capitolo quinto

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POV di Marti
Caccio un urlo.
Il soldato che mi sta torturando toglie il piede che teneva premuto sul mio piede ferito.
Respiro affannosamente, a tratti penso che perderò conoscenza per il dolore.
- "tutto qua?" rido invece. "non lo sapete che all'Agenzia ci torturano per gioco-ah!"
Il soldato mi afferra la faccia in modo troppo brusco.
- "fa silenzio." scandisce. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi, i lineamenti morbidi lo fanno sembrare un bambinetto...il che contrasta parecchio con le torture che mi sta infliggendo.
Mi torna in mente il modo in cui Liam se ne è stato immobile quando gli hanno detto di non aiutarmi a rialzarmi.
L'ha fatto per la copertura. Mi ripeto. È tutto apposto.
Eppure c'è una frase che mi rimbomba in testa: non amare, non temere, segui gli ordini.
Per lui ho lasciato l'Agenzia, ma chi mi dice che per me farà lo stesso?
Riporto la mia attenzione sul bambinetto.
- "...sei una traditrice" sta dicendo. "dovremmo ucciderti subito."
Sorrido.
- "allora sei davvero stupido, non lo sembri soltanto." Schiaccia di nuovo il piede sul mio. Grido.
La porta si apre di volata, ma non riesco a vedere chi sia entrato perché ho gli occhi offuscati dalle lacrime.
Qualcuno afferra la spalla del bambinetto e lo strappa via da me.
Se fossi stata in piedi sarei crollata a terra. Butto la testa indietro e cerco di respirare tra i singhiozzi.
- "basta così." sta dicendo il mio salvatore. "non devi farla morire dal dolore, devi estorcere informazioni."
Raddrizzo la testa e socchiudo gli occhi, cercando di scacciare via le lacrime.
- "Liam?" sussurro.
Vedo la sua figura sfocata camminare verso di me ed inginocchiarmisi davanti.
- "vattene, Parker." ordina Liam.
- "ma io sono-"
- "non mi hai sentito?"
Parker sbatte i talloni a terra ed esce impettito dalla stanza.
Apro la bocca per parlare ma Liam mi mette un dito sulle labbra.
- "telecamere." sussurra.
Sbatto un ultima volta le ciglia per scacciare le lacrime. Liam mi lancia uno sguardo preoccupato, poi lo abbassa sul mio piede.
- "hai diritto alle cure, non preoccuparti."
Sorrido.
- "non ci sarà più molto da curare quando avrete finito con me."
- "non deve essere per forza così." mormora Liam. "dicci quello che sai sulle spie dell'Agenzia, ti lasceranno andare."
Allungo una mano e la passo tra i capelli di Liam, le catene che mi legano i polsi alla sedia tintinnano.
- "sei un illuso. Questa informazione è l'unica cosa che mi tiene in vita."
Liam serra la mascella.
- "lo sai che puoi essere capace di parlare anche con metà degli arti strappati?"
- "ho lasciato l'Agenzia, ma la mia fedeltà resterà fino alla morte."
- "forse lì ti ucciderebbero in questa situazione..." Liam mi afferra la mano. "ma sei tra i buoni adesso, noi non uccidiamo senza motivo-"
- "sei davvero un illuso, Liam. Sei un illuso se pensi che non mi uccideranno. Tra la Barca e l'Agenzia, sceglierò sempre l'agenzia. Almeno noi ammettiamo di essere criminali. Voi vi fingete i salvatori del mondo." Sputo a terra un grumo rosso.
Liam sgrana gli occhi.
- "ti porto in infermeria. Non ci servi a niente se muori adesso."
Comincia ad armeggiare con le cantene ma la porta si apre nuovamente.
Entra un uomo sui due metri, occhiali da sole capelli nero pece.
James Bond.
Sono cresciuta usando la sua foto come bersaglio, rappresenta tutto ciò che odio.
Mi alzo, dibattendomi contro le catene che mi ancorano alla sedia, ricado quasi subito mentre Bond mi guarda con fare divertito e Liam si alza e si mette sull'attenti.
- "sei davvero un uragano." costata Bond. "soprendente."
Si avvicina a me e mi prende il mento tra le dita.
Mi libero della sua presa con uno strattone.
- "dimmi, che ruolo ricoprivi all'Agenzia?"
Non rispondo. Alzo un piede e cerco di assestargli un calcio in mezzo alle gambe ma Bond lo schiva con una mossa fluida. Sorride.
- "un uragano, davvero."
- "vai all'inferno." ringhio.
- "ma come, non lo vedi, Lucifero?" mormora. "ci siamo già."
Aggrotto le sopracciglia. Mi ricorda qualcosa...
"se la terra è inferno tu sii Lucifero."
Questo è il motto dell'Agenzia.
Queste sono le parole pronunciate dal capo, padre fondatore dell'Agenzia.
Che nessuno ha mai visto.
Bond sembra gioire della mia confusione, si raddrizza.
- "Agente?" chiama.
Liam si fa avanti.
- "signore?"
- "lascia la ragazza qui giù ancora qualche giorno. Non le saranno concesse visite e sono sospese le torture. Un solo pasto al giorno."
- "ma signore, deve essere curata prima che si infetti la ferita, non sopravviverà."
- "in questo caso basterà qualche ora di solitudine. Portala in infermeria alla mattina."
Mi sorride e esce dalla stanza con passo sicuro.
Cerco di alzarmi e corrergli dietro, ma rischio di cadere a terra.
Liam mi sorregge e mi rimette a sedere sulla sedia.
- "andrà tutto bene." mormora. "andrà tutto bene, non preoccuparti."

POV di Ester
Mi spingono avanti e io barcollo dentro la cella.
- "bastardi!" grido dietro ai due agenti che mi hanno accompagnata. "li ho anche aiutati con l'esame di tiro uni volta, ingrati di merda." sussurro tra me e me.
- "allora è vero, sei tornata."
Alzo la testa.
Un ombra si stacca dal muro di fronte a me. Un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri si ferma davanti alla mia cella, sotto la luce di una lampadina consumata.
La luce scarsa delle celle gli getta delle ombre sul viso che lo fanno sembrare molto più spigoloso, più invecchiato.
Metto le mani sulle sbarre, mi avvicino a lui.
- "Parker." sussurro.
Lui sorride appena.
- "pensavo fossi morta."
- "lo credevano in tanti, a quanto pare." ripenso all conversazione con Luke: qualcuno voleva uccidermi.
- "sono..." Parker si inumidisce le labbra. "sono contento che tu sia tornata... viva."
Mi accorgo che le ombre sotto ai suoi occhi non dipendono dalla luce. Allungo una mano attraverso le sbarre e gli accarezzo la guancia. La ritraggo subito dopo come se mi fossi scottata.
- "sono tornata perché-" apro e chiudo la bocca. "hanno rapito Caleb."
Parker annuisce piano.
- "lo so."
Abbasso lo sguardo.
Parker mi rialza il mento.
- "sono cambiate tante cose da quando te ne sei andata, Ester."
Mi passa una mano tra i capelli.
- "troppe cose."
un rumore di passi rimbomba nella stiva.
Parker ritira la mano. Socchiudo gli occhi cercando di capire chi sia il nuovo arrivato.
Ma lo riconoscerei tra mille, mio malgrado, sbianco.

All the lines she crosses 3- so we downfall to heavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora