CAPITOLO 13

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DRAKE

Voglio capire cosa sta succedendo. Le domande sono tante, ma so già che otterrò soltanto poche risposte. E quando credevo di aver allontanato Isabelle Miller dalla mia vita per sempre, ecco che me la ritrovo a pochi passi da me. Il suo viso è spaventato, intimorito dalla mia presenza improvvisa a casa di Vincent. Lei, il mio migliore amico e il resto di alcuni dipendenti della mia azienda sono sconvolti. 

Intravedo dei computer e dei fogli sparsi sui tavoli.

«Drake, senti...» Vincent prova a parlare, ma lo blocco.

«State lavorando al progetto della signora Dixon?» ipotizzo, intravedendo il software di programmazione aperto «State realizzando su un progetto che io stesso ho rifiutato.»

Ora capisco, perché erano tutti stanchi.

Vincent chiude gli occhi un momento.

«Sì, ma se te lo avessimo detto, ci avresti fermato.»

«Certo, che lo avrei fatto» sbatto un pugno contro il ripiano con rabbia «Avete accettato un progetto senza il mio permesso. Siete diventati matti?»

«Gli altri non hanno nessuna colpa» Vincent fa un passo verso di me «Sono stato io a decidere.»

«E chi ti ha detto che potevi farlo?» quando mi arrabbio, perdo il controllo delle mie parole «Non ne hai alcun diritto, Vincent» il mio dito gli punta il petto.

«Okay, adesso basta» Isabelle si avvicina a noi e mi circonda il polso con una presa «Devo parlarle» dichiara, non permettendomi di oppormi alla sua richiesta.

Usciamo fuori, all'aperto, con la notte che ci avvolge e il rumore dei nostri passi che rintronano. Raggiungiamo il terrazzino e vedo Isabelle arrestarsi di fronte a me.

«Perché deve comportarsi così?»

«Non devo darti alcuna spiegazione, Isabelle» faccio per andarmene, ma mi riferma, stringendomi il braccio con la mano. Il suo palmo caldo mi tocca e non si scosta per nessuna ragione. «Cosa vuoi?»

«Se deve prendersela con qualcuno, si arrabbi con me. Ho chiesto io a Vincent e al resto del team di aiutarmi. Mi prendo le mie responsabilità, ma la prego, non danneggi gli altri. Non li licenzi, per favore.»

Tengo il viso innalzato e faccio un passo avanti. Vedo Isabelle indietreggiare ogniqualvolta che il mio corpo si tende in avanti verso il suo. I suoi occhi non si staccano dai miei, mi scrutano con cura e timore allo stesso tempo. Retrocede e colpisce la ringhiera con la schiena. Gira il capo verso essa e ritorna a fissarmi, deglutendo.

«Prima mi chiedi di accettare il progetto e poi di non licenziare nessuno...» inclino il capo di lato «Quanti altri comandi vorrai darmi, Isabelle?»

«Io, io non...» si zittisce «Sta stravolgendo le mie parole.»

«Sei un tormento, cazzo, sei in ogni luogo della mia vita» dico.

«Tutti i nostri incontri sono stati soltanto una casualità.»

«Ovvio, , una casualità che però non apprezzo.»

«Su questo concordiamo, signor Drake» mi sfida, sollevando il capo anche lei.

Le sue risposte mi stanno infastidendo, però osservo il suo viso con una luce differente rispetto alle altre volte. La naturalezza della luna riflette nei suoi occhi scuri, accarezzano e delineano il suo volto con leggerezza e armoniosità. Mi soffermo a fissarle le labbra carnose e rosate. Una strana sensazione mi comprime, improvvisamente, il petto. I miei impulsi stanno facendo i salti mortali.

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