Al circo di Grave

Non avrebbe mai creduto di dover rivedere quel cancello triste, quella massa informe di persone ravvivate solo dall'avidità che quella giornata avrebbe portato nelle loro tasche, quei clienti spenti e capricciosi. Non gli piaceva, c'era un'atmosfera che avrebbe voluto cacciare via, ma doveva compiere quel passo per poter tornare indietro con leggerezza. Ancora era presente la gabbia che aveva dato inizio a tutto, nemmeno si era preoccupato di smantellarla o di nasconderla da qualche parte, come se stesse cercando un sostituto. Idaho sentì qualcosa muoversi nello stomaco, e in modo sgradevole. Il pensiero di dover varcare per la seconda volta quella soglia che gli avrebbe attaccato addosso una sensazione orribile di disgusto lo bloccava, ma il pensiero di poter essere d'aiuto a Charlotte lo spingeva a muovere quei pochi passi che servivano per ottenere anche solo una risposta.

In realtà sentiva che non avrebbe combinato niente, che le sue erano solo insulse convinzioni dentro un castello di carte troppo fragile. Era impossibile riporre le speranze in un soggetto come David Grave, la cui vita sembrava aver riservato solo le peggiori emozioni che un essere umano poteva contenere. Lo vide lì, in mezzo al suo regno, a ciò che aveva costruito con disinteresse. Passeggiava tra le bancarelle e le poche e tristi giostre chiedendo qualcosa ai clienti ma senza aspettarsi di fatto una risposta, solo per ricordarsi di avere persone vive intorno. Vive per non rendersi conto del mortorio che aveva creato con le sue mani, solo per il gusto di guadagnare soldi facili attraverso il dispiacere altrui e le poche speranze che convincevano la gente a farsi avanti.

Se pensava a tutti quei volti che avevano sempre tormentato Charlotte, quegli occhi famelici che ancora si sognava di notte, muovendo il suo corpo come un animale in gabbia, sentiva il reflusso salirgli lungo la gola, ma lo buttò giù con convinzione, non aveva tempo per disprezzare chi già si auto disprezzava gratuitamente.

Si avvicinò al cancello tirando leggermente il cavallo. Grave era un uomo triste, spento, non aveva espressioni positive in quello che faceva. Era confinato lui stesso nella noia delle sue giornate, e aveva solo imparato a conviverci, senza pretendere che andasse tutto bene, senza aspettarsi un premio, il prezzo fisso del biglietto era abbastanza. E anche i suoi dipendenti avevano dipinta la stessa annoiata espressione di chi vuole solo che la giornata finisca, senza troppi giri di danza.

“Facciamolo Jared” sussurrò al cavallo con voce piatta, ma convinta nello stesso momento, “Facciamolo per Charlotte”. Varcò quella soglia, oltrepassò quel cancello che parve buttargli addosso un moto crudele di solitudine e disinteresse, un'indifferenza per il genere umano come non l'aveva mai sentita. Nemmeno i bambini gli davano un senso di tenerezza, troppo impegnati a strillare e a correre dietro ad ogni acrobata che tentava disperatamente di sfuggire al loro controllo. Qualcuno ancora si avvicinava alla gabbia di Charlotte, Idaho istintivamente fece lo stesso ricordandola sola e spaventata alla vista di tutto il gruppo, pronta a ricevere come sempre i suoi insulti e sue botte quotidiane.

“Devi essere proprio disperato per farti vedere qui, ragazzo” la voce di David Grave lo accolse con svogliatezza, niente di cordiale alle sue orecchie. E Idaho non reagì diversamente.

“Ho bisogno di chiederle delle cose”.

“Quella cosa ti crea problemi? Non mi stupirebbe” soffiò l'uomo buttando via un mozzicone di sigaretta, ma prendendone subito un'altra.

“Non è una cosa, è una ragazza, e per sua informazione: si è perso una creatura rara per i suoi guadagni. È una ragazza meravigliosa” Idaho dovette fare appello ad ogni suo briciolo di buon senso per non sputargli addosso le frasi peggiori, una scenata in quel momento non era proprio necessaria.

Dancing with my circusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora