo perché voglio fargliela pagare per tutte le volte che mi ha ignorata e più che altro voglio che sappia che a comandare non è lui, per niente. Alzo la gonna e comincio a toccarmi, la sua espressione è...

Ecco, la sua espressione cambia in un attimo, come il suo modo di fare. Mi gela. Mi chiude le gambe e mi fa stendere sul tavolo. «Oh... Nicole. Ti senti bene?» parte con tono teatrale, toccandomi disperatamente la fronte.

«EHI. Che succede?» stride Carmen da lontano. Sempre nei momenti meno opportuni lei, che fastidio.

Sbuffo. «Per colpa tua il mio amichetto si è svegliato e non posso soddisfarlo.» mi ringhia nelle orecchie, Gabriel, in modo che possa sentirlo soltanto io «alzati. E fingi adesso.»

«Fanculo.» sputo amara, spostandolo dalla mia visuale per mettermi in piedi. «Tanto avrò la mia rivincita. Sei nelle mie mani»

«A me sembra il contrario»
Lo guardo male e raggiungo Carmen per tranquillizzarla, raccontandole qualche piccola bugia. È la mia migliore amica, l'unica, ma questa situazione è più grande di me e controllarla non è così semplice. Non riesco a farne a meno e... ahimè...
non voglio che finisca!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 25 ⏰

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