capitolo terzo

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POV di Ester, il giorno dell'assalto alla barca.
Non sto mentendo quando dico che sarei stata disposta ad attraversare il mare a nuoto fino a sbattere casualmente sulla barca di mio padre, ma a quanto pare sarei stata l'unica disposta a fare tanto.
- "la nave di bond è completamente fuori dai radar, quindi non c'è nessuna stazione portuaria che l'abbia mai rintracciata, e capire dove si trova è praticamente impossibile." ha detto ieri Luke, seduti sul pavimento polveroso della soffitta.
- "grazie per il discorso motivazionale." l'ha schernito Margaret.
- "ma" ha continuato Luke. "fortunatamente io conosco qualcuno che è riuscito a ritrovare la strada di casa dopo essere stata attaccata."
- "chi?" ho chiesto subito.
- "Fatima, l'exchange student con la quale sono andato in missione l'anno scorso, quando ci hanno attaccati io sono finito a casa di Maria..." aveva lanciato un occhiata alla ragazza, che l'aveva deliberatamente ignorato. "mentre Fatima è riuscita a scappare per tornare alla barca... anche se in effetti non sono sicuro ce l'abbia fatta..."
- "e tu come fai a sapere come ha fatto se eri mezzo morto da tutt'altra parte?" ha chiesto Margaret, sempre più scettica.
- "perché mentre eravamo insieme" un altra occhiata a Maria. "mi ha spiegato esattamente come avrebbe fatto se le cose si fossero messe male."
- "ti prego, illuminaci." ha mormorato Margaret.
- "è sufficiente utilizzare la localizzazione, dato che tutti noi ne siamo sprovvisti-"
- "non proprio tutti." Ha detto Liam. "la mia è stata disattivata quando ho comunicato di essere sulle tracce di una criminale per evitare che l'Agenzia potesse rintracciarm-"
Margaret è scattata in piedi.
- "sei pazzo?! Chi ti di dice che non l'hanno riattivata quando siamo scappati?!"
- "se anche gli agenti della barca dovessero correrci dietro sarebbe solo per aiutarci-"
Margaret aveva afferrato un coltello decisamente troppo grande per tagliare via un piccolo lembo di pelle tra medio e anulare e liberarsi del chip di localizzazione.
- "dio, Liam! Sei un idiota-"
Luke era scattato in piedi e le aveva preso il polso.
- "no! è perfetto, invece!"
- "hai tre minuti per spiegarti, prima che tagli le mani ad entrambi." aveva sibilato Margaret.
- "non capisci? se Liam è ancora considerato un agente della Barca potrà portarci lì come prigionieri. Potrà distrarre l'attenzione mentre Ester sale sul ponte da un'altra parte!"
- "allora dovrebbe sbrigarsi a comunicarlo." Ho detto, alzandomi. "sicuramente sanno già dove ci troviamo, organizza un imboscata e catturali tutti. Fai in modo di trovare un gommone grande abbastanza perché io mi ci possa nascondere dentro."
- "noi ci ribelleremo prima di salire per darti il tempo di nasconderti." ha annuito Luke.
Io ho messo una piccola pistola tra le mani di Marti.
- "nel caso dovesse andare male."
E così mi ora mi ritrovo nascosta sotto un telo nero che è probabilmente un sacco della spazzatura, sul quale è seduta Marti.
Capisco che siamo quasi arrivati perché la ragazza si alza e comincia ad urlare, dandomi il tempo di scivolare via e rotolare nell'acqua scura.
Il sole sta per sorgere, una volta la barca immersa di luce non sarò più tanto difficile da notare. Comincio a nuotare nell'acqua nero pece, le armi che ho addosso mi rallentano. Aspetto che il gommone attracchi, distraendo il radar, per avvicinarmi ulteriormente alla barca.
Mi aggrappo senza risultati alla superficie liscia per diversi minuti, aggravando lo stato del mio mignolo già rotto. Poi finalmente riesco a darmi abbastanza slancio da raggiungere il primo parapetto e chiudere le mani sul cilindro di ferro.
Una scossa elettrica mi percorre, insieme ad un'ondata di ricordi.
Non dovrei essere qui.
Non vorrei essere qui.
Mi isso sul parapetto con un notevole sforzo nelle braccia. Il sole è sorto. Salto sul ponte. Il movimento ondulatorio della barca mi destabilizza un poco. Non lo ricordavo così fastidioso. Sembra che mi manchi un pavimento solido sotto i piedi. Eppure per diverso tempo questo è tutto quel che ho conosciuto.
Cammino sul ponte, verso la barca. È strano pensarlo, eppure sono a casa, è ora di far sapere à papà che sono tornata.
Metto la mano alla cintura, sulla quale ho appese alcune armi.
Ma a quanto pare la mia presenza è finalmente stata rilevata, sento un rumore di passi, ed un uomo si precipita sul ponte. Quando mi vede si ferma di colpo. Scuote la resta, i capelli gli ricadono sugli occhi azzurro vetro.
Hannes.
Prendo immediatamente una granata dalla cintura delle armi e me la porto alla bocca, strappando le sicura con i denti. La sputo via mentre Hannes mette mani alla pistola, poi gli lancio la granata tra le mani.
Sorrido.
- "ti sono mancata?"
Hannes lancia la granata oltre il parapetto, ma non è abbastanza svelto a spostarsi: l'impatto lo sbalza indietro, fa inclinare la barca e l'uomo cade a terra.
- "Ester... non è possibile, tu...tu sei morta."
Cammino lentamente verso di lui e gli spingo uno stivale sulla gola.
- "allora questo deve essere l'inferno."

All the lines she crosses 3- so we downfall to heavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora