Merce di scambio

"Sta sera ci saranno tante famiglie aristocratiche..." La voce cantilenante del signor Grave costrinse la creatura ad alzare lo sguardo dalla sua favola, tornando alla triste realtà, "Vedi di non terrorrizzarli eh? Non ho nessuna intenzione di vedere i miei guadagni dimezzarsi a causa tua".

David Grave era sempre stato abile nell'intimidire i suoi dipendenti, specie quelli che non gli andavano affatto a genio, e Charlotte era spesso finita nel suo mirino; quando voleva che le cose funzionassero, il suo tono di voce pareva un bicchiere con dentro un liquido amaro corretto con un intruglio secco e forte, decisamente sgradevole e pauroso da ingerire. Charlotte poi, incapace di far valere ogni sua posizione, era sempre riuscita a farsi sottomettere, chiudendosi nella vaga speranza di essere vista il meno possibile, che tutti fossero troppo impegnati a divertirsi.

Onestamente, quelle erano sempre state le serate peggiori: era pronta a tutto, a quell'itinerario dal sapore d'inferno: dagli strilli dei bambini più viziati alle lamentele inorridite delle madri. Guardò il volto del suo padrone con occhi tremanti, intimorita e insicura nel pronunciare una sola parola. Il viso torvo dell'uomo si avvicinò minaccioso e la fulminò anche attraverso il corposo nodo che le copriva metà volto.

"Mi hai sentito Bestia?"

"S... sì..." balbettò, e il fiato di quello strozzino fu abbastanza forte da da poter sentire l'odore della grappa che si era scolato dalla fiaschetta. Quello sguardo crudele... era il peggior incubo in cui cadere. Charlotte odiava quando David la guardava in quel modo, consapevole di avere qualsiasi cosa in pugno.

Sfoggiò quel freddo sorriso, che aveva sempre terrorizzato ogni acrobata, e Charlotte abbassò immediatamente lo sguardo sul libro.

"Perchè perdi tempo a fissare quell'affare? Tanto non sai leggere. Nemmeno so se sai parlare come si deve" bofonchiò David osservando le parole che col tempo, e la pazienza giusta, la creatura aveva finito per imparare a memoria, la vita della piccola Charlotte stava procedendo allegramente, a differenza della Charlotte brutta e sporca. A volte, quando le settimane si preannunciavano pesanti e insidiose, lei preferiva arrotolarsi nel suo piccolo mucchio di paglia e leggere fino a sentire gli occhi pungere dalla stanchezza, e forse dalle lacrime che inconsapevolmente finiva per versare rendendosi conto che quella favola non l'avrebbe mai vissuta. E avrebbe voluto ripetere quel rito anche quel giorno, pur di non dover subire altri insulti, pur di non essere la Bestia che tutti guardavano inorriditi... perché questa vita era capitata proprio a me?

Aspettò che il signor Grave si allontanasse, piegando la testa dall'altra parte per nascondere l'espressione rassegnata. Il rumore dei cancelli arrugginiti poi la fece sussultare ed osservò passiva, attraverso le sbarre e quella barriera di nodi scuri che aveva davanti, un discreto ruscello di persone vestite di tutto punto con i loro cappotti pregiati tenere per mano quei bambini che a prima vista recitavano il ruolo delle copie perfette dei genitori. Un piccolo gruppetto si disgregò per dirigersi subito alle giostre e, per un attimo che accese una piccola scintilla nel suo debole animo, Charlotte ebbe la speranza di passare inosservata almeno quella sera. Si rifugiò in un angolo buio della piccola e stretta gabbia portando con sé il libro della sua alter-ego e potersi godere almeno un'altra pagina. Dovette trasportarlo tenendo un angolo in bocca, la lunga permanenza rinchiusa l'aveva costretta a muoversi a carponi. Una parte era anche colpa delle dimensioni ristrette dell'abitacolo, che non le aveva mai permesso di adottare una posizione eretta, impedendole di muovere le gambe come ogni essere umano.

Dancing with my circusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora