CAPITOLO 1

196 25 44
                                    

ISABELLE

MOLTI ANNI DOPO, ITALIA.

Eterna Roma penso, camminando lungo il marciapiede che affianca una sfilza di negozi alla mia destra. Oriento gli occhi verso il cielo e mi lascio accarezzare dai lievi raggi di sole di fine estate che mi sfiorano la pelle del viso.

Passeggiare è uno dei tanti modi che uso per sfuggire un po' dalla realtà che mi circonda. Amo ritagliare dei momenti per me stessa e fare qualcosa che mi piace. Tutto questo, può essere considerato molto terapeutico.

Mi fermo sui miei stessi passi e scorgo una gelateria. Il mio stomaco inizia a brontolare insieme anche alla mia voglia assurda di gelato. Attraverso la strada e poggio una mano sulla maniglia, abbassandola e tirandola verso di me. Vengo accolta dal rumore di un campanellino e da una signora tutta contenta e dai capelli brizzolati.

«Buongiorno» saluto cordialmente, avvicinandomi al bancone e piegandomi in avanti per intravedere i diversi gusti di gelato. Ogni volta che entro in una gelateria mi prometto di cambiare gusto, ma alla fine scelgo sempre il mio preferito.

Il mio preferito e quello di mio padre.

«Come posso esserti utile?»

«Una coppetta media alla nocciola, grazie» ricambio il suo sorriso.

Sento il suono di una notifica proveniente dal mio telefono. Distolgo lo sguardo dalla signora che stava preparando la mia ordinazione, porto la mano dietro la schiena ed estraggo il cellulare dalla tasca posteriore dei miei pantaloncini. Leggo il mittente e apro il messaggio.

Mamma: Per pranzo torni a casa?

Isabelle: Torno, ma avevo voglia di gelato. Quindi non cucinarmi niente.

Mamma: Nocciola, vero?

Isabelle: Sempre.

Probabilmente non cambierò mai questo gusto.

Sorrido, continuando a guardare lo schermo del mio telefono alcuni secondi. Riporto la mia attenzione verso la gelataia che mi porge la coppetta con il mio guato preferito. L'afferro con cautela, cercando di non sporcarmi, e pago con alcune monetine che tenevo sparse nella borsa.

Torno a camminare per le strade della bellissima Roma, mentre assaporo uno dei miei cibi favoriti. Dopo la pizza, ovviamente. Questa è imbattibile.

Amo l'Italia e soprattutto questa città. Mi madre è nata proprio qui e, dopo la morte di mio padre e la fine della mia triennale all'università, abbiamo deciso di trasferirci a Roma, cercando di ricominciare con una nuova vita.

Questo perché la vecchia vita, mi ha portato via una delle persone più importanti per me. Nel ripensare a lui, i ricordi iniziano a riaffiorare nella mia mente. Risento le urla di mia madre, i singhiozzi e il suo corpo inginocchiato di fronte a quello inerme di mio padre.

Mio papà amava la vita, non smetteva mai di ripeterlo, però aveva deciso di metterne fine improvvisamente. Il motivo di quel suo gesto, probabilmente, non lo saprò mai. Continuerò a pormi solamente tanti perché, privandomi di una vera risposta. Scuoto istintivamente il capo, cercando di scacciare quella sensazione opprimente dal petto, e mi distraggo osservando tutto quello che mi circonda durante questa passeggiata

Raggiungo uno dei miei parchi preferiti e mi siedo su una panchina per riposare alcuni minuti. Prendo il telefono e apro la casella postale, sperando che qualche azienda abbia notato il mio curriculum. Dopo la morte di mio padre, io e mia madre abbiamo avuto parecchi problemi economici. Motivo per cui, non sono riuscita a proseguire gli studi in ingegneria informatica.

Hard HateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora