05 - Per lei

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Tutto sommato la giornata non è andata male

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Tutto sommato la giornata non è andata male.
Certo! Avrei preferito avere ancora dell'acqua a disposizione, magari del cibo, magari evitare quel senso di nausea e mal di testa perenne, che ancora mi tortura, però dai... tutto bene.

Siamo seduti a terra. Formiamo un cerchio. La luce del sole ci ha lasciati da un pezzo. Ora l'aria è più fresca e don Miguel ha in braccio una chitarra. Non conosco la melodia che sta creando, ma è poesia per le mie orecchie. Averci a che fare da lontano lo rende quasi interessante. È così inaspettato. Vorrei tanto sapere il motivo della sua scelta. Perché? Lui avrebbe potuto avere chiunque. Perché ha scelto la chiesa? Cosa lo ha spinto su questa strada?

«Balliamo» urla a squarciagola Carmen, prendendo per mano Rosie. Una bambina di colore, con i capelli riccissimi e il sorriso bellissimo. Dopo di lei si alzano tutti, tutti tranne me e Miguel. Lui per ovvie ragioni, io anche. Non credo di avere forze a sufficienza per poter scatenarmi. Anzi, a dirla tutta dovrei proprio trovare un po' di cibo. Mi guardo attorno e lo sguardo mi cade sullo zaino della mia migliore amica. Lei ha sempre qualcosa da mangiare. Devo raggiungerlo. Con molta fatica mi metto in piedi. La vista mi si sdoppia, ma cerco con le mie poche forze restanti di controllarmi. Le gambe mi tremano. Fortunatamente nessuno se ne accorge, non mi va di essere guardata con quegli occhi pietosi. Riesco a raggiungere la parete rocciosa così da poter camminarci vicino, aggrappandomi. La testa mi gira sempre di più. Sento uno strano mal di pancia che non riesco a spiegare. So solo che tutto quello che ho attorno non sembra neanche reale. Mi fermo. Una serie di macchioline bianche invadono il mio campo visivo. Non riesco a fare neanche un solo passo in più. Mi pesa la testa. «Miguel» sento, come se a parlare non fossi io. Non vedo più niente. Non credo di essere più neanche nel mio corpo. Fatico a restare sveglia, e capisco di aver sbagliato a non chiedere aiuto prima, quando, mentre tutti cantano, ridono e ballano, io mi ritrovo distesa da qualche parte. Priva di sensi.

«Nicole.» udire il mio nome mi risveglia, ma senza cambiare le cose. Sono ancora troppo stanca. Non riesco nemmeno a rispondere ad alta voce. «Avanti. Apri gli occhi» lo faccio, ma non distinguo bene chi ho davanti, o meglio, se non fosse stata per la voce, non l'avrei riconosciuto. «Nicole, ti prego» sento le sue mani fresche sul mio viso, pallido e sudato. Mi solleva da terra, un movimento così delicato che neanche avrei percepito, se non avesse cominciato a camminare. Richiudo gli occhi, portando la testa sul suo petto. È la prima volta che sento il battito del cuore di un'altra persona, mi sembra quasi di averlo in mano. È una sensazione piacevole.

«Ehi. Nicole. Stai bene? Don Miguel... Cos'è successo?» Carmen, sto bene. Ma le parole non escono di bocca. È così spaventata da avere la voce tremante.

«È svenuta. Ma non preoccuparti. Tu e suor Matilde riportate i bambini a casa. Nel mio zaino puoi trovare il numero dell'autista. Noi restiamo qui ancora un po'. C'è un posto nelle vicinanze dove possiamo dormire. Domani spiegheremo tutto.» 

«Vado» se avessi potuto le avrei chiesto di restare, l'idea di dover dormire con un prete non mi elettrizza molto. Soprattutto perché il prete è lui, e ok! Forse i miei ormoni non sono tanto stabili, come dice. Continua a chiedermi di aprire gli occhi, e in qualche modo cerco di accontentarlo. Il suo profumo è lo stesso del giorno prima e mi stringe quasi con la stessa forza delle braccia. «Manca poco» ma per qualche strana ragione, io non sarei mai voluta arrivare. Sento uno strano rumore, qualcosa di molto simile ad un mazzo di chiavi e subito dopo il cigolio di una porta, poi, mi lascia. Sono seduta. Anzi no, più ragnicchiata su me stessa, con la testa sul bracciolo di un divano in pelle. Poggia il palmo della sua mano grande sulla mia testa. È inginocchiato davanti a me.

AMORE PROIBITO🤍 Gabriel Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora