POV di Marti, due giorni prima dell'assalto alla Barca.
Il vento mi scompiglia i capelli, passa tra i miei vestiti, mi ghiaccia le ossa.
Avvicino la sigaretta alla bocca, prendo una boccata, espiro una nuvoletta di fumo.
Tossisco un paio di volte e mi stringo nella coperta. La notte fa freddo, eppure rimango qua fuori, con solo una coperta addosso e i capelli gocciolanti.
Lancio un occhiata alle mie spalle. Ester è crollata nel letto polveroso nonostante la luce calda della candela. Gli eventi di oggi l'hanno scossa parecchio.
Hanno scosso anche me.
Sento le assi del pavimento scricchiolare e Liam si arrampica fuori dalla finestra della soffitta.
Lancio la sigaretta davanti a me, si perde nel buio.
- "dovresti dormire anche tu." mormoro, mentre Liam si siede sul tetto al mio fianco.
Liam alza le spalle. Riesco a vedere le impronte delle ferite causate dalla frusta sorgere sulle sue spalle, oltre la canottiera. Stringo le labbra.
- "Luke e Maria sono tornati nella loro casa in periferia, dicono che possono studiare rapidamente un piano per tornare sulla barca entro domani sera."
Annuisco piano.
Luke e Maria hanno una casa, ma è troppo rischioso concentrarci tutti nello stesso posto, così io Liam ed Ester ci siamo limitati a correre finché i piedi non ci hanno sanguinato...letteralmente, nel mio caso.
Abbiamo avuto la grande fortuna di incontrare un senzatetto che ci ha spiegato quali fossero le case abbandonate nelle vicinanze, come questa soffitta polverosa.
Guardo new york srotolarsi sotto i nostri piedi.
Tiro fuori una mano dalle coperte che mi infagottano, la apro, rivelando un coltello.
- "il dispositivo di localizzazione l'ho già strappato." sento la ferita al fianco destro tirare, laddove si trovava il piccolo dispositivo di localizzazione che ho strappato via. "ma mi serve il tuo aiuto per rimuovere il marchio."
Liam mi guarda titubante, ma prende il coltello.
- "perché vuoi toglierti il marchio?"
Stringo gli occhi.
- "sono una disertrice, adesso. Non..." stringo le labbra. "non posso più tenerlo ormai." sussurro.
Liam annuisce lentamente. Mi volto con cautela, attenta a non cadere, poi lascio che la coperta mi scivoli giù dalle spalle, fermandosi appena sotto la mia schiena.
Mi stringo le braccia al petto, mentre il vento gelido mi investe, abbracciando la mia pelle nuda.
Liam scosta i miei capelli zuppi, mi sfiora la schiena con la punta delle dita, rabbrividisco.
Fa scendere le dita fino alla base della mia schiena, laddove ho impressi a fuoco i numeri dell'agenzia. Liam ne traccia il contorno con le dita, chiudo gli occhi, trattenendo il respiro.
- "ti hanno marchiato" mormora Liam.
- "non è così orrendo come pensi." mento.
Liam resta in silenzio per qualche secondo.
- "ti fa male?"
Scuoto la testa.
- "non più."
Liam posa la lama sopra il marchio. Mi pizzicano gli occhi.
- "fallo." sussurro. "mandalo via."
Liam mi posa una mano sulla vita e affonda il coltello nella mia pelle.
Mi mordo la lingua, vorrei piangere. Non tanto per il dolore quanto per quello che il mio gesto comporta, ho abbandonato la mia famiglia, ho abbandonato l'agenzia.
Cerco con tutte le mie forze di concentrarmi sulla mano che Liam mi tiene stretta sulla vita, cerco di concentrarmi sulle luci dei palazzi, sul freddo, per non sentire la lama che mi incide la pelle e me la solleva, ancora e ancora.
Mi scappa un ansito.
Liam si sporge in avanti e posa le labbra sulla mia spalla. Sobbalzo, la mano di Liam si stringe sulla mia vita per tenermi ferma, ma non dice niente.
- "ci siamo quasi." sussurra sulla mia pelle. Stringo i pugni mentre il coltello taglia via l'ultimo pezzo di pelle.
Il vento mi sbatte contro la ferita, ed è come se mille schegge di ghiaccio si conficcassero nella mia carne, soffoco un gemito di dolore, Liam posa la bocca sul mio orecchio.
- "è finito." sussurra. "è tutto apposto."
Rido piano.
- "no. niente è apposto." ho disertato.
Liam allunga la mano verso la finestra e afferra una bottiglia di rum vecchia di cento secoli appollaiata su un tavolo.
- "vuoi farti un brindisi?" chiedo.
- "no, ti disinfetto." mormora.
Volto il viso per guardarlo sconcertata.
- "sei matto? mi brucerai anche l'anima!"
Liam ride, scuotendo la testa.
- "se non lo faccio potrebbe infettarsi e allora sì, che ti brucerebbe l'anima."
Sbuffo, ma torno a guardare davanti a me.
Liam stappa la bottiglia e versa parte del contenuto sulla mia ferita.
Gemo per il dolore e artiglio la coperta. Liam allunga la mano e me la stringe.
Mi sembra che qualcuno mi stia strappando la pelle tutto d'accapo.
- "grazie." dico tra i denti.
- "aspetta a ringraziarmi."
Liam mi stringe un lembo di stoffa intorno al bacino, incollandolo alla ferita ancora aperta, e io devo mordermi la mano per non urlare. Fa passare le mani intorno al mio corpo per annodare la stoffa sulla mia pancia, proprio sotto l'ombelico. Le sue mani mi sfiorano la pelle mentre armeggia con la stoffa. Quando finisce di annodarlo il dolore scema un poco, appoggio la nuca sulla sua spalla, respirando affannosamente. Le braccia di Liam restano attorno al mio corpo. Dal modo in cui le mie scapole poggiano sul suo petto nudo capisco che si è tolto la canotta, ha usato la sua maglietta per fasciarmi.
Riprenditi.
Mi raddrizzo, Liam ritira le mani e io torno a coprirmi con la coperta.
- "ti ringrazio." mormoro.
Mi sposto e metto le gambe penzoloni nella finestra, pronta a saltare nella soffitta, ma Liam mi afferra il polso.
- "Margaret..."
Non finisce di parlare, e non lo faccio io. Ma quando i nostri occhi si incontrano vedo tutto: le sue grida disperate mentre io cadevo a terra dopo essermi sparata al piede, le cure che entrambi ci siamo dati l'un l'altra, le vedo riflesse nel nocciola dei suoi occhi. Le mie grida di dolore, il tradimento quando Liam ha scoperto chi sono davvero, il
mio smarrimento per aver lasciato l'agenzia, si vedono nel verde dei miei.
E all'improvviso non c'è più nulla da dire.
Lui mi tira verso di sé nello stesso momento in cui io mi sporgo verso di lui. Tiro fuori le gambe dalla finestra per sedermi a cavalcioni su di lui. Liam mi prende gentilmente la nuca e avvicina le nostre labbra.
Sfiora la mia bocca con la sua.
Ancora.
E ancora.
Ma sfiorarsi non è abbastanza.
- "cazzo." mormora Liam, prima di incollare le labbra alle mie e stringermi la nuca con una mano.
La sua lingua mi scivola in bocca, mentre afferra i miei capelli. Io gli sfioro il petto, la schiena, le ferite appena rimarginate. Liam trasalisce, mi stringe più forte, e la coperta scivola via dalle mie spalle, lasciandomi nuda dalla vita in su.
Liam si stacca, completamente a corto di fiato. Scioglie l'abbraccio nel quale mi stringeva, lo vedo combattere con sé stesso per non guardarmi, ma i suoi occhi finiscono comunque con lo scivolare sul mio corpo.
- "cazzo." sussurra, passandosi una mano sugli occhi. "cazzo."
- "è tutti apposto." sussurro.
- "no, no non è tutto apposto tu..." Liam distoglie lo sguardo, si morde le labbra. "tu non hai idea dell'effetto che mi fai."
Trattengo il respiro, un sorriso mi balena sulle labbra.
Mi sporgo verso di lui, i capelli mi ricadono oltre la spalla e lo sfiorano, gli gocciolano addosso.
Liam mi prende il viso e scontra le labbra alle mie. Mi tira a sé, le sue mani mi corrono sulle spalle, fa scendere precipitosamente una mano sulla mia schiena e tocca la ferita aperta.
Mi stacco di scatto, trasalisco.
Tutti i miei riflessi si innescano in questo momento. Ho un improvvisa voglia di coprirmi.
- "mi dispiace." ansima Liam. Si passa una mano tra i capelli. "mi-mi dispiace, non sono stato attento-"
- "smettila di scusarti come un idiota." mi rimetto la coperta sulle spalle per nasconderne il tremore. Inspiro. "vai a dormire."
Liam si morde il labbro, io distolgo lo sguardo.
- "sai che dovremo parlare." mormora Liam. "prima o poi."
Annuisco.
- "prima o poi."
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All the lines she crosses 3- so we downfall to heaven
Romans"Cosa fa la differenza tra inferno e paradiso? Sono entrambi posti sconosciuti, sono entrambi eterni, e nessuno dei due esiste." Ester Barbossa aveva giurato di non tornare mai più sulla barca di suo padre, James Bond. Ma quando Caleb viene rapito E...