68 - Oscurità in Collisione e Scintille nel Buio

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«Chris?»

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«Chris?»

Sam guarda me, poi Vanessa. Stringo le labbra e faccio il vuoto nella mente.

Lui non è mai uscito dal Black Bridge.

Mia madre accarezza i capelli di Sam, voltata su un fianco nel letto di Lucia. Ha trascorso un'ora a disinfettare le sue ferite nella vasca da bagno. Sono rimasto fuori e sentivo un mormorio basso, dolce, quasi sempre la voce di mia madre. Quando sono uscite dal bagno, almeno Sam aveva smesso di tremare.

Vanessa non lo dice, ma è preoccupata per Zanna, e anche per Chris, al pari di me. Gli ospiti sono stati scortati a casa quando nel bosco si sono spenti gli ultimi spari e lo scontro si è spostato sul fiume. Lei è rimasta sola ad aspettare il nostro ritorno, ma siamo rientrati solo io e Sam.

Gli altri sono dispersi e mio padre non risponde al telefono. Il dolore al petto mi annebbia il cervello e so che tengo duro solo per lei.

Mia madre si china su Sam e le bisbiglia in un orecchio. «È un osso duro, il nostro Chris, se la caverà, come sempre».

«E Zanna?»

Lei scuote la testa, ma non riesce a rispondere, con una mano si copre le labbra per nascondere il tremore.

«Mi dispiace. Non volevo tutto questo».

«Lo so, bambina. Non dipende da te».

Mi avvicino al letto e Vanessa si alza per farmi posto.

«Ce la faranno tutti» dice, poco convinta, prima di lasciarci soli. Le maledette pareti sottili di questa casa non nascondono il suo pianto disperato quando si chiude nella sua camera.

Una pattuglia ci ha scortati fino a casa, ma prima ci siamo fermati davanti al Black Bridge nonostante fosse pericoloso, e abbiamo aspettato a lungo. Ho immaginato di vederlo uscire tantissime volte, ma non è successo. È andato via prima che noi arrivassimo? Gli è successo qualcosa nel locale? Perché l'ho lasciato andare?

So che non avrei potuto fare niente, non contro Chris. Se si mette in testa di andare dritto nel nido dei serpenti, nessuno è in grado di impedirlo. L'immagine di quell'ultimo, insolito, saluto mi tortura.

Sam appoggia una mano gelata sulla mia. «Come stai?»

Forzo un sorriso. Lei deve riposare, dimenticare sarà comunque impossibile, ma non devo caricarla anche del mio dolore. «Tu sei qui. Non sono mai stato meglio».

Abbassa gli occhi e mi accarezza le dita. «Mi ha rotto il bracciale». Quella frase rompe gli argini e mi trovo in un silenzio attonito ad ascoltare parole che mi graffiano dentro. Parla finché gli occhi non si fanno pesanti, piange tutte le lacrime che le sono rimaste, e trema perché ha ancora paura di vederlo comparire all'improvviso per portarla via.

La magia di questa casa, il suo incanto non la protegge più. Non finché Frog è ancora vivo. Quello che vive e respira qui dentro stanotte è solo la maledizione.

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