CAPITOLO 21 - LA MIA RAGAZZA

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Sospirando, mi alzai dal letto e mi avvicinai alla porta per uscire a prendere un caffè. Posai la mano sulla maniglia, ma sentii una voce soffocata pronunciare il mio nome. «M-mar-ti-na.» mi voltai incredula, ma vidi che Jorge aveva ancora gli occhi chiusi. La mia voglia di vederlo sveglio mi faceva sognare di sentirlo. Stavo per uscire ma quella voce pronunciò nuovamente il mio nome. Mi voltai e precipitandomi accanto a letto, guardai Jorge che stava provando ad aprire gli occhi. 

«Jorge!!» iniziai a piangere di gioia, perché avevo sentito realmente la sua voce e ricordava perfettamente il mio nome. Stava provando a dire qualcos'altro ma lo invitai a non dire nulla e a non sforzandosi. «Vol-evo solo dirti che anche io t-i a-mo!» lo disse faticando e quasi sussurrando. Le lacrime di gioia rigavano il mio viso e chiamai un dottore velocemente.

Dopo averlo visitato, con grande stupore dei dottori, Jorge ce l'aveva fatta. Sarebbe passato qualche giorno prima di ristabilirsi del tutto, ma avrei aspettato ancora. L'importante era che adesso stava bene.

Telefonai tutta la sua famiglia invitandola a venire, perché Jorge era fuori pericolo e rientrai nella sua stanza.

Ancora con le lacrime a gli occhi mi sedetti accanto al suo letto, Jorge respirava ancora a fatica a causa dell'intervento ai polmoni, ma i medici dicevano che si sarebbe ripreso con un po' di tempo. «Jorge..» sorrisi e gli presi la mano. «Quanto tempo sono stato in coma?» chiese con un filo di voce «Sono più di 15 giorni che dormi ininterrottamente..» risposi portandomi una ciocca dietro i capelli. «Mi dispiace Martina, ho perso più di due settimane di vita dove avrei potuto fare tante cose..» «Jorge sta tranquillo, non mancherà tempo. Avrai tanto tempo per recuperare. E poi non è colpa tua, è colpa di quello stronzo.» «Peter? È stato davvero lui?» annuii «È stato davvero capace di fare una cosa simile?» «Evidentemente si..» vidi Jorge sospirare nervosamente  e appoggia una mano sulla sua spalla. «Tranquillo, è in prigione adesso; li avrà quel che si merita.»

La sua barba in due settimane era cresciuta ed era strano perché solitamente non la portava, i suoi occhi erano ancora affaticati, ma brillavano finalmente, i suoi capelli erano spettinati, ma a me piaceva ugualmente tanto. «Mi sei mancato Jorge.» «Anche tu, principessa.» mi faceva impazzire in modo in cui molto schiettamente mi chiamava in quei modi dolci e bizzarri nello stesso tempo.
D'un tratto provò ad alzarsi, ma lo fermai. «Non provarci Jorge!» «Sono stanco di stare in questo stupido letto..» «Ti capisco, ma è pericoloso adesso. Ti sei appena svegliato, devi aspettare che i tuoi muscoli si risvegliano e che siano i dottori a dirti di alzarti.» Sbuffò e ciò mi fece ridere. «Smettila di fare il bambino capriccioso.» «Io non sono capriccioso.» disse serio, per poi esplodere in una risata.

POV JORGE

Non c'era cosa più bella che risvegliarsi dopo un lunghissimo sonno e ritrovarsi davanti quel viso così bello.
«Sai è strano..» dissi iniziando a fissare la parete di fronte al letto della stanza «Cos'è strano?» «Il fatto che solo un ora fa, vi avevano detto che io sarei morto e adesso sono qui, con te.» feci una pausa, girandomi poi si scatto verso Martina. «Siete stati davvero così preoccupati per me?» ero stato abituato all'idea che a nessuno importasse davvero di me, che la mia presenza in questa vita era superflua e che anche se avessi deciso di andarmene non sarebbe cambiato nulla per nessuno. «Non immagini quanto Jorge.» «Come sta mia madre? Immagino come si sentirà. Sono un pessimo figlio. E Helen? Daniel? Diego, i ragazzi? E..» «Jorge!» mi rimproverò «Non affaticarti, per favore. Loro sono stati a pezzi come me, ma adesso saranno felicissimi di vederti sveglio. Non sei un pessimo figlio Jorge, non devi pensarlo.» amavo quella ragazza e se avessi potuto mi sarei alzato da quel letto, l'avrei presa e baciata all'istante. «Martina..» la chiamai anche se aveva il suo sguardo già su di me «Pensi davvero tutte quelle cose che mi hai detto?» «Io? A cosa ti riferisci?» «A tutte quelle belle parole che venivi a dirmi ogni giorno qui.» vidi allontanarsi di scatto per poi aprire ancora di più i suoi grandi occhioni marroni. «Tu mi hai sentito?» chiese incredula, quasi balbettando. «Una parte. C'erano dei momenti che riuscivo a sentirvi, non capivo se sognavo o meno. Ma vi ho sentiti.» la guardai allungando la mia mano per afferrare la sua «Allora, le pensi davvero?» «Certo. Io non dico mai qualcosa se non lo penso davvero.» sorrisi lievemente, per poi chinare il mio sguardo. «Io non ti merito.» «Non dirlo, tutti meritano qualcuno che li ami sul serio.» «Si tutti, ma non io. Io non sono la persona che avresti potuto avere, qualcuno con meno problemi, con un bello stipendio alla tua altezza, più romantico, meno sgarbato, meno delinquente, meno teppista..» e non sapeva ancora di ciò che era successo con suo fratello, almeno credo. «Non ho scelto io di innamorarmi di te, è stato lui a far tutto.» disse portandosi una mano al petto per indicare il cuore. Stava per avvicinarsi e desideravo davvero quelle sue labbra sulle mie dopo tutto quel tempo. Era sempre più vicina, ma la porta della stanza si aprì. Con mia grande meraviglia vidi Francisco Stoessel che entrò con un colpetto di tosse ironico. «Lui è ancora qui?» chiesi a Martina con un tono secco «Si, ha deciso di restare qui qualche altra settimana. Voleva starmi vicino in questo brutto periodo.» «Bene, Blanco. Vedo che ti sei già ripreso alla grande.» fece l'occhiolino e poi si voltò verso Martina. «Tini, ti aspetto qui fuori, ti accompagno a lavoro. E poi qui fuori ci sono tutti i parenti di Jorge che vorrebbero entrare e vederlo.» «Oh si, dammi solo un minuto.» fece cenno con il capo e aspettò fuori. «Jorge, io vado.» «Verrai dopo?» «Certo.» sorrise e quel suo sorriso illuminò la stanza. Avrei voluto rivederla, era inutile negarlo. Spesso amiamo l'idea che qualcuno di prenda cura di noi davvero; nei momenti di fragilità, nella nostra vulnerabilità...ne abbiamo maledettamente bisogno. Prese la sua borsa dalla sedia e girò per andare. «Non credi di dimenticare qualcosa?» si girò attorno confusa «No, credo di aver preso tutto.» «E non credi di dover lasciare qualcosa qui? Tipo, un bacio?» la sua espressione divenne buffa e la vidi alzare un sopracciglio per poi avvicinarsi, stampandomi uno dei baci più belli di sempre sulle labbra. Le sorrisi e lei andò.

Innamorata di un bad boy. || LBDove le storie prendono vita. Scoprilo ora