Pausa pranzo in compagnia

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L'inizio delle scuole medie, per Tadashi, aveva significato, tra le altre cose, incontrare dei nuovi bulletti dell'ultimo anno a cui divertiva particolarmente prendersela con i nuovi arrivati che non avevano il coraggio di ribattere.
Quel giorno in particolare, i ragazzini più grandi avevano finito per rovesciargli il bento durante la pausa pranzo, rendendo di conseguenza ogni cosa praticamente immangiabile.
I resti di cibo giacevano in mezzo all'erba, mentre il moretto, seduto lì accanto, faceva il possibile per evitare di mettersi a piangere da bambino patetico qual era. Anche se il gruppetto si era già allontanato, lui non voleva dar loro quella soddisfazione – ed allo stesso tempo non poteva non demoralizzarsi all'idea di dover digiunare fino all'ora di cena.
« Tieni »
Una voce conosciuta richiamò l'attenzione del piccolo Tadashi, che nel momento in cui sollevò lo sguardo si ritrovò davanti la figura alta e slanciata di Kei che gli porgeva un onigiri. Non era sorridente, anzi, di fatto sembrava che gli importasse poco nulla dell'intera situazione, eppure a Tadashi bastò vedere un volto amico per strofinarsi gli occhi e sforzarsi di sorridere per entrambi. Quando prese tra le mani la polpetta di riso, Kei gli diede immediatamente le spalle ed andò a sedersi in un angolo tranquillo a pochi passi di distanza, cosa che spinse l'altro a fare lo stesso subito dopo.
« Tsukki, grazie... »
« Dovrai fartelo bastare » volle specificare il biondino a quel punto, mentre i due si sedevano uno accanto all'altro – come se l'amichetto potesse davvero osare chiedergli altro.
« Basterà! »
Il moretto si apprestò dunque ad addentare il primo morso, e lo stesso fece il piccolo Kei – la differenza fu che, a quel punto, tutta la tristezza di Tadashi tornò a galla in un istante, facendolo scoppiare silenziosamente a piangere tra un morso e l'altro.
Kei era stato tanto gentile nel regalargli una parte del proprio pranzo, ed il ragazzino dai capelli scuri si sentiva un emerito sciocco a piangere in quel modo proprio davanti a lui – non avrebbe fatto altro che confermare la teoria secondo la quale lui non fosse altro che uno di quei bambini patetici che Kei sembrava non sopportare. L'amicizia del biondino era diventata fin troppo importante per potervi rinunciare, eppure lui ancora non riusciva a trattenere le lacrime quando necessario.
« Che ti prende adesso, Tadashi? Non puoi metterti a piangere solo perché l'onigiri non ti piace » quella, quanto meno, era l'unica spiegazione che il più grande era riuscito a darsi in merito. Gli era ancora difficile comprendere cosa passasse nella testa altrui.
Tadashi, in tutto ciò, non aveva nemmeno osato alzare lo sguardo, ma replicò ugualmente scuotendo il capo « M-Mi piace l'onigiri... »
L'espressione del piccolo Kei, a quel punto, si fece decisamente più scocciata. Non aveva la minima idea di come reagire davanti ai pianti di quel bambino, e probabilmente non l'avrebbe mai avuta.
« Allora non piangere »
Dopo qualche secondo di silenzio, il moretto addentò l'ultimo boccone del proprio pranzo, dopo di che si asciugò gli occhi con la manica e si decise finalmente a guardare in volto il suo interlocutore « T-Tsukki, io voglio essere ancora tuo amico. Noi... Possiamo essere amici lo stesso? »
Non importava se i due ormai si conoscessero da almeno un paio d'anni, perché il timido ed introverso bambino con le lentiggini era ancora convinto di dover essere all'altezza di quell'amicizia, quanto meno evitando di mostrarsi così debole quando finiva per mettersi a piangere per un nonnulla.
La domanda, comunque, bastò per spiazzare Kei e renderlo incapace di rispondere per diversi secondi – come se gli occhioni del moretto non bastassero già a metterlo a disagio. Non era affatto una domanda logica da porre in un momento come quello, né gli era chiaro cosa intendesse esattamente il suo interlocutore.
« Come...? »
« A te quando piango non piace, ma io... Non riesco a non farlo. Cioè, non sempre. Però vorrei comunque che noi due continuassimo ad essere amici... » spiegò il piccolo Tadashi a quel punto, tornando con lo sguardo basso per la vergogna ed iniziando a torturarsi le mani in attesa del responso.
« Ah. Patetico » commentò il biondino con un sospiro rassegnato, una volta realizzato ciò che davvero premeva all'amichetto – il quale, a quel commento, si strinse semplicemente nelle spalle, pronto a ricevere il colpo di grazia « Se non ti avessi più voluto come amico te lo avrei detto già molto tempo fa »
Tempo un istante, ed il viso di Tadashi si illuminò come se non avesse aspettato altro che quelle poche parole « Tsukki! » esclamò, solo per andare a stringere il più grande in un abbraccio subito dopo, il quale, di contro, si ritrovò a sgranare gli occhi per la sorpresa con le braccia bloccate a mezz'aria.
Evidentemente, quando vi era di mezzo il moretto, era impossibile fare previsioni accurate.
« Era meglio stare zitto... »

Piccoli momenti della Lancia e dello ScudoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora