7. Legacy

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Zora rincasò dopo una tappa dal fioraio per ritirare il mazzo di fiori che aveva fatto preparare per il compleanno della signora Kim.

«Ajumma!»

Si sfilò le scarpe abbandonandole in modo disordinato all'entrata, era eccitata all'idea di essere riuscita a trovare gli anemoni giapponesi che lei tanto amava, ed erano anche della sfumatura di lilla che le aveva descritto come la sua preferita.

Si affacciò sulla porta della cucina, guidata dal profumo della cena, il suo stomaco stava brontolando a gran voce da quando era uscita dall'ufficio.

Non vedeva l'ora di affondare i denti nel delizioso kimchi jeon della sua coinquilina.

«Sei in ritardo.»

«Buon compleanno!»

Le allungò il mazzo di fiori e vide il viso della donna addolcirsi nell'immediato.

«Che ti è successo al braccio?»

La stretta salda della donna la costrinse a riflettere sul fatto che sentisse ancora molto fastidio sulle parti che erano state interessate dall'incidente di quel giorno.

Zora abbassò lo sguardo sul suo avambraccio scoperto e notò che era ancora parecchio arrossato a causa del caffè bollente.

«Mi sono scontrata con un collega, e sono finita col caffè addosso.»

Cercò di sdrammatizzare, ma la donna posò i fiori sul mobile e la trascinò verso il bagno.

«Coraggio, fammi vedere dove ti sei bruciata.» Le disse addolcendo il tono, evidentemente preoccupata.

Zora si sfilò la maglietta e la vide sbiancare, le sfiorò delicatamente le bolle sul seno e scosse la testa incredula.

«Sperò tu gli abbia assestato un bel calcio, guarda come ha ridotto la tua pelle meravigliosa.»Borbottò mentre apriva un mobiletto dopo l'altro in cerca di quello che le occorreva.

Zora ripensò a quello che era successo con Yoongi, non solo non gli aveva dato un bel calcio, non si era neppure arrabbiata.

"Sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa"

Rifletté su quanto le fosse sembrato fragile quel pomeriggio, si era accartocciato su sé stesso come un fiore in fiamme davanti ai suoi occhi.

Le era parso quasi smarrito, come se non riuscisse ad uscire da un loop orrendo di cui non voleva parlare, ma che lo teneva gelosamente ancorato sul fondo.

Il tocco delicato della signora Kim sulla sua pelle scoperta attirò la sua attenzione; teneva tra le mani un barattolino nero contennte un unguento dall'odorte decisamente pungente ma non sgradevole.

«Con questo non sentirai più fastidio, dovrai applicarlo sulle zone interessate per una settimana, una settimana intera intesi?»

«Agli ordini capo.»

Zora si portò una mano sulla fronte simulando un saluto militare nella speranza di farla sorridere e funzionò.

La donna fece una smorfia sarcastica e continuò a spalmare.

Rimase sola in bagno e si diede una sistemata prima di indossare la comoda tuta che le faceva da tenuta casalinga.

Quando rientrò in cucina la signora Kim stava posizionando un vaso nel quale aveva messo i fiori sul tavolo; riconobbe il vaso, era il suo preferito e raramente lo utilizzava per paura di rovinarlo, se ne rallegrò, la sorpresa era sicuramente piaciuta.

Si accomodò al suo posto e attese che la signora Kim la raggiungesse per cenare insieme.

«Ho preso una decisione che riguarda anche te.» La informò con aria solenne l'anziana dopo aver preso posto davanti a lei.

NunchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora