Capitolo 27

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Lautaro;

"Colpa dei miei difetti,
Che han sbiadito i tuoi riflessi."

Allenarmi d'inverno mi causava diversi dolori muscolari, il freddo riusciva a penetrare la mia pelle fino ad entrare nelle ossa.

«Com'è andato il matrimonio di Tucu?» domanda il Mister avvicinandosi.

Passo una mano sulle mie cosce gelide e sorrido felice come uno scemo.

È questo quello che sei, Lautaro!

«Benissimo! Erano splendidi sia lui che la sua ragazza» stendo le gambe e continuo ad allenarle cercando di riscaldare il corpo il più possibile.

Non facevo altro che pensare a Camila e ciò che era successo tra di noi ieri sera, se ripenso ancora ai suoi occhi pieni di lacrime fusi con i miei quasi vado in collisione.

«Papà!» mi alzo immediatamente non appena sento la vocina di Nina che sta tra le braccia di Camila.

Rivolgo lo sguardo verso il Mister che mi sorride annuendo dandomi il via libera per correre dalle mie due ragazze.

«Ehi..che ci fate voi due qui!» esclamo euforico.

«Nina voleva farti una sorpresa e quindi abbiamo deciso di raggiungerti» sussurra dolcemente la mia ragazza stringendo la piccola a se.

«Papii voglio giocare con te» la piccola getta le braccia verso di me così che possa afferrarla.

«Amore mio grande...» le schiocco due baci sulla guanciotta.

Camila intanto prende posto in tribuna, e ci fissa con occhi pieni di amore e orgoglio, ed erano proprio quegli occhi di cui io avevo follemente bisogno.

Io e Nina passammo il miglior pomeriggio che un padre e una figlia possano desiderare.
Lei rideva, correva, si rotolava sul prato mentre io cercavo di afferrarla.

«Allora vi siete divertiti?» chiede Cami passando le mani sul giubbotto che ha addosso.

«Tantissimo! Adesso pappa!» rido alle dolci parole pronunciate da mia figlia.

«Dai ritorniamo a casa» sorrido avviandomi insieme a loro verso l'uscita del campo di allenamento.

«Nonnaa» Nina scende dalle mie braccia e si dirige verso mia madre.

«Ciao amore» mamma la prende in braccio e mi fissa con un sorriso stampato sulle labbra.

Camila se ne stava in disparte, forse perché si sentiva a disagio o forse perché pensava che era ancora troppo presto.

Ma per me non lo era, perché se c'era una persona che meritava di conoscerla, quella era proprio mia madre.

«Cami, vieni qui» le poggio una mano sul fianco e la rassicuro lasciandole un bacio delicato sul collo.

«Stai tranquilla» sussurro al suo orecchio cercando di stabilizzare il suo nervosismo palpabile.

«Mamma, lei è Camila, la mia fidanzata.» affermo sicuro di me stesso.

«Tesoro..» le prende le mani, mani che tremano dalla paura.

«È un gran piacere conoscerti..non hai idea quanto mi abbia fatto disperare questo bamboccio qui!» mi indica ridendo.

Camila scoppia a ridere e in un attimo la tensione che si era creata lascia spazio alla serenità.

«Il piacere è tutto mio di conoscerla, signora» sussurra.

«Karina, chiamami Karina»

«Dai, avete bisogno di passare del tempo da soli voi due ci penso io a Nina»

«Oh..» entrambi arrossiamo alle sue parole.

«Avete passato 1 mese senza vedervi, dai!» e mamma come sempre aveva ragione.

Dopo aver salutato Nina, io e Camila entriamo dentro la mia macchina e ci avviamo verso casa.
Lei se ne stava in silenzio a fissare il finestrino ed io di tanto in tanto facevo cadere il mio sguardo sulla sua figura.

«Beh allora, che si fa?» domanda portando le gambe al petto.

«Cosa ti andarebbe di fare?» le chiedo a mia volta fissando la strada.

«Non lo so..a me basterebbe anche passare del tempo insieme a casa.» la semplicità delle sue parole mi stupisce, ero abituato a portare le donne in locali lussuosi o a fare shopping, ma lei era diversa e lo era sempre stata.

«Non c'è niente di meglio di un buon film e una tazza di the caldo, non credi?» sorrido e annuisco imboccando la strada di casa.

Entrati dentro, Camila corre subito in cucina per preparare qualcosa mentre io mi do da fare sistemando i riscaldamenti.

Approfitto della sua assenza per poter riprendere il lavoro che avevo lasciato in sospeso con il avvocato, Teodor.

«Sono a fare una telefonata» la avverto salendo poi in camera mia.

«Lauti allora, le prove ci sono, il materiale c'è tutto. Tra meno di 24 h lo prendono.» lascio andare un lungo sospiro.

Salvador sarebbe finito in carcere e ci marcirà per il resto della sua vita.

«Grazie Teodor, grazie. Non sai quanto io te ne sia grato. Sono certo che anche Camila quando lo saprà ne sara felice.»

«Lautaro quel criminale andava fermato molto tempo prima, ma adesso la pagherà cara per il male che ha causato alla tua ragazza.» annuisco rumorosamente e porto una mano tra i capelli.

«Di cosa sarò felice?» mi giro udendo la voce di Camila che è entrata dentro la stanza con due tazze tra le mani.

«Io vado, grazie ancora» chiudo subito la chiamata e mi avvicino lentamente a lei.

«Ricordi quando ti ho detto che Salvador l'avrebbe pagata?» i suoi occhi si gelano quando pronuncio il nome di quella belva e annuisce solamente.

«Tra meno di 24h verrà arrestato.»

Le tazze che teneva in mano cadono per terra e ci allontaniamo subito quando il liquido caldo tenta quasi di schiazzarci.

«Oi..non avere paura ok? Ci sono io, il mio avvocato. Lui non sarà mai più un pericolo per te.»

Ed io, ero un uomo di parola.
Lo ero sempre stato.
E lui l'avrebbe pagata cara.
Ed ero pronto ad affrontarlo in carcere faccia a faccia.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora