C'mon C'mon

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Mi guardo indietro, continuando a correre. Quella strana nebbia verde mi sta ancora inseguendo.

"Non andarle incontro, potrebbe finire male."

Le parole di Liam mi ritornano alla testa.
Ma allora come faccio ad affrontarla?
Accelero, cercando di evitare il più possibile il centro abitato.
Se degli umani vedessero me e quella nebbiolina succederebbe il panico.

"Non toccarla, assolutamente. È una sorta di veleno per gli zombie come te. Scioglierebbe completamente il tuo corpo."

Ah, Liam. Una prova più facile no, eh?
Giro a sinistra in un vicolo e per sbaglio urto un barbone che finisce per terra, sommerso dalla spazzatura che aveva nel carrello.

<< Mi scusi! >>

Urlo, cercando di essere gentile. Peccato che le parole che mi riserva il barbone fanno pensare a tutt'altro che alla gentilezza.
Decido di non pensarci- nelle condizioni in cui sono ora non sarebbe proprio il massimo litigare con un pover'uomo- e mi rintano di fianco a un bidone della spazzatura.
Ho qualche minuto di pausa dalla lunga corsa e, finalmente, riesco a scorgere qualche particolare del luogo in cui mi ritrovo.
La luna piena è alta nel cielo e la sua luce riflette sull'oceano, stranamente calmo. Magari anche il mio cuore fosse così calmo...ma purtroppo batte sempre più velocemente. Forse per la corsa, forse per paura di farmi del male, forse per l'ansia di non passare la prova...o forse un po' per tutte queste sensazioni contrastanti.
I negozi sono tutti vuoti, le luci sono spente, se non per le fievoli luci provenienti da qualche lampione sparso qua e là lungo il porticato.
C'è un silenzio davvero inquietante. L'ho sempre odiato: ogni volta, prima che succeda qualcosa di brutto, c'è sempre calma e silenzio, ma di quel silenzio vuoto, che solo la notte può riservare.
La notte. Quando gli innamorati fanno l'amore nel letto e c'è chi nel letto piange da solo.
Un urlo mi scuote dai miei pensieri: il barbone, vista quella strana nebbiolina, abbandona il suo carrello, che aveva appena riempito di cibo-spazzatura dopo l'incidente, e scappa, cercando di salvare la sua triste e solitaria vita.
Vorrei tanto aiutarlo, ma purtroppo devo scappare. Letteralmente.
Comincio a correre il più velocemente possibile, cercando di riacquistare il vantaggio che avevo guadagnato prima.

"L'Acudras ha solo due punti deboli: sta a te trovarli."

Quando Liam mi disse questa frase, prima di liberare la nebbia verde, gli risi in faccia. E lo farei anche adesso, se non fossi così stanco e impegnato a correre. Se mi avesse detto quali sono 'sti punti deboli...
Ad un tratto sento un bruciore fortissimo sul tallone del mio piede destro, come se qualcuno ci avesse appoggiato il fuoco vivo, e mi scappa un urlo.
La nebbia mi ha soltanto sfiorato, ma il dolore era lancinante. Accellero, cercando di salvarmi la vita.
Non faccio molto caso alla direzione in cui vado, ma mi rendo conto di essere su un pontile quando, davanti a me, non c'è altro che il mare.
Non so cosa fare e, preso dal panico, mi tuffo.
L'acqua fredda di novembre mi sommerge, ma non riemergo fino a quando i miei polmoni non sono totalmente privi di ossigeno.
Apro gli occhi, in superficie, e noto che la nebbia è ormai alla fine del pontile. Sta quasi per assalirmi.
Chiudo di scatto le palpebre, ma non sento nessun tipo di bruciore.
Lentamente cerco di capire cos'è successo: la nebbia, a contatto con l'acqua, scompare fino a sparire totalmente.
Dietro ad essa, ritrovo i ragazzi.
Niall mi sorride e Louis mi tende una mano per uscire dall'acqua. Accetto volentieri l'aiuto e, mentre Emily, di malavoglia, mi tende un asciugamano, noto, dietro a Zayn con le braccia conserte e un espressione seria sul suo volto, Liam che annota qualcosa su un taccuino:

<< Complimenti, hai superato la prova. >>

Riesco a malapena a sorridere, dato che, finito l'effetto dell'adrenalina, il bruciore al piede ritorna violentemente.

<< Aspetta, faccio io. >>

Dice Emily, che mi toglie la scarpa, o quello che ne rimane, e cerca di osservare la ferita.
Cerco di scorgere qualcosa, ma il disgusto mi assale: il tallone e la caviglia sono invasi da bolle giallognole e, dove non ci sono, la pelle è profondamente arrossata, con del sangue incrostato qua e là.
Distolgo lo sguardo, ma Em non si lascia spaventare.
Appoggia delicatamente una mano sulla ferita, ma fa comunque male. Stringo gli occhi e mi lascio sfuggire un gemito.
Gli altri, intorno, mi guardano e Louis mi lancia uno sguardo rassicurante.

<< Va tutto bene, Harry. >>

Mi fido di lui, e decido di lasciarmi andare alle mani di Emily.
Sento un lieve calore, ma piacevole, su tutto il piede.
Mi giro e noto che la mano di Emily è invasa da una luce bianca, così come la mia caviglia e il mio tallone.
Lei, dal basso, mi sorride e il dolore scompare quasi definitivamente.

<< Nell'ultimo periodo ho scoperto di essere una guaritrice. >>

Mi dice.
Mi lascio invadere da quel senso di benessere e guardo davanti a me, mentre Em finisce di curarmi.
Un'ombra, sul tetto.
Strizzo gli occhi, incredulo. Non può essere.
Due ombre.
Tre.
Un branco.

<< RAGAZZI! >>

Grido, allarmato.

Se ti dicessi che sono uno zombie, mi crederesti?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora