capitolo sesto

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POV di Luke
Mio padre mi sbatte una mano sulla spalla.
Trasalisco, ma non è per punirmi che lo fa, è semplicemente la sua idea un po distorta di una pacca amichevole. Gli sorrido mentre lui si porta alla bocca un boccale di birra decisamente troppo grande.
Guardo lui, guardo gli uomini nella stanza che ridono e accendono i loro sigari con fiammiferi rossi, e per un attimo mi dimentico. Dimentico quanto mi ha ferito, dimentico che per anni ho voluto scappare da lui e da tutti questo, dimentico di voler scappare anche adesso.
Ma poi la magia svanisce. Il fumo di sigaro si fa troppo pesante e mi irrita la gola, le sue pacche somigliano troppo ai pugni che mi dava, gli uomini nella stanza rappresentano sempre di più l'uomo che era. L'uomo che è ancora.
- "i miei complimenti ragazzo!" mi sta dicendo un uomo ubriaco. Mi volto a vedere monocolo joe con un boccale in mano. Glielo prendo prima che possa farlo cadere a terra.
- "non ho fatto niente di che." mormoro.
- "via, via, non essere sciocco! Hai riportato la signorina Barbossa e un diamante sulla barca praticamente da solo."
- "Liam era con me." obietto.
- "infatti dovrebbe piantarla anche lui con questa modestia-" si interrompe con un sonoro singhiozzo. "quel ragazzo è troppo diligente, mi crederesti se ti dicessi che ha insistito per fare da guardia notturna alla traditrice per paura che scappi?" ride. "se tutti gli agenti fossero come voi, il mondo sarebbe un posto più sicuro."
- "su questo devo darle ragione."


POV di Ester
Faccio istintivamente un passo indietro, allontanandomi dalle sbarre.
Parker si è allontanato per i corridoi delle celle, lasciandomi da sola con l'uomo alto e chiaramente incazzato che si ferma davanti alla mia cella.
Ha un livido sul lato destro della fronte. Deve aver sbattuto la testa contro il ponte quando è scoppiata la mia granata.
- "cosa vuoi?" chiedo.
- "sei viva." mormora solo Hannes. Si avvicina alle sbarre. Poi all'improvviso infila una mano nella cella e mi afferra per la maglietta, prima che io possa sottrarmi. Mi tira verso di sé con troppa forza e io sbatto la guancia contro le sbarre.
- "perché sei ancora viva?"
- "non mi dire che sei stato tu a pianificare il mio omicidio, Hannes caro."
Hannes non sembra trovarmi divertente, allenta la presa sulla mia maglietta solo per tirarmi nuovamente contro le sbarre. Sbatto il naso.
- "io ho visto la bomba esplodere." mormora Hannes. "come hai fatto a sopravvivere?"
Riesco finalmente a liberarmi dalla sua presa.
- "gli altri sul gommone. Sono...?"
- "non sono morti, Ester, la bomba è stata lanciata in mare da un soldato diligente...ovvero proprio dove sei saltata tu."
Aggrotto le sopracciglia.
- "chi ha tirato la bomba?"
- "che importa?! La domanda a questo punto è perché sei ancora viva..?" Abbassa lo sguardo sul mio corpo. Si ferma sulla mia gamba, e gradualmente gli angoli delle sue labbra si piegano in un sorriso, i suoi occhi si spalancano, e poco a poco comincia a ridere.
- "non puoi camminare." tira a indovinare. "non potevi camminare, che cos'è? Una protesi interna?"
Stringo le labbra.
- "qualcosa del genere."
Hannes sorride.
- "sei davvero diventata il soldato perfetto per il tuo paparino. Magari ti promuovono pure."
Afferro le sbarre con entrambe le mani.
- "io non ho  intenzione di passare un altro giorno qui." sibilo. "dov'è Caleb? dimmelo e me ne andrò, sarà proprio come se fossi morta di nuovo in un tragico incidente."
Hannes mi guarda. Sembra pensarci su un attimo.
Poi improvvisamente la sua mano si chiude sulla mia gola. Boccheggio, i miei piedi si staccano da terra.
- "sei pazza Ester." mormora Hannes. "sei pazza se pensi che tuo padre ti lascerà andare di nuovo."
di nuovo? Ma se non mi ha mai lascata andare.
Cerco di staccare la sua mano dal mio collo, mi lacrimano gli occhi.
- "sei sopravvissuta alla morte, giusto?" sussurra Hannes. Comincio a vedere tutto sfocato. "sopravviverai anche a questo." Apre la mano con uno scatto. Cado a terra con un tonfo, e con il respiro sibilante, ci rimango.
Sopravviverai anche a questo.

POV di Liam
Le prime luci dell'alba cominciano a farsi vedere. Spalanco la porta e entro di volata.
Marti sta dormendo, accasciata sulla sedia.
È pallida, ha un occhio nero e una striscia rossa che gli attraversa il naso. Non oso guardare il suo piede.
Apro le cinghie che la tengono bloccata alla sedia, e la prendo delicatamente in braccio.
Comincio a camminare verso l'infermeria.
Marti mugugna, i capelli castani le ricadono sugli occhi.
- "Liam?" sussurra.
- "va tutto bene. Ti sto portando in infermeria."
- "drogami e buttami in mare, ti prego." sussurra marti.
- "l'acqua è troppo profonda e tu sei ferita, moriresti"
-" sempre meglio che morire torturata."
Mi fermo in mezzo al corridoio, abbasso lo sguardo sul viso di marti. Ha gli occhi socchiusi, vedo solo parte del verde delle sue iridi fare capolino sotto le palpebre abbassate.
- "tu non morirai." sussurro.
- "Liam-"
- "tu non morirai." Ricomincio a camminare. Arrivo in infermeria e la poso su una branda. Non me ne vado. Non la lascio da sola, non chiamo un dottore.
Invece mi levo la giacca e lascio cadere a terra le armi. Infilo dei guanti e mi avvicino a marti.
-" che fai?" mormora lei quando faccio per slacciarle la camicia.
- "ti sto curando, Marti." E poi scapperemo prima che qualcuno se ne accorga.
Lei sembra voler protestare, ma poi rovescia gli occhi indietro e sviene.
La scuoto per le spalle finché non si sveglia.
- "devi stare sveglia, devi stare sveglia Marti, d'accordo?"
Lei mi risponde con un gemito.
Mi metto al lavoro sul suo piede, il piede nel quale ha sparato il progliettile che era destinato a me.
La ferita è grande, troppo grande. Si è infettata.
Le lancio uno sguardo allarmato, ma Marti ha richiuso gli occhi.
- "cazzo." mormoro. "Marti?" non risponde.
cazzo cazzo cazzo.
Le sfioro la fronte. Bollente.
- "non morirai qui. non morirai qui, te lo prometto." Premo sul bottone rosso vicino al letto e allerto un dottore. Non possiamo più scappare.

All the lines she crosses 3- so we downfall to heavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora