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Quel giorno ce l'avrebbe fatta. Avrebbe parlato con Yeonjun e l'avrebbe costretto a mantenere il suo segreto. Anche se adesso non era più solo suo.
Dongyul e i suoi amici, se così potevano considerarsi, avevano già qualche sospetto e Yeonjun sapeva cosa nascondeva.
E se fosse un amico di quei tre? Al pensiero gli venne la nausea.
No, non poteva esserlo. L'avrebbe già aggredito se fosse stato così. Dongyul non nutriva pietà per nessuno, era spietato e così gli altri due.
Ma Yeonjun poteva essere un bullo diverso. Uno che agisce con calma, che punzecchia fino a far scoppiare la vittima, che la spezza poco alla volta fino a farla sgretolare completamente.
Non doveva fidarsi di lui. E avrebbe utilizzato l'amicizia con Huening Kai per farsi ascoltare.
Con questa convinzione chiese di andare in bagno. Doveva anche sciacquarsi la faccia, data la notte insonne del giorno prima. Dormire diventata sempre più difficile con quei pensieri che gli divoravano il cervello.
Aprì la porta del bagno. Si avvicinò al lavabo e lasciò scorrere l'acqua gelida. Non gli importava che fuori a momenti nevicasse.
Si guardò allo specchio. Vide il proprio riflesso. La persona che era diventata. Era grazie a Taehyun se aveva ripreso a guardarsi.
Provò pena. Vergogna. Per quello che era, per quello che voleva nascondere a tutti i costi.
Era in imbarazzo davanti a se stesso.
Poi dei passi. E delle voci. Provenienti da fuori.
Loro. Erano loro.
Chiuse velocemente il rubinetto e si rifugiò oltre una di quelle porte. Poggiò i piedi sopra i bordi del gabinetto e vi salì, tenendosi in equilibrio con le mani attaccate alle pareti. In questo modo non lo avrebbero visto. A meno che avessero aperto la porta.
«Avete visto quanta paura aveva e come si copriva il viso!» Disse uno dei tre. Degli altri due non ricordava nemmeno il nome.
«Tremava così tanto che pensavo si sarebbe pisciato addosso.» Scoppiarono a ridere. Tutti ma non Dongyul.
«Zitti, devo dirvi una cosa.»
«Spara.»
«Yeonjun vuole parlarci.» Il sangue gli si gelò in corpo. Sentiva ghiaccio tra le braccia, tra le gambe che tremavano e quasi cedettero non potendo reggere il peso.
Yeonjun voleva parlare con loro tre.
Cosa doveva dirgli? Perché voleva parlare proprio con loro? Non poteva. Non doveva.
Le mani gli cominciarono a sudare, non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe retto in quella posizione.
Quando. Doveva sapere quando e dove.
«Tsk. Quando?» Anche gli altri sembravano confusi quanto Beomgyu.
«All'uscita di scuola. Oggi.» Deglutì a fatica. Mancavano le ultime due ore di lezione.
Non poteva andare in quel modo.
«E va bene. Ora fatemi pisciare.» Sentì uno di loro avvicinarsi pericolosamente alla porta che nascondeva Beomgyu. Alla fine per sua fortuna decise di andare in quella accanto.
Il cuore gli stava scoppiando.
Era ansia. Paura. Stupore.
Perché stava andando tutto così male?
Sapeva di cosa avrebbero parlato. Ne era certo. Yeonjun era come loro. Solo più furbo, molto di più. E facendosi vedere con quei tre avrebbe diffuso paura tra gli studenti, indicandosi come un nuovo soggetto da temere.
Non era più sicuro di volergli parlare.
Oppure...
Se fosse riuscito ad arrivare prima di loro e a parlargli per primo...
Forse c'era ancora una flebile fiamma di speranza.
Doveva impedire che Dongyul e i suoi leccapiedi parlassero con Yeonjun.
Era l'ultima possibilità.

Quelle due ore passarono lentamente. Più le aspettava e più il tempo si premurava a scorrere a rallentatore. Non sapeva ancora come evitare che Yeonjun incontrasse i tre ragazzi. Cosa gli avrebbe detto?
Ciao, vorrei parlarti? Oppure avrebbe dovuto minacciarlo fin da subito?
Heuning Kai é mio amico, quindi ti conviene non rivelare a nessuno quello che hai letto sul mio telefono. Non era da lui, non ci sarebbe riuscito.
Faceva strano anche solo pensare di dire di avere un amico. Non ne aveva uno da troppo tempo. Kai poteva benissimo essere l'unica persona di cui fidarsi all'interno della scuola. Quando stava in sua compagnia - ed era capitato solo due volte - si sentiva bene, non percepiva nessuna minaccia. Il giorno prima erano anche riusciti a scambiarsi i numeri di telefono. Forse... Forse lui poteva aiutarlo. Non solo con i bulli, ma con l'intera faccenda.
No, si disse, significherebbe rivelare il segreto.
Si chiedeva ancora cosa avrebbe detto a Yeonjun, ma la vera domanda era: sarebbe arrivato in tempo?
L'ultima campanella della giornata suonò e presto l'ammasso di studenti si concentrò sull'uscita di quel corridoio. Beomgyu non poteva muoversi in mezzo a tutte quelle persone. Ogni giorno era sempre la stessa storia.
Nonostante si alzasse con le punte - non che riuscì ad elevarsi molto - non riusciva a vedere Dongyul, tantomeno Yeonjun. Forse erano già fuori. E avevano già parlato. E il suo segreto era stato già rivelato e ben presto sarebbe diventato di dominio pubblico.
Si fece quindi spazio tra la folla, spingendo i suoi compagni che nel frattempo parlavano tra di loro tranquillamente.
Doveva uscire. Doveva continuare a spingere chiunque.
E dopo essersi beccato insulti di qualsiasi tipo, riuscì ad essere fuori. A quel punto li vide.
Yeonjun si stava avvicinando a Dongyul.
Non sapeva che fare se non correre. Correre fino a raggiungerli. Correre fino a interrompere la catastrofe che altrimenti sarebbe capitata.
Così fece. Superò tutti. Scese le scale e corse contro Yeonjun. Quest'ultimo ignaro di tutto, almeno fino a quando non lo vide. Ma ormai era troppo tardi. Beomgyu lo afferrò per il polso e nonostante inizialmente spostare il corpo dell'altro si rivelò difficoltoso, essendo di corporatura più massiccia, dopo si ritrovò Yeonjun dietro costretto a correre.
La scena era surreale agli occhi degli studenti: il ragazzo più popolare della scuola che veniva trascinato da un essere anonimo. Senza nessun tipo di identità con la quale definirlo. Era come un fantasma. Malgrado ciò, la sua reputazione poteva essere rovinata in qualsiasi momento.
Lo portò il più lontano possibile da occhi indiscreti. Dietro l'edificio. Tra le erbacce e gli alberi. Si assicurò che nessuno li aveva seguiti.
Gli lasciò il polso non appena si fermarono. Si rese conto di avere molto meno fiato di Yeonjun. E poi eccolo. Lo vide da vicino.
Più alto di lui, un ammasso nero di capelli e due occhi come buchi nel cielo di notte.
«Che cazzo ti passa per la testa?» Imprecò guardandosi attorno. Beomgyu non rispose subito. Sembrava sinceramente sorpreso.
«Non volevo che parlassi con Dongyul...» Disse, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta. Forse si era fatto guidare dalla disperazione.
«E perché mai?» Sembrava confuso, ma presto la consapevolezza prese forma sul suo volto. «Ah, sempre per quella storia.»
«Senti, per me è importante!» Alzò di poco la voce. Non riusciva più a condividere un segreto così fondamentale con uno sconosciuto che poteva sperperarlo in ogni istante. «Dongyul e i suoi amici... Tu me l'hai detto, hanno parlato di me. So cosa pensano di me» Si intrecciò le dita delle mani mentre lo sguardo si spostava in un punto fisso tra l'erba in basso.
«Non avevo intenzione di dirgli quello che ho letto sul tuo telefono.» Quelle parole lo scosserò dentro.
Davvero? Non si aspettava quella risposta. Si era ormai rassegnato all'idea che anche Yeonjun avesse potuto essere come gli altri.
«E come posso stare tranquillo sapendo che potresti comunque dirlo? Sapendo che un perfetto conosciuto conosce un segreto così importante!» Si stupì di se stesso, della forza e del coraggio che stava mostrando.
«Voglio qualcosa in cambio.» Sorrise. Di nuovo quel ghigno divertito.
«Cosa?»
«Ho detto che voglio qualcosa in cambio.»
«E io ho detto cosa.»
«Non lo so. Cos'hai da offrire?»
«Mi stai ricattando?»
«Affatto, é solo uno scambio. Io mantengo il tuo segreto senza nemmeno farmelo scappare per sbaglio e tu mi ricambi con qualcosa.» Benché la sua espressione fosse compiaciuta, quelle parole erano serie. Lo percepiva.
«Vuoi qualcosa in cambio da me? Dopo quello che sai e che quei tre dicono e diranno presto di me?»
«Si.» Il viso gli si tramutò. Era calato il silenzio. La tensione. Adesso nessuno sorrideva o alzava la voce.
«E perché?» Era preoccupato. Poteva fidarsi?
«A differenza tua, non m'importa ciò che pensa la gente, né tantomeno gli studenti di questa scuola che l'anno prossimo smetterò di vedere.» Mise le mani in tasca.
«Non capisci la mia situazione.» Beomgyu non sapeva dove aveva trovato il coraggio per guardarlo.
«Posso immaginare.»
«Invece...»
«Quindi? Cosa offri?»
Beomgyu si morse il labbro inferiore. Si voltò e fece dei piccoli passi lì attorno.
Pensa.
Pensa.
Pensa.
Lo stava ricattando e anche furbamente. Era uno sconosciuto. Non sapeva cosa dargli, cosa fare. Avrebbe scelto qualsiasi cosa. Purché l'avesse considerata all'altezza.
Poi gli venne un'idea.
«Ti piacciono i luna park?»

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora