02 - Bello e impossibile

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Spalanco gli occhi

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Spalanco gli occhi. Fisso il soffitto.
«Sono in ritardo» Quello che doveva essere un riposino pomeridiano è diventato un coma.

Sposto con violenza il lenzuolo dal mio corpo, abbastanza sudato. Non si sta bene neanche all'ombra. A volte mi sembra che manchi addirittura l'ossigeno e nonostante ciò, mi è impensabile dormire senza "protezione". Mi butto sotto l'acqua ghiacciata. Ci passo qualche minuto buono, insaponandomi per bene e poi subito fuori. Lego la mia folta chioma di capelli scuri in una bella coda di cavallo, alta. Afferro dei leggings comodi, la maglia rossa, gigante, con la stampa del campus, e via. L'unica fortuna è che il tutto si trovi proprio dietro l'angolo. Altrimenti sarei già stata fatta fuori almeno un milione di volte. Lo ammetto, la puntualità non è mai stata il mio forte.

Arrivo a destinazione in soli 7 minuti. Ho il cuore in gola. Mentre cammino lungo il vialetto, sento il suono delle risate dei ragazzi che si divertono al sole. Carmen ha preso il comando, penso.
Tiro fuori il cellulare, ma nessuna notifica. Quando alzo lo sguardo, mi blocco di colpo, come se mi avessero appena piantato un proiettile alla testa. Intravedo don Miguel, e diversamente da come lo immaginavo, è in tenuta sportiva. Credo sia la prima volta che vedo un quasi prete in queste vesti, ed io ne ho visti tanti. Non pensavo che fra le tuniche avessero a disposizione anche tute come comuni esseri mortali.
Sta giocando con loro e li guarda con un sorriso affettuoso. Mi avvicino cautamente, senza volergli rubare la scena.

«Se la cava bene, eh?» urla Carmen, raggiungendomi di corsa. Spudorata. La guardo con la coda dell'occhio, dopodiché ripunto su di loro. «Bello.» ... «Bello e impossibile questo don Miguel» sospira, mettendomi una mano sulla spalla. Da me ottiene solo un'occhiata che non sa di niente «Che c'è? Solo a te non piace.» Non ho mai detto che non mi piace, solo che tutti questi complimenti che gli riserva mi sembrano un tantino eccessivi. Dopo tutto non è nulla di che. Se non si considerassero i suoi lineamenti delicati, ma mascolini. Il suo sorriso pieno. La voce profonda, calda, da uomo. Lo sguardo da predatore. I capelli da selvaggio. Il corpo tonico, statuario, perfetto oserei dire. Ora un po' sudato, con la pelle che luccica al sole... e... ok. Diavolo. La devo smettere. Si meriterà pure tutti questi complimenti, va bene, ma è comunque eccessivo. Punto. Meglio allontanarsi da Carmen, sta iniziando ad essere un cattivo punto di riferimento per me. «Lascia stare, Niki. A dopo» e come sempre, sgattaiola via come una gazzella.

Una volta rimasta sola, faccio un altro passo. Mostro i denti. Li saluto con la manina, ricevendo il doppio dell'affetto. Guardo Miguel, rimasto in disparte mentre vengo coccolata da questi esserini con le gambe corte. Sorride e si asciuga la fronte con un asciugamano verde che ha sulle spalle. È assurdo come in questo momento io voglia essere quel l'asciugamano... NICOLE. Se fossi stata da sola mi sarei data una botta in testa.

«Stavi pensando di rubarmi i bambini, per caso?» domando, con tono scherzoso. Che poi, mica tanto scherzoso. Accarezzo la testa di alcuni di loro e li lascio correre in questo immenso giardino. Adesso che è estate è addirittura più bello, più colorato, più vivo, più profumato. Sembra il paradiso. Mentre poco a poco vanno via tutti, Miguel mi raggiunge, tenendo comunque gli occhi sui ragazzi.

«È un bel posticino qui... non è vero?» chiede, riempiendo il petto, mentre nasconde le mani in tasca. Evita il mio sguardo, come se mi temesse. Ma saranno solo fantasie della mia mente, per cui non mi ci soffermo molto. Dopotutto penso sia un bene anche per me.

«Si, loro lo amano. Ogni volta che li porto qui sembra che lo vedano per la prima volta» incrocio le braccia al petto «Mi scoppia il cuore di gioia vederli sgattaiolare ovunque. Così ignari del male c'è fuori, così puri. Sono da proteggere.»

«Mh... allora non sei così tremenda come pensavo!» ridacchia, facendomi ritornare con i piedi per terra. Non amavo mostrarmi vulnerabile, neanche di fronte a chi sapevo non avrebbe mai potuto colpirmi.

«Dipende» rispondo subito, con un sorriso beffardo.

«Tutta da scoprire allora.» stringo le labbra. Non ho  nulla da dire. Mi piace l'idea di poter essere considerata una tipa misteriosa. Mi elettrizza. «Questa sera ci sarai?» riprende, come se neanche gli importasse la mia risposta.

«Dove esattamente?»

«Carmen mi ha detto che avete organizzato una festa di benvenuto per me» ABBIAMO COSA? Io non farei nulla di simile, per lui poi... e perché avrei dovuto? Per gonfiare ancora di più quel suo maledetto ego. Si vede da lontano un miglio che si tratta di un pallone gonfiato. Trattiene un sorriso, lo vedo e lo fulmino.

«Festeggiamo ogni sera. È una sorta di "campusparty". Il fatto che brinderemo anche al nuovo arrivato sarà solo un caso. Non iniziare a montarti la testa.» mento, di sicuro è dedicata a lui. Anche se in realtà si, un fondo di verità c'è. In effetti è vero che ogni sera nel bar qui vicino mettono un po' di musica leggera e si balla. Dopotutto non è che siamo in una zona remota del mondo, eh. Nelle vicinanze c'è una spiaggia infinita, super pulita e super organizzata. Di tanto in tanto la usiamo anche per giocare a Beach-volley e altri sport simili - giusto per legare fra noi "grandi" e goderci i vari momenti di relax. È frequentata da gente di qualsiasi età e provenienza. Non solo monache e preti, tranquilli.

«Non sia mai» mi sta palesemente prendendo in giro.
Scuoto le spalle. Arriccio il naso e lo lascio dietro di me. Con passo sinuoso, femminile ed elegante, raggiungo gli altri. Continuiamo a giocare, e ovviamente anche Miguel resta con noi, per tutto il pomeriggio. È così attento a loro.

Mi piace il suo modo di fare.
Mi piace che si unisca a noi.
Mi piace che al posto di quei musi lunghi, finalmente sia arrivato un bel sorriso contagioso.
È una boccata d'aria fresca.
Ne avevamo bisogno.

AMORE PROIBITO🤍 Gabriel Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora