POV di Felisha
I capelli sono diventati così lunghi che le trecce in cui li ho stritolati mi rimbalzano sui fianchi.
Mi asciugo i palmi sudati sui leggins grigi. Non posso credere di aver acconsentito a questa cosa.
Il soldato che mi ha scortata fino alla palestra si ferma davanti alla porta e mi spinge dentro senza alcuna delicatezza.
Rischio di inciampre sul tatami grigio, alzo lentamente la testa.
Un gruppo di dieci ragazzi pressoché della mia età mi fissa in silenzio. Qualcuno sembra infastidito, qualcuno è solo incuriosito...tutti hanno la pelle piena di cicatrici e tengono dei bastoni di legno in mano.
Per un po' penso che resteranno a guardarmi finché non gli usciranno le radici dalle scarpe, poi una ragazza afferra un bastone infilato in un vaso in fondo alla sala e me lo lancia contro.
Allungo il braccio, le mie dita si chiudono aul bastone con uno scatto. Ma il gesto è lento. Sono fuori allenamento.
- "fai un passo avanti, soldato." mi ordina la stessa ragazza che mi ha tirato il bastone. Non supera il metro e cinquantasei e ha una cascata di capelli ricci color rosa acceso.
Posso sentire su di me il peso degli sguardi di disapprovazione, ma anziché approfittare dell'opportunità di integrare il gruppo senza creare problemi, alzo la testa e di passi ne faccio tre.
Nell'agenzia essere deboli è peggio che essere morti. Faccio l'occhiolino alla ragazza rosa, mi rigiro il bastone in mano.
Finalmente un altro ragazzo rompe il silenzio.
- "Felisha Namau. Disertrice, traditrice e decisamente non morta."
Faccio un sorriso.
- "Volevo vedere se le voci che circolano su lucifero fossero vere o no." Vedo i ragazzi più giovani del gruppo scambiarsi qualche sorriso timido.
- "al centro, soldato." abbaia la ragazza rosa. Vedo tutto il gruppo allontanarsi dal tatami e schiacciarsi contro il muro.
Raggiungo il centro della sala e non vedo nemmeno il bastone muoversi, quando la ragazza rosa me lo sbatte sul naso.
Lascio cadere il mio a terra per coprirmi il viso. Un liquido denso mi cola sulle labbra.
Il mio bello, bellissimo naso.
Carico la ragazza senza pensarci due volte, muove nuovamente il bastone ad una velocità accecante per sbattermelo in pancia, ma questa volta riesco ad afferrarlo. Sono fuori allenamento, non stupida. Mi si storce leggermente il polso quando assorbo l'impatto per aver fermato un bastone maneggiato a velocità assurda con una forza altrettanto bruta, ma non mi fermo a rifletterci e lo tiro verso di me, buttandomi a terra e trascinando la ragazza rosa nello slancio.
Gli assesto un calcio in pancia e la faccio volare sopra la mia testa. Ricade con un tonfo sgraziato sul tatami dietro di me.
- " per il mio naso." sibilo tra i denti quando mi rialzo con il suo bastone tra le mani e senza pensarci, glielo sbatto in testa.POV di Ester
Potrei uccidere chiunque mi si avvicini.
Caso vuole che ad avvicinarmi sia Brigitta.
- "Es!" esclama, stringendomi a lei come se fossi la sua figlia perduta. "ero cosi in pensiero, tesoro!"
- "Britt." rispondo senza il minimo entusiasmo. "dov'è l'altra metà?"
Brigitta stringe le labbra. Smette di parlare.
Per i primi dieci secondi sono sollevata, poi inizio a chiedermi se non ci sia un problema.
Alzo le sopracciglia.
- "il gatto ti ha mangiato la lingua?"
Brigitta fa un sorriso tirato.
- "devo proprio andare."
Si alza e trotta fuori dalla mensa come se le andassero a fuoco le estentions. Alzo le spalle e mi rimetto a mangiare il mio yogurt... che probabilmente è scaduto.
Qualcun'altro decide di volermi importunare proprio ora che ho scoperto che il mio migliore amico potrebbe volermi abbandonare, e si siede al mio stesso tavolo, davanti a me.
Chiudo gli occhi e sospiro.
- "vorrei capire perché cazzo, di tanti tavoli liberi, la gente insiste a volersi sedere al mio." apro gli occhi. "me lo vuoi spieg-" mi interrompo. È Margaret, seduta di fronte a me.
Avrà perso qualcosa come cinque chili. Ha delle ombre scure sotto gli occhi e i capelli arruffati sulla testa. La tinta marrone sta scemando qua e la, rivelando il biondo sporco che si trova sotto.
- "mi rincresce molto interrompere la tua solitudine." ribatte . "ma ti devo parlare."
- "sei sicura che non possa aspettare che io finisca il mio yogurt? Dovresti am gire anche tu, tra l'altro, sembri un cadavere."
Spingo il mio piatto di carne radioattiva verso di lei.
Marti me lo rispedisce indietro.
- "non ho fame."
- "allora non mi spiego perché mai tu sia venuta in mensa."
- "ester, è una cosa seria, tuo padre-"
E io devo avere un cartello con su scritto: DATEMI FASTIDIO, perché in quel momento Parker decide di venirsi a sedere proprio vicino a Marti.
- "ciao, Es." si colta verso di lei e le tende la mano. "non credo ci abbiano presentati."
Alzo gli occhi al cielo.
- "oh mio dio!"
Marti lancia uno sguardo disgustato alla mano di Parker.
- "sai che ti dico? finisci pure tu il mio yogurt." Mi alzo e corro fuori dalla mensa prima che a qualcun'altro venga in mente di raggiungermi.
Ho quasi raggiunto il ponte quando qualcuno mi afferra il polso e mi tira dentro una stanza buia.
- "Luke, spero che tu abbia una buona scusa questa volta."
- "cercherò di rendere le scuse più convincenti allora." risponde una voce che decisamente non è Luke, mi solleva il mento e posa le labbra sulle mie.POV di Felisha
Sfortunatamente per me, la ragazza rosa era probabilmente molto popolare, oltre che molto abile, perché le basta un secondo di distrazione da parte mia, durante il quale tutto il gruppo di spettatori ha cominciato ad insultarmi, per rialzarsi, sbattermi a terra e cominciare a riempirmi di pugni.
Riesco a liberarmi dopo un tempo che mi sembra infinito e correre al bordo del tatami.
La ragazza rosa sputa un grumo rosso a terra. Lancia un occhiata al suo orribile orologio da polso. Poi mi schernisce con una risata.
- "Ben tornata." Si volta e esce dalla stanza, mentre tutti i ragazzi che hanno osservato il mio, a dir poco umiliante, scontro le corrono dietro esultando.
Mi volto per tirare un calcio contro il muro, ma mi trovo a pochi centimetri da un ragazzo. Fermo la gamba appena in tempo.
- "che vuoi?" sputo.
- "bella partita."
- "umiliante."
- "solo perché non sei allenata."
- "oh, e immagino che tu, mio eroe, potresti aiutarmi."
Il ragazzo sorride e si ficca le mani in tasca.
- "potrei." Ammicca e mi supera con una spallata, uscendo anche lui dalla stanza.
Alzo gli occhi al cielo e mi siedo a terra. Mi sanguina ancora il naso, mi metto le mani nelle tasche della felpa per cercare un fazzoletto. Le mie dita si richiudono su una boccetta di vetro.
Aggrotto le sopracciglia.
"potrei."
La spallata che il ragazzo mi ha dato uscendo non era casuale, mi ha messo questa fiala in tasca.
Il soldato che mi ha scortato fino alla palestra mi strappa ai miei pensieri con voce burbera:
- "l'ora è finita." abbaia. "muoviti."
Mi alzo e lo seguo senza una parola, tenendo sempre stretta tra le mani la fiala.
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All the lines she crosses 3- so we downfall to heaven
Romance"Cosa fa la differenza tra inferno e paradiso? Sono entrambi posti sconosciuti, sono entrambi eterni, e nessuno dei due esiste." Ester Barbossa aveva giurato di non tornare mai più sulla barca di suo padre, James Bond. Ma quando Caleb viene rapito E...