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La sera precedente Beomgyu era andato a dormire tardi. Capitava sempre quando decideva di fare una videochiamata con Taehyun. Parlavano, si guardavano per ore e una volta arrivato uno dei genitori di Beomgyu si salutavano frettolosamente. Da una parte invidiava il suo ragazzo che abitava da solo. Dall'altra non voleva pensare una cosa del genere sapendo quello che aveva passato.
Non capitava giornalmente che si videochiamassero. Di solito uno dei due - o entrambi - si addormentava presto a causa della stanchezza. Di certo non potevano vedersi in quelle serate in cui i genitori di Beomgyu lavoravano fino a tardi. Avrebbero corso un rischio enorme.
Ora, invece, camminava fiaccamente per il corridoio della scuola, diretto verso la classe.
Ovviamente vi arrivò in ritardo. E non fu ammesso a lezione. Rimase fuori, con lo zaino pesante sulle spalle. Sapeva che prima o poi sarebbe successo. Era sempre stato un tipo ritardatario, ma da quando parlava con Taehyun la situazione si era aggravata. Non che gli importasse. Almeno non fino a quel momento. Il professore aveva minacciato di convocare i suoi genitori se avesse ritardato ancora. Questo voleva dire niente cellulare, niente passeggiate pomeridiane e niente weekend con Taehyun.
Sospirò e si accasciò contro il muro.
Voleva scrivere a Taehyun. Voleva che ci fossero le sue parole a confortarlo in quel momento, le sue braccia a stringerlo. Ma avrebbe peggiorato la situazione se si fosse fatto beccare con il cellulare. Anche se oramai non vi era più nessuno nei corridoi. Il baccano era stato intrappolato all'interno delle classi e lì adesso regnava l'assoluto silenzio.
Forse poteva scrivergli. Un solo messaggio e poi lo avrebbe riposato in tasca.
Prese il cellulare e sullo schermo vide una notifica. Un messaggio vocale. Entrò nella chat e...
«Piccolo Beomgyu!»
Merda.
Quella voce la riconosceva. Orribilmente gutturale. Alla quale associava il più terribile dei volti. Spostò lo sguardo alla sua destra, fece scivolare il telefono dentro la tasca e si alzò da per terra. Era da solo. Cosa ci faceva fuori classe a quest'ora?
Aveva in mano dei fogli di carta. Forse il professore lo aveva mandato a stampare qualcosa per lui.
«Non avere paura, voglio solo parlarti» Disse a ormai pochi metri da Beomgyu. Ora erano faccia a faccia. Lui più alto, più possente.
Beomgyu fece per andarsene, quanto meno rifugiarsi in bagno per i minuti rimanenti, ma il bullo gli poggiò una mano sulla spalla e con forza lo tirò verso di sé facendolo voltare. Dopo di che Beomgyu si trovò con le spalle al muro, tenuto dal colletto dalla mano nemica.
«Ho detto di non avere paura» Sibilò con voce minacciosa.
«C-Cosa vuoi, Dongyul?» Eliminò ogni briciola di arroganza dal suo tono. Non voleva sfidarlo, vola solo cavarsela in qualche modo.
«Con chi è che messaggi tutto il giorno, eh?» Domandò con un tono ingannevolmente amichevole «A differenza di quegli altri due, io non credo che tu abbia la ragazza. É impossibile» Sussurrò le ultime parole a pochi centimetri dal suo viso. Beomgyu riuscì anche a sentirne l'alito pestilenziale. Vide bene quei due occhi neri, le sopracciglia folte e il biondo cenere dei suoi capelli.
«Con nessuno... Amici» Si corresse. Non riusciva a muoversi, non poteva. Dongyul riusciva troppo bene a imporre la propria forza e Beomgyu era molto più debole.
«E devo credere che tu abbia degli amici?» Perché quelle parole facevano così male? Perché nonostante non l'avesse colpito, sentiva un dolore al centro del petto?
«P-Perché vuoi saperlo?»Si guardò attorno in cerca di aiuto. Non vi era nessuno. Avrebbe dovuto dargli un calcio? Un pugno? Una testata? A che prezzo? Farsi rincorrere per tutta la scuola e poi farsi picchiare a sangue?
«Semplice, mi diverte importunare quelli come te... E poi é tutto così noioso qui a scuola» Ghignò. Quel mostruoso risolino che gli fece battere dalla paura il cuore.
«Per favore, lasciami andare» Quanto si vergognava «Qualcuno potrebbe vederti» Era passato ad avvertirlo ora. Avvertire un bullo di poter essere visto.
«Oh ma non...»
«Il ragazzo ha ragione. Qualcuno in effetti ti ha visto» Una voce. Acuta ma potente, volutamente aspra. Entrambi si girarono. Era un ragazzo pochi centimetri più alto di Beomgyu, dai capelli castani divisi in due metà sulla fronte. Lo conosceva.
«Oh, sei tu» Dongyul si staccò da Beomgyu, lasciando finalmente in pace la sua maglietta ormai stropicciata.
«Che schifo i bulli, eppure dovevo immaginarmelo che ce ne fossero pure qua. Sai, nessuno parla di te, tutti hanno paura» Disse avvicinandosi e in quel momento a appariva come un supereroe.
«Tutti tranne te a quanto pare» Fece una smorfia infastidito. La sua frustrazione era percepibile. Non era mai stato beccato a fare il bullo.
«Perché dovrei averne? Sono il rappresentante d'istituto d'altronde» Adesso i tre erano perfettamente in posizione tale da formare un triangolo. Beomgyu costituiva l'angolo al vertice. Davanti a sé i due ragazzi. Si sentì fuori luogo.
«Siete tutti così noiosi» Brontolò Dongyul. Dopo di che, con le mani che tenevano i fogli, rientrò in classe. Nessuno sembrava preoccuparsi di poter essere stati sentiti.
Beomgyu era rimasto da solo con il ragazzo da poco arrivato. Eppure non provava paura. Anzi, lo aveva salvato.
«Cavolo, avrei davvero dovuto immaginarlo» Si grattò la testa guardando la porta.
«Io... Ti ringrazio» Beomgyu fece un inchino, riconoscente. Era più grande di lui. Lo conosceva.
«Non devi ringraziarmi. I bulli dovranno sparire da questa scuola»
Era Huening Kai del quinto anno.

Non poteva ancora credere di essere stato salvato dal rappresentante d'istituto. Che figuraccia, pensò. Se Huening Kai non avesse avuto un problema intestinale, così come l'aveva chiamato lui, chissà cosa gli sarebbe successo.
Anche oggi l'aveva scampata, ma quanto sarebbe durato tutto ciò? Quando sarebbe finito soprattutto? E come?
Basta pensarci, adesso doveva gestire qualcosa di altrettanto peggiore.
Lo sport. A scuola.
Non sapeva chi dover ringraziare del fatto che quei tre bulli fossero anche tre pigri, così non doveva sopportarli mentre veniva sufficientemente torturato durante quelle due ore.
Odiava il Basketball e in quegli anni aveva appreso solo delle nozioni base per imparare a sopravvivere in campo. E ovviamente il suo parere non contava quando c'erano di mezzo dei genitori che vedevano nello sport la cura all'invecchiamento. Purtroppo per lui era l'unica attività extracurricolare che gli era concessa fare.
In un modo che ogni volta lo lasciava interdetto, era riuscito a sopravvivere anche a quelle ore.
Voleva tornare a casa, lavarsi e sprofondare sul letto maledicendo quell'ultimo giorno di scuola della settimana. Andò negli spogliatoi dove tutti i ragazzi si cambiavano, spogliavano e parlavano tra di loro. E ogni volta Beomgyu doveva tenere a freno gli occhi. Non poteva lasciare che cadessero sui corpi dei suoi compagni.
Passa inosservato, passa inosservato.
Aprì il suo armadietto e estrasse un asciugamano e, ovviamente, il cellulare. Parlò un po' con Taehyun, mentre lentamente la stanza si svuotava. Aveva deciso di parlargli solo durante il cambio dei professori, quindi mentre tutti erano intenti ad uscire dalla classe, e quando andava in bagno.
«Ragazzi... Oh cazzo, non c'è più nessuno. Beomgyu vieni ad aiutarmi con gli attrezzi» Beomgyu guardò il compagno e annuì. Poggiò l'asciugamano sulla panca di legno e vi posò sopra il telefono. Poi corse fuori.
Raccolse gli strumenti sparsi per il campo. Di solito i loro riscaldamenti richiedevano un numero elevato di oggetti e il campo era grande per farli raccogliere a una sola persona.
Quando finì sentì più di prima il bisogno di andare a casa. Perciò esausto si recò nuovamente agli spogliatoi per prendere le sue cose.
Quando entrò si bloccò sulla porta. C'era un ragazzo. Non lo aveva mai visto. Aveva bagnati capelli neri, totalmente spettinati, che tuttavia sembravano volersi acconciare in due parti uguali poggiate sulla fronte. Un asciugamano allacciato alla vita gli copriva la parte inferiore del corpo, mentre quella superiore era scoperta, rivelando un petto indubbiamente tonico. Due occhi altrettanto neri e labbra rosee, carnose.
Era bello, pensò.
Ma stava guardando lo schermo illuminato del cellulare di Beomgyu.

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora