Pioggia

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Apro gli occhi infastidita da delle gocce che cadono dal soffitto sul mio volto.
Sta piovendo.
Cerco di cambiare posizione, ma la gamba destra non me lo permette e improvvisamente mi rendo conto della mia situazione.
Sono a terra.
Sento che le ferite sono in ogni parte del mio corpo. Provo un dolore immane alla gamba. Il soffitto non c'è più.
Sento odore di bruciato.
Cerco di ricordare cosa è successo: l'audizione, la canzone, il boato, la chitarra in frantumi, tutto nero... Candice!
Sono paralizzata, fisicamente ed emotivamente.
Non ho il coraggio, né la forza di fare un minimo spostamento.
Mi sono quasi decisa a rimanere qui per sempre, sotto la pioggia che lava via le mie ferite, quando faccio l'unica cosa che non avrei mai dovuto fare.
Mi volto.
Mi trovo davanti ad uno dei miei incubi, non ci sono altre spiegazioni.
La sala è completamente bagnata dalla pioggia, come me, come ogni cosa.
Tutto è bruciato, lacerato.
Ogni cosa è persa.
Sono terrificata quando scorgo i corpi senza vita di tutti gli altri.
No.
Mi alzo, contro il dolore che ho imparato a gestire bene, contro la mia natura stessa.
Candice. La mia mente urla.
Noto la mia gamba e la sua ferita profonda che attraversa il polpaccio e metà coscia.
Mi trattengo dal sentirmi male.
Devo fare una cosa prima.
Gli occhi si fanno lucidi e la testa mi fa male più di quanto abbia mai fatto.
In un secondo ho capito: non ce la farò mai.
Mi trascino, utilizzando le mie ultime forze per avvicinarmi a quello spettacolo macabro. Sono in un confine tra incubo e realtà e non mi capacito di esserne dentro.
Voglio solo uscirne fuori, svegliarmi, ma qualcosa mi dice che questo non sarà possibile mai più. Continuo a zoppicare, vedendo sempre tutto più sfocato e sentendomi la testa come una pentola a vapore.
Mi avvio tra i seggiolini, o meglio tra le macerie di quello che era una volta il teatro.
Spero con tutto il mio cuore. Spero che almeno lei stia bene.
Le lacrime iniziano a sgorgare copiosamente, vedendo gli occhi vuoti prima di Hawthorne e poi di tutti i miei amici.
Sarah e i suoi capelli rossicci non ci sono più. Clarissa e Tim sono con le mani unite e noto la scarpa di Jared che sbuca sotto le macerie.
Lacrime salate e amare continuano a scendere e decido che ci sarà giustizia per loro e per me.
Sono estremamente convinta che li rincontrerò presto.
Non vedo Candice e per un momento mi rilasso nella consapevolezza che si sia riuscita a salvare.
Mi appoggio al muro bruciato, sospirando e annusando l'odore della pioggia, sentendomi vuota, esausta e persa e osservando la mia gamba ormai andata. Decido di lasciarmi andare, di seguire la strada dei miei amici quando, sentendo in lontananza il rumore delle sirene, la vedo.
Candice.
E sono sicura di non poter più vivere, in nessun modo.
Mi trascino fino a lei, così da vederla meglio.
Errore madornale.
Il mio cuore esplode nella visione del suo corpo senza vita.
Il sangue nei suoi capelli biondi, gli occhi chiusi, la sua bocca ancora contorta nel sorriso che mi stava rivolgendo.
Piango, piango, mi dispero.
"Candice, no, no, ti prego, svegliati" sto singhiozzando, non respiro.
Affogo nelle mie lacrime.
"Tutti ma tu no, non puoi farlo, ti scongiuro. Non mi abbandonare!" sto urlando ad un cadavere.
Le colpisco leggermente con le mie mani il torace.
Perché non si sveglia?
Perché non mi sveglio io da quest'incubo?
Non può essere reale.
Piango ancora.
Le lacrime sono un tutt'uno con me e con la pioggia che continua a cadere incessantemente dal tetto scoperchiato.
La abbraccio e capisco.
È tutto reale.
Fisso il vuoto per un tempo che sembra eterno, senza pensare a nulla, solo ascoltando il lento battito del mio cuore, unica cosa che batte in questa stanza insieme al ticchettio della pioggia.
Finalmente mi sento pronta, ad andarmene anch'io dal mondo.
Avevo una famiglia, l'ho persa.
Ho trovato un'altra famiglia, ho perso anche quella.
Avevo delle persone che mi amavano, le ho perse.
Sono stanca di perdere.
E così mi abbandono al mio destino prima che vengano a portarmi via.
Inizio a sentire un dolore acuto in ogni cellula del mio corpo e la vista si annebbia.
Sto per andarmene e non ho paura.
Vedo mamma, papà, poi Sarah e gli altri e infine lei, Candice che mi sorride.
Sento un botto, la porta si è aperta.
Non mi importa. Devo andarmene.
Candice mi sta invitando ad andarle incontro ed io cammino verso di lei, ma mi blocco, qualcuno mi trattiene.
Mi divincolo, ma non riesco più a liberarmi.
Le ultime cose che vedo sono un paio di occhi chiarissimi contornati da dei capelli neri, bagnati e la pioggia sopra di me che svanisce.
Poi più nulla.
Sono morta.

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