Prologo

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Aprì gli occhi di scatto e vide solo l'oscurità ad avvolgerla.
Indecisa se alzarsi o meno disse di controllare la sveglia, che segnava le 3:45 del mattino.
Vedendo l'orario sbuffò e cercò di riprendere sonno, ma non riuscendoci si alzò ed andò in cucina per smorzare tutto quel silenzio che le stava così tanto dando ai nervi.
Era nervosa, più del necessario. Ma in fondo era giustificata. L'indomani avrebbe dovuto esibirsi di fronte alla giuria per quella tanto agognata audizione, quella che avrebbe segnato per sempre la sua vita, quella che le avrebbe concesso o meno di coronare il suo sogno.
Scese le scale e accese il televisore, mentre un brivido le assalì la schiena.
In tutti quegli anni si era sentita terribilmente sola, dopo la morte dei genitori, dopo la morte di tutte le persone che aveva accanto, ma non in quel momento.
Sentiva qualcosa di diverso.
Lo aveva sentito già da prima.
Ma Janet non era spaventata, sapeva cos'era a comportare quella sensazione, o meglio, chi era.
Fu allora che notò lo schermo del televisore.
Il solito telegiornale notturno, il solito giornalista, il solito servizio, il solito omicidio, la solita vittima, con il solito volto in televisione.
E ricordandosi all'improvviso la ragione per la quale si era svegliata prima, si voltò verso la finestra osservando la somiglianza tra i due ragazzi, quello nel televisore e quello riflesso sulla finestra.
"Ciao Janet, fammi entrare" disse quello, gocciolando sangue.

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