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«Tra una settimana si svolgerà una partita amichevole contro la scuola più importante del sud della città per fomentare lo sport tra i giovani studenti. Inutile dirvi che è importante vincere. Non voglio fare brutta figura.» Il coach fece per andarsene ma poi si bloccò come per dover dire altro. «E Beomgyu verrai schierato in squadra insieme ai tuoi compagni.»
«Cosa? Perché?» Disse senza pensare.
«Non puoi più stare in panchina a girarti i pollici» e se ne andò.
Beomgyu sentì attorno a sé i mormorii che quella scelta aveva lasciato. Nemmeno i suoi compagni era d'accordo. Non era affatto bravo come gli altri e di certo non era l'asso nella manica adatto per vincere su una scuola rinomata la più forte a Basketball della città. E dopo l'allenamento di quel giorno, in cui si era stancato prima di tutti, ne aveva la schiacciante conferma.
Aveva sempre svolto il ruolo di sostituto che realmente non sostituiva mai nessuno, eppure adesso doveva scendere in campo e giocare attivamente.
«Sono sicuro che ce la farai», intervenne Yeonjun mentre la squadra entrava negli spogliatoi.
«No, non posso farcela! Sappiamo tutti che non so giocare e che sono i miei genitori a costringermi.»
Aprì l'armadietto e uscì lo zaino con i suoi vestiti puliti dentro. Non era solito fare la doccia lì come gli altri suoi compagni, si sentiva a disagio e preferiva farla nell'intimità di casa sua. Per di più non era un tipo che sudava molto.
Yeonjun era accanto a lui nel suo armadietto, mentre faceva lo stesso con il borsone che portava sempre.
«Si può sempre migliorare.»
Era serio, come lo era sempre quando a Beomgyu sembrava star scherzando.
«In una settimana?!» Si sedette esausto sulla panca dietro Yeonjun e lo guardò con uno sguardo vuoto di speranza.
«Si se ti allenerò io ogni giorno.»
«Tu mi allenerei ogni gior...» e proprio in quel momento si tolse la maglietta con il suo cognome scritto dietro. Vedendolo a petto nudo, Beomgyu distolse lo sguardo ma facendolo si imbatté in altri ragazzi semi nudi. Arrossì di più e sospirò per quella situazione imbarazzante. Anche lì tutti guardavano sottecchi i due. D'altronde ai loro occhi erano una coppia.
«É alla partita che smaschereremo Dongyul. É importante che tu ci sia.»
A quelle parole Beomgyu alzò lo sguardo verso l'amico e inveì contro se stesso per averlo fatto. A quel punto non poté far finta di non notare i suoi addominali candidi perfettamente incisi e i pettorali gonfi. Non sapeva che dire e cos'altro guardare per distogliere lo sguardo. Sentì però Yeonjun sghignazzare. Prese coraggio e lo guardò in volto.
«Come hai intenzione di mascherarlo?»
Yeonjun sembrava starsi per spogliare interamente ma si fermò d'un tratto. Poi prese un asciugamano e dei prodotti per la doccia.
«Tu sarai fondamentale. Domani sarai fondamentale.»
«Cosa succederà domani?»
«Raccoglieremo le prove.»

Beomgyu fu contento di uscire dagli spogliatoi e liberarsi dalle occhiate dei compagni. Percepiva il loro giudizio attaccato al collo, per giunta per una notizia falsa. A turbarlo però non era la finta relazione con Yeonjun. Ciò che più lo faceva stare male era sapere che la sua sessualità era sulla bocca di tutti. Gli sembrava di essere tornato a mesi prima, quando nascondeva la relazione con Taehyun. E proprio adesso che non aveva nessuno da nascondere, il pericolo di essere scoperto per chi era veramente rivenne a galla.
Si riprese di dover resistere una sola settimana, ammesso e concesso che il piano di Yeonjun avrebbe funzionato. Ma lui era sicuro di tutto. Voleva essere come lui. Forte e deciso.
Invece si imbarazzava se vedeva il petto di un ragazzo. Si strinse nel giubbotto. Poi la porta si aprì.
Yeonjun uscì da essa con un aspetto decisamente diverso da come lo aveva lasciato dentro gli spogliatoi. Si era lavato.
«Ce ne hai messo di tempo,» disse Beomgyu che nel frattempo aveva deciso di aspettarlo fuori, anche se al freddo, pur di non restare un altro minuto lì dentro.
«Scusa, adesso sono pronto. Possiamo andare.»
Yeonjun si avvicinò a Beomgyu e quest'ultimo colse il profumo che emanava l'altro. Era lo stesso di quella volta in montagna, quando gli era stato così vicino da sentire il suo battito.
Ad ogni modo annuì e i due cominciarono a incamminarsi.
«Quindi... Hai davvero intenzione di allenarmi?» Fece fatica a pronunciare quella frase. Era strano anche solo pensarla una cosa del genere. Yeonjun era davvero imprevedibile.
«Si. Dobbiamo pure vincere no? E poi hai sentito il coach, vuole che giochi pure tu e io non sono nessuno per oppormi. Anzi, voglio aiutarti.»
