10 - Il passato che torna a fare visita

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«Robert

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«Robert...» lo chiamo incredula, per un attimo ho sperato fosse solo uno brutto scherzo della mia mente, ma quando prende il quadro da terra per mettermelo in mano, capisco che questa è la realtà. Un'orrenda e ripugnante realtà.

«Doveva essere una sorpresa, ma pensavo fossero entrati i ladri! Dovevo assicurarmi che tutto fosse sotto controllo» mi dice ridendo. Ovvio! Lui e il controllo sono una cosa sola. «Sono felice di rivederti e ti trovo molto bene»

«A dire il vero non mi aspettavo di vederti. Chi ti ha dato le chiavi?» chiedo duramente, lasciando il quadro sul primo mobile che becco, così da superarlo per andare in soggiorno - se così possiamo definirlo. Fortunatamente prima di andare via ho cercato di dare una sistematina a tutto, almeno non sembra esserci stato un tornado in casa.

«Mi ha detto di chiamarsi Carmen. E posso assicurarti che non è stato semplice entrare.» mi spiega mentre segue ogni mio passo «non pensavo esistesse gente più pazza di te»

Mi giro di scatto puntandogli un mestolo contro. PAZZA? Soltanto io posso dire questo di lei. «Non osare parlare della mia migliore amica in questo modo» sibilo minacciosa. «HAI CAPITO?»

«Oh... ok... ok!» alza le mani in segno di resa «stavo solo scherzando! Calmati. Dovresti saperlo, ormai mi conosci bene»

«io non ti conosco affatto. E non voglio averti ancora fra i piedi» anche se sembro essere molto sicura delle cose che dico, per lui le mie parole sono solo parole. Inutili parole, per la precisione. Ho lavorato molto su me stessa, e non voglio più essere sottovalutata.
Non sarò il burattino di nessun altro.

«Andiamo. Domani è il tuo compleanno» mi ricorda brutalmente, provando a posare una mano sul mio volto rosso, che evito con eleganza.

«Non mi toccare con quelle luride mani, brutto pezzo di m-.»

«Va bene. Va bene, va bene! Ho capito. Come vuoi. La tua reazione mi sembra un tantino esagerata però. Questo posto ha iniziato a darti alla testa. Dovresti un po' uscire. Vivere. Frequentare meno preti e suore. Lo dico per il tuo bene. Sembri una psicopatica.»

«Grazie del consiglio. Ne farò tesoro. Ora esci.» resta a fissarmi, come se volesse capire quanto di quello che dico sia pensato davvero. La calma, non è il mio forte in questo momento: «Devo accompagnarti alla porta dandoti un calcio nelle palle o ci arrivi da solo?»

«Come siamo minacciose...» ridacchia, indietreggiando di poco. «Questa parte di te non la conoscevo. La trovo quasi eccitante.»

«Sai cosa sarebbe eccitante per me? Spaccarti il culo, lurido bastardo»

Alza le sopracciglia, poi si spolvera il vestito nero che avrà pagato molto caro, con i suoi stupidi soldi facili e prende un bel respiro. «Ti lascio riposare, Nicole. Tanto avremo ancora qualche giorno per chiarire le cose» e dopo aver accennato un mezzo sorriso sadico, si gira per uscire di scena. Stringo ancora il mestolo fra i palmi senza scollare lo sguardo dalla sua schiena,
neanche per un secondo.
Devo assicurarmi che non cambi idea.
Mi ha già manipolata abbastanza in passato,
ora non gli permetterò di prendersi
di nuovo gioco di me.
Robert Paces dei miei stivali,
hai perso.
Mi hai persa.

AMORE PROIBITO🤍 Gabriel Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora