I volti della gratitudine

Mentre i loro passi varcavano quel palco circolare e li guidavano verso la loro pedana per danzare leggeri e avvolti da migliaia di fate e lucciole immaginarie, mentre Wendy e Peter Pan si preparavano ad una nuova sera insieme, piena di avventure e nuovi sentimenti, la mente della giovane non poteva fare a meno che ripercorrere tutti quei giorni, dal primo all'ultimo, in cui il ragazzo che le stringeva la mano si era dimostrato un angelo dalle ali candide pronto a portarla via dall'inferno che aveva subito per diciotto anni. Non avrebbe mai scordato quegli occhi profondi, come due pozzi, che l'avevano inquadrata e osservata da dietro le sbarre spesse di una gabbia per animali, in una mattina qualunque mentre la neve cominciava a sciogliersi per lasciare il posto al prato fiorito e ai sentieri di rocce luminose. La sua presenza in un primo momento le aveva predetto che avrebbe dovuto aspettarsi guai, anche quando aveva sentito che era intenzionato a comprarla qualora non fosse stata di nessun aiuto per il signor Grave; era pronta ormai a dover subire insulti ovunque oltre che in quel piccolo circo dove aveva visto tutta la sua vita.

Ma così non era stato, e lo aveva capito subito dopo quando l'avevano adagiata delicatamente dentro una delle auto con cui erano soliti spostarsi. Idaho aveva cercato di capire se al vecchio proprietario non fosse assolutamente necessaria una figura come Charlotte, ottenendo una frase sgradevole e altamente offensiva nei confronti della povera creatura: "Non me ne faccio proprio niente. Se non fosse viva oggi, l'avrei buttata in mezzo ai cani randagi..." quelle parole, lo aveva percepito, erano bastate a far ribollire dentro il sangue del ragazzo biondo, ma aveva preferito mantenere un certo portamento: lo aveva ringraziato, aveva sorriso e messo in moto l'auto dirigendosi alla pensione dove la ragazza aveva subito la sua trasformazione. Lei che credeva che al mondo non avrebbe mai trovato posto per sé, che sarebbe dovuta vivere in mezzo allo sporco e agli insulti per essere vista come una bestia, quando dentro si nascondeva il volto timido di una bambina volenterosa di cambiare il suo mondo. E lui lo aveva sentito, dandole questa possibilità che tutti le avevano negato.

"Non posso credere che abbia detto simili parole, inutile essere senza dignità..." aveva mormorato durante al tragitto, rivolgendo la voce al grande uomo alla guida ma mantenendo lo sguardo fisso sul paesaggio, "Spero possa andare presto in banca rotta, così si accorgerà che il karma gira per tutti".

"Sai? Mi sembra la prima volta che ti sento dire parole del genere..." ottenne come risposta, "Di solito sei così simpatico e allegro; vedi il buono anche dove... sembra impossibile notarlo" gli occhi del guidatore erano passati istintivamente sullo specchietto retrovisore, osservando la massa di fango con sotto la povera Charlotte. Era rivolta a lei, ma dentro la voce non era presente né disgusto né disprezzo di alcuna natura.

"Quasi sempre, Logan. Non si può avere un'opinione positiva su quello. Non ci porterei nemmeno i miei nipoti, se ne avessi".

Lei aveva notato un sorriso divertito nel viso del guidatore dai capelli rossi come il fuoco, seguito da una risatina divertita volta a prendere in giro il giovane passeggero: "Se ti sentissero a casa... il loro bambino che lancia maledizioni".

"Come se tu non pensassi la stessa cosa, tu. Scommetto che ti stava venendo una certa voglia di stringere i pugni. Ti conosco".

Lo doveva ammettere: era stata la conversazione più divertente che Charlotte avesse potuto sentire, calcolando anche che in genere l'altezza dei discorsi che era solita sentire era sotto le offese e sopra il disprezzo più totale verso il suo aspetto. Si posizionava lì in mezzo, e per anni era stata sicura di meritarsi tutte quelle brutte parole.

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