CAPITOLO 7

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ISABELLE

«Bentornata, stasera serata a tema film e serie tv» Sophie mi accoglie in casa con un profumo di pizza appena sfornata, televisore aperto su Netflix e una crostata alla nutella, una dei nostri dolci preferiti.

Amo la mia migliore amica e le sue idee geniali.

Poso borsa e giacca nell'appendiabiti e tolgo le scarpe, lasciandole all'ingresso. Mentre cammino, mi passo una mano sul viso stanco. Sophie mi guarda preoccupata e mi adagia una mano sulla spalla in modo confortevole.

«Io ti adoro» le dico, dandole un abbraccio «Ne avevo proprio bisogno.»

«Va tutto bene?» mi domanda, confusa «È successo qualcosa a lavoro?»

Tante cose, ma molte di queste non posso dirtele.

«No, dai» scuoto il capo, sorridendole «Solo che il mio capo è un po' particolare» attribuisco questa parola a Drake Turner che penso lo rappresenti alla perfezione.

«È uno stronzo?»

«Un grandissimo stronzo senza cuore» specifico, ridendo.

«Basta parlare di lui» mi spinge, poggiando entrambe le mani sulla mia schiena «Vai in camera, mettiti qualcosa di comodo e torna qui. Io intanto scelgo cosa vedere, ci stai?»

«Ci sto.»

Io e Sophie passiamo tutta la serata immerse da cibo e programmi televisivi. Ci addormentiamo in soggiorno, ma verso notte fonda, ci risvegliamo di soprassalto. Un tuono disturba il nostro sonno e borbottiamo insulti contro il temporale. 

Mi stropiccio gli occhi e leggo la scritta Stai ancora guardando Netflix? sullo schermo della televisione.

Scuoto Sophie, che si è riaddormentata accanto a me, con una mano.

«Sophie, sveglia» provo a dire.

«Mmh» mugugna, girandosi dalla parte opposta.

«Sistemiamo e andiamo a dormire» mi alzo controvoglia e con le gambe che cedono dalla stanchezza «Così, domani mattina, sarà già tutto in ordine.»

«Domani mattina sono a casa» sventola una mano verso il nulla. Mantiene ancora gli occhi chiusi, ma è cosciente. «Tu vai a riposare, ci penserò io.»

«Sei sicura?»

Annuisce solo ed espira.

«Buonanotte, ti voglio bene.»

Mi stiracchio i muscoli, raggiungo la mia camera e chiudo la porta. Apro la lampada vicino al letto e mi siedo sul materasso morbido. Tasto le coperte, e percependo la mia stanchezza essersi allontanata, apro il cassetto del comodino e mi sistemo meglio, raddrizzando la schiena contro la testata del letto.

Prendo uno dei tanti taccuini di mio padre e lo poggio sulle gambe. Piego di poco le ginocchia e inizio a sfogliare con attenzione la sua agenda. Qui dentro, ci sono tanti appunti presi proprio da lui. Accarezzo la sua scrittura corsiva con i polpastrelli e cerco di non piangere.

Osservo i suoi pensieri, le citazioni e anche alcune nozioni riguardati il mondo informatico. Ma rimango stupita, quando leggo il titolo di una di queste pagine.

«Virus ART» pronuncio.

Proseguo la lettura, rimanendone completamente coinvolta. Ci sono ben sei pagine, che si riferiscono a questo malware potentissimo creato da lui. Mio padre ha realizzato un virus, capace di bloccare e formattare in contemporanea numerosi dispositivi elettronici fissi se collegati tutti quanti alla stessa rete. Con questo tipo di malware, non si potrà mai capire da quale computer è partito il virus.

Hard HateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora