Casa dolce casa

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Il viaggio in macchina prosegue molto velocemente ed in un batter d'occhio già mi trovo a destinazione.
Parcheggio l'auto nel garage della mia vecchia casa, prendendo le chiavi dalla borsa.
È passato tantissimo tempo dall'ultima volta che ci sono stata, poco dopo la loro morte.
Possibile che sia circondata da fantasmi?
Entro in casa e mi getto sul divano. Sta facendo buio e decido di proseguire le mie ricerche domani mattina.
Giro per la casa, trovandola perfettamente uguale a come me la ricordavo. Ma qualcosa è cambiato e lo riconosco subito: questa non è più casa.
È lo stesso edificio dove sono cresciuta, dove ho passato quella parte della vita della quale ricordo ben poco. Ho una memoria terribile.
Dimentico le cose troppo facilmente.
Vago per la cucina, toccando il bancone dove mamma la mattina preparava la colazione. Passo in salone, ricordandomi uno per uno i mobili, e infine giungo nella mia camera.
È totalmente intatta. La chitarra appesa al muro, i muri verdi, la libreria enorme e la mia schiera di peluche sulla mensola.
Mi rendo contro che il viaggio in macchina è stato stressante e mi metto il pigiama, osservando l'orario sul cellulare. Sono già le 22:15.
Gli occhi faticano a tenersi aperti e, dato che non sono affamata, mi getto a dormire nel mio letto, sentendo un freddo glaciale e i brividi.
La solitudine fa brutti scherzi.
Morfeo mi attira tra le sue braccia e io mi addormento velocemente, cadendo in un sonno senza sogni.
I sogni infatti diventano i soliti incubi che mi assalgono ogni notte e con i quali convivo da anni.
Più vado avanti più la situazione peggiora, soprattutto dopo gli avvenimenti recenti.
È questo il motivo per cui mi trovo alle 2:45 sveglia senza saper cosa fare.
Mi preparo una camomilla, per tranquillizzarmi, quando mi sento come se fossi all'interno del peggiore dei film horror.
Mi rendo conto della mia situazione attuale.
Sola. In una casa abbandonata da anni.
Per di più da qualche ora dev'essere anche iniziato un temporale dato che la finestra si illumina più volte e sento i tuoni. Ho la camomilla in mano e mi metto a guardare le stupide repliche in televisione.
La sensazione del film dell'orrore non passa e inizio a sentirmi ansiosa, non so per che cosa. La TV è ancora accesa e io mi alzo dal divano per guardarmi bene intorno.
So che dovrei dormire, ma non ci riesco. Non in questa casa, in questa situazione. Mi soffermo a guardare il camino e più precisamente una foto sopra al camino, che non avevo notato prima.
Siamo io, mamma e papà. Sono così felice in quella foto.
Mi vengono le lacrime agli occhi e prendo quella foto nella mano libera portandola con me al divano.
Poggio la camomilla, quasi finita, sul tavolino davanti a me e mi perdo nella visione della foto.
Mi chiedo se sia possibile che non mi ricordi quell'avvenimento. Probabile, con la memoria che mi ritrovo.
Mamma e papà montano lo striscione per un compleanno. È estate, fa caldo. Lo riconosco dal fatto che siamo tutti a maniche corte e pantaloncini.
E poi realizzo qualcosa: quello è il mio compleanno. Credo che avessi circa sei anni. Una bambina dalle treccine bionde con il vestitino a fiori sorride davanti alla sua festa quasi realizzata. E poi sullo sfondo vedo un altro personaggio, preso molto di sfuggita, che aiuta i miei genitori a sistemare tutto. Non lo riconosco.
Non mi ricordo chi sia, ma deve aver avuto solo qualche anno in più a me, data la sua statura.
Probabilmente un vecchio amico di cui non mi ricordo. Mi rialzo per poggiare la cornice, quando sento qualcosa di particolare.
Qualcuno mi tocca la spalla.
Sono terrorizzata, ma mi giro preparandomi al peggio.
Non trovo nessuno e sospiro, rimanendo sempre all'erta.
Dopo una mezz'oretta i miei occhi non ce la fanno davvero più e, anche se vorrei rimanere sveglia il più possibile, non posso.
Ricado in un sonno profondo, tormentato dai soliti incubi ai quali non do più peso, sentendo sempre quella strana sensazione di non essere davvero sola in quella vecchia casa.

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