Camminarono uno affianco all'altro. Yeonjun a testa alta, mani dentro le tasche dei jeans; Beomgyu con lo sguardo basso.
«Lo apprezzo, anche se non penso di poterci riuscire,» ammise pessimista.
«Dovresti smettere di sottovalutarti. Con un coach come me non puoi sbagliare,» sorrise.
«É la verità! Non sono portato per lo sport.»
Passare il tempo con Yeonjun era diventato così normale che si stupiva se per qualche ora al giorno non rimanevano da soli. Era cambiato qualcosa in loro che li aveva portati a una sana amicizia. Nonostante ciò, c'era ancora molto da scoprire l'uno dell'altro.
«Senti, ti va di fare una piccola deviazione?»
«Che sia piccola, i miei genitori stanno per tornare a casa.» Stava quasi per tramontare e non volevano che il figlio girovagasse da solo.
«Sono davvero così pesanti?»
Non sapeva come reagire a Yeonjun che chiamava i suoi genitori pesanti, ma si trovò ad essere d'accordo.
«Si.»
Quando stavo con Taehyun andavo a casa sua solo nel weekend e di nascosto, con la scusa di dormire da tuo fratello, il mio amico d'infanzia, aveva pensato di aggiungere, ma non gli sembrava il caso di tirare in ballo Taehyun.
«E a te sta bene così?»
«Certo che no! Nulla é facile con i miei genitori.»
«Forse vogliono proteggerti.»
«Non lo metto in dubbio, ma non è imponendomi il coprifuoco o dettando regole rigide che mi proteggeranno,» sospirò.
«I tuoi genitori sapevano della festa a casa mia?»
A seguito della domanda ci fu del silenzio. Poi Beomgyu rispose con un semplice:
«No,» detto a bassa voce.
«Allora infrangi le regole dei tuoi genitori, come hai già fatto.» Pareva divertito.
«Alcune, ne ho infrante alcune.»
Si fece piccolo, si sentì piccolo. Non era mai stato un combina guai, né tantomeno un ragazzo dalla vita sociale particolarmente movimentata. Eppure la serie di eventi degli ultimi mesi l'avevano costretto a mentire e disobbedire ai suoi genitori, nonostante a volte pensava che se lo meritassero.
«Vieni, andiamo di qua.»
Entrarono da un cancello in una vasta distesa di verde che li accolse con una leggera brezza.
Questa era la piccola deviazione di Yeonjun. A parte loro non vi era nessuno e i due camminavano indisturbati tra la natura. Beomgyu però aveva la sensazione di essere già stato lì. Aveva riconosciuto il cancello, le panchine e i giochi.
Quello era il parco dove andava di solito per rifugiarsi dalla realtà. Come faceva Yeonjun a conoscerlo?
«Conosco questo posto,» disse guardandosi attorno ammaliato. Era da un po' che non veniva lì. Aveva finito per trascurare anche il posto che più lo faceva stare sereno.
«Davvero?»
Yeonjun si sedette sul prato.
Beomgyu annuì e fece lo stesso.
«Vengo sempre qui quando non ho voglia di stare a casa. Mi metto a disegnare,» accennò una risata.
Entrambi guardavano la parte chiara di cielo che pian piano lasciava spazio a quella più scura della sera.
«Anch'io vengo qui quando non ho voglia di stare a casa.»
Avendo conosciuto parte della sua storia, Beomgyu adesso immaginava quanto anche Yeonjun avesse bisogno di evadere ogni tanto dalla realtà.
«Perché non... Prendi il telefono?»
Beomgyu aveva avuto un'idea.
«Perché?»
«Tu fallo e basta.»
Non voleva rivelare troppo.
Nel frattempo fece lo stesso, prendendo il suo di cellulare. Aprì la fotocamera e inquadrò Yeonjun nello schermo, intento a uscire il telefono dalla tasca.
Lo scatto della fotocamera lo fece voltare verso Beomgyu.
«Ehi, perché mi hai scattato una foto?»
«Falla anche tu a me. Credo sia un ottimo modo per conservare questo momento,» disse sorridendo, sperando di non pentirsi di ciò che aveva fatto. Sapeva anche che la fotografia era una passione di Yeonjun che purtroppo aveva abbandonato.
Yeonjun ne approfittò e scattò una foto al sorridente Beomgyu, cogliendolo di sprovvista nonostante fosse stato lui a dirglielo.
«Oh, fa' vedere un po'.»
Beomgyu si sporse verso il maggiore per vedere la foto ma quest'ultimo spense il cellulare e lo infilò nuovamente in tasca, non prima di aver sorriso vedendo l'immagine.
«Ehi dai, fammi vedere!» Stirò le mani per afferrargli il telefono anche se era troppo tardi.
«No, forse un giorno potrai vederla.»
«Come sarebbe a dire un giorno!?»
Beomgyu insistette ancora ma ben presto Yeonjun gli bloccò i polsi e fece poggiare le mani sulle proprie gambe.
«Ti assicuro che sei venuto bene.»
«Sei antipatico quando fai così.»
Eppure non riuscì non scoppiare in una risata che per la prima volta venne seguita da quella di Yeonjun.

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora