Bancarelle di Natale

Si erano ormai avvicinati i mesi invernali. Nelle grandi città e in quelle più storiche aleggiava una tradizione che nessuno avrebbe mai profanato né dimenticato: il periodo invernale era sinonimo di rinascita, di purezza, del Natale e dell'anno nuovo che avrebbe permesso di ricominciare da zero. Il tutto veniva annunciato con lavori d'artigianato e bancarelle di tutti i tipi, forme e dimensioni.

Quella mattina Charlotte si svegliò sentendo la fredda aria che annunciava neve contro il volto, una volta che ebbe voglia di aprire la finestra per vedere il paesaggio mattutino. Com'era bello tutto quel movimento già alle prime ore e le prime luci del giorno: i pescatori rientravano dopo una fruttuosa battuta pronti per vendere tutto il pesce finito nelle loro reti; alcuni chioschi esponevano all'esterno vasi variopinti di fiori per permettergli di prendere aria e sole, in modo che riacquistassero i loro colori sgargianti e i loro profumi inebrianti; i pacifici e le pasticcerie avevano già acceso i forni per attirare più clienti possibili.

Dalla gabbia dove era cresciuta e dove era sempre rimasta reclusa al circo di Grave, non le era mai capitato di assistere a una tale fiumana, a parte gli orari di piena quando i cancelli si aprivano e gruppi ordinati e disgustati di aristocratici occupavano terreno osservando distratti e disinteressati l'ambiente intorno a loro. Qui però era molto diverso: più libero e spazioso.

Avrebbe voluto uscire e godersi quel fresco, ma passarono pochi istanti e si sentì rabbrividire tutta la pelle e si decise a chiudere la finestra osservando il paesaggio solo attraverso il vetro.

Dentro di lei si accese un'emozione calda e nostalgica: finalmente avrebbe visto la neve e le feste fuori da quelle sbarre che non le avevano mai permesso di scoprire il mondo e di muoversi se non in un paio di metri. Non vedeva l'ora di toccare quella massa morbida e candida, di giocare come facevano tanti bambini e di poter assistere ai canti e alle feste di Natale, soprattutto ora che poteva definirsi in famiglia, anche se un po' diversa dal solito.

"Toc, toc" fece Idaho picchiettando la mano sulla porta, aspettando che Charlotte gli desse il consenso con una leggera risata, "Spero che tu abbia dormito bene. Ho una sorpresa per te".

"Non è ancora iniziato il periodò natalizio e già mi fai una sorpresa?"

"Per te allungherei le feste tutto l'anno" Idaho le si avvicinò con uno sguardo furbo, "Ecco a te!" le mostrò un cappotto caldo, morbido e lungo, della sua misura, "So che non hai ancora degli abiti adatti a tutte pe stagioni, quindi pensavo di... di fare un giro io e te e rifornire il guardaroba".

"Idaho..." mormorò lei, incerta se ringraziare in modo festoso e contenersi dicendogli che una era necessario. Non era particolarmente entusiasta di essere servita e riverita al pari degli altri, personalmente non trovava corretto venir viziata e coccolata sapendo che, se in quella compagnia fosse esistita un'ultima ruote del carro, quel ruolo sarebbe toccato a lei.

Idaho però parve leggerle nel pensiero: "Non provare a dirmi che non è necessario, Charlotte. Sappiamo entrambi che hai un estremo bisogno di beni di prima necessità. E sei parte integrante della compagnia, non esiste che ti lasciamo indietro".

"Ma ci sono gli altri che hanno la priorità. Colin cresce, i gemelli devono allenarsi... io non sono nessuno in confronto".

"Pensi che ti avremmo portata con noi se fosse stato così? Non prendermi in giro, lo sai che mi arrabbio. Dai, piccola" non ammise ulteriori obiezioni e le prese una mano, trascinandola fuori dalla stanza quasi senza salutare gli altri intenti a consumare la loro colazione.

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