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Il giorno di natale era arrivato e come ogni anno Beomgyu lo passava con la sua famiglia. Più nel dettaglio, passava la sera di natale a cena fuori con loro. Quest'anno avevano deciso di andare in un ristorante più sofisticato e lontano da casa. Inutile dire che ogni anno, ovunque andassero, per Beomgyu era una tortura. Una cena in cui i due adulti parlavano unicamente tra di loro, del lavoro o di cose da grandi. Oppure stavano zitti.
Beomgyu dunque rimaneva in silenzio per tutta la serata, immaginando di stare altrove.
Ormai fuori dal ristorante, si preparò a quella serata. Sospirò e seguì i genitori più avanti.
Una volta dentro, si accomodarono al tavolo che avevano prenotato giorni prima. Beomgyu non prestò nemmeno attenzione alla location, voleva semplicemente tornare a casa.
Per distrarsi, mentre i genitori ordinavano, uscì il telefono dalla tasca e messaggiò contemporaneamente con Taehyun e Kai.
Il primo stava lavorando. Quel giorno era molta la gente che aveva prenotato, quindi era parecchio impegnato. Nonostante ciò trovava comunque il tempo di rispondergli. Il secondo invece stava passando una serata con la sua famiglia, solo a casa a vedere un film natalizio, così gli aveva detto. Qualcosa che Beomgyu avrebbe preferito fare.
«Cosa vuoi tu, Beomgyu? E togli quel cellulare, non è educato mentre si sta a tavola.» Sua madre lo apostrofò, richiamando l'attenzione su di sé. Aveva ragione, quindi il figlio fece scivolare il telefono lungo la tasca dei pantaloni.
Prese il foglio del menu che gli avevano porto e fece cadere lo sguardo su di esso.
«Mh, prendo i conchiglioni al ragù.»
Quando chiamarono il cameriere per ordinare, Beomgyu era troppo occupato a guardare le luci all'esterno per prestare attenzione. Quando qualcosa lo annoiava era difficile per lui mantenere l'attenzione, quindi la sua mente cercava una fonte di distrazione su cui concentrarsi. I genitori ordinarono per lui.
«Beomgyu,» Cominciò il padre non appena rimasero da soli. Con la coda dell'occhio lo vide sistemarsi il tovagliolo in grembo, «alcune settimane fa tua madre mi ha detto di aver ricevuto una chiamata da un tuo professore.»
E perché mai?
«Perché?»
«Ha detto che continuavi a prendere voti negativi e che nemmeno con il baseball sembravi impegnarti molto.»
Non poté maledire quel professore per ciò che aveva fatto.
«Ma adesso ho recuperato, sto andando bene. É stato solo per un periodo.» Si giustificò, con la verità questa volta.
«Ce lo auguriamo. Sappiamo inoltre che il baseball non è il tuo sport preferito, ma ti chiediamo di impegnarti comunque. L'attività fisica é un toccasana per il corpo.»
Ancora con questa storia.
«Lo so, lo ripetete sempre.» Sbuffò. Voleva proprio dimostrargli tutto il suo malcontento.
«Chiaramente vorremmo che non ricapiti più. Desideriamo un figlio eccellente a scuola. Devi diplomarti col massimo dei voti.»
In quegli ultimi giorni si era dimenticato di quanto volessero un figlio perfetto nonostante non gli prestassero tanta attenzione. Pretendevano senza però fare nulla per stimolarlo. Ciò non faceva che aumentare la pressione a suo carico.
«Non voglio diventare un dottore come voi, ve l'ho già detto.»
Se c'era una cosa sulla quale Beomgyu voleva la massima libertà, era il suo futuro. Aspirava a svolgere il lavoro dei suoi sogni, a contatto con l'arte, i colori e le tele. Non si vedeva tra aghi e lettini bianchi.
La madre, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, sospirò.
«Cambierai sicuramente idea. Vogliamo il meglio per te, qualcosa che ti garantisca una vita più che degna.»
Potevano anche avere buone intenzioni, ma non era ciò che voleva Beomgyu.
Quest'ultimo fece morire la conversazione. Era inutile controbattere, preferiva di gran lunga quando rimanevano in silenzio. La madre però non sembrò cedere.
«Ad ogni modo, per assicurarci che l'anno scolastico finisca nel migliore dei modi, dobbiamo limitare le tue uscite.»
«Cosa?» Non poteva aver sentito bene.
«Tua madre ha ragione. Ultimamente sei stato molte volte fuori casa e non vorremmo che ciò possa distrarti dal tuo unico obiettivo attuale.»
«É un'assurdità!» Sbraitò. Quand'é che sarebbero arrivati i loro piatti così da tappargli la bocca?
«Lo facciamo...»
«Per il mio bene, si lo dite sempre ma ogni volta non fate mai ciò che io voglio.» Si fece indietro con la sedia e si alzò. Diede una rapida occhiata ai suoi genitori e poi si allontanò.
Con fare incerto entrò in bagno, che non sapeva come ma aveva trovato.
Li detestava quando mettevano i bastoni tra le ruote alla sua vita. Per sfogarsi prese il telefono e lasciando poggiare la schiena sulla parete cominciò a messaggiare con Kai.

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora