Anastasia

186 20 13
                                    

La guerra è ancora in atto. Corro più che posso nelle vie buie di Hogsmade per cercare un posto sicuro. L'aria è triste, tenebrosa e afosa. Il cielo sembra più scuro del solito questa notte: non ci sono né stelle e né nuvole. Mentre continuo a correre, a volte, mi guardo indietro per essere sicura che nessuno mi stia rincorrendo, fino a quando non sbatto contro qualcuno e cado a terra. La bacchetta mi vola dalle mani e sento il suono del legnetto cadere da qualche parte. Alzo gli occhi terrorizzata e davanti a me si presenta un ragazzo alto, indossa abiti neri, i capelli biondi chiaro, quasi bianchi. Ha gli occhi arrabbiati, ma anche terrorizzati. In mano ha un medaglione in oro massiccio con una S serpentina fatta di brillanti verdi sul davanti, un po' ammaccato come se avesse cercato di aprirlo in tutti i modi. I suoi pugni battono lungo i fianchi e mi fissa.

"Cosa vuoi, chi sei?". La sua voce è fredda e il suo respiro è un sibilo superficiale.

Fa un passo verso di me, un po' più vicino, la mano sul manico della sua bacchetta.

Non riesco a proferire parola, il mio respiro è ansioso.

Lui fa un altro passo avanti, e la sua voce si fa minacciosa. "Parla ora, o presumo che tu sia qui con cattive intenzioni... e non ti darò una seconda possibilità."

"N-non l'ho fatto a posta, scusami...". La mia voce si fa piccola piccola.

Ho ancora le lacrime agli occhi dopo quello che ho appena vissuto a Hogwarts.

I miei capelli rossi disordinati toccano l'asfalto e con i piedi provo ad allontanarmi da lui.

"Come faccio a non supporre il contrario? E con la guerra in corso...", scuote la testa. "...avrei dovuto attaccarti a vista. Ma io sono", fa una pausa. "Di umore generoso stasera. Allora dimmi, cosa ci fai esattamente qui fuori, da sola, al buio?".

Mi guarda, i suoi occhi sono stretti.

"S-stavo scappando...", dico con voce tremante.

"Alzati in piedi", mi ordina con ancora la bacchetta salda in mano puntata verso di me.

Eseguo il suo ordine.

"Rivelati".

"Mi chiamo Anastasia C-Covey...".

Il ragazzo abbassa gli occhi alla mia cravatta.

"Sei una Grifondoro.", dice in tono beffardo. "Niente di importante, allora."

"Come scusa? E tu chi saresti?", rispondo, ma solo un secondo dopo mi accorgo della pericolosità del mio coraggio.

"Sono Draco Malfoy", diventa rosso al suo nome. "Figlio di Lord Malfoy, un orgoglioso Serpeverde, e uno dei migliori studenti che questa scuola abbia mai visto."

Mi guarda dall'alto in basso, prima che la sua espressione si addolcisca.

Draco Malfoy? Sto parlando con lo studente più temuto da tutti e, lo ammetto, anche da me. La sua famiglia è considerata perfetta, pura. Non lo avevo riconosciuto inizialmente in quanto l'unica cosa che ci illumina è un lampione che lampeggia sulle nostre teste.

"Sei una purosangue? Hai quel tipo di atteggiamento, lo vedo da lontano."

"Beh, allora prenditi un paio di occhiali, sono una mezzosangue."

Forse ho sbagliato a dirglielo con così tanta leggerezza, ma a dire la verità non mi vergogno di esserlo perché significherebbe vergognarsi della propria famiglia.

Si ferma per un momento, il suo respiro diventa un sibilo profondo, gli angoli della sua bocca si alzano leggermente, in un piccolo sorriso.

"Almeno su questo sei onesta. La maggior parte dei mezzosangue farebbe qualsiasi cosa per nascondere questo fatto. Non è esattamente una cosa di cui andare fieri. Ma poi... non molti hanno il tipo di... coraggio che hai tu per ammetterlo."

Il MedaglioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora