Piccoli momenti della Lancia e dello Scudo

Capitano

Tutti i ragazzi del club di pallavolo erano seduti a terra davanti al coach Ukai ed al professor Takeda, che avevano voluto chiamarli a raccolta prima del consueto allenamento. Accanto a loro, Yachi stava emanando agitazione da ogni poro, impaziente di ascoltare l'annuncio tanto quanto gli altri, nonostante sapesse perfettamente in cosa consistesse la riunione di quella giornata.
Il nuovo anno scolastico era iniziato da poco, e con la partenza di Ennoshita a seguito del diploma, la squadra del Karasuno necessitava di un nuovo capitano – non a caso, negli ultimi giorni vi era stato un gran fermento tra i ragazzi del primo e del secondo anno, che facevano speculazioni tra loro su chi, tra i quattro ragazzi del terzo, sarebbe stato nominato.
« D'accordo, sapete già cosa sto per dirvi, perciò andrò subito al sodo » esordì a quel punto Ukai, battendo tra loro le mani per richiamare l'attenzione dei ragazzi, che avevano già iniziato a lanciarsi qualche occhiata divertita « Abbiamo scelto il nuovo capitano, e inoltre... Sono arrivate le divise »
Quell'ultima informazione scatenò qualche commento emozionato, e mentre i più piccoli si scambiavano qualche parola tra loro, Yamaguchi si soffermò ad osservare i tre compagni del suo stesso anno, immaginando a sua volta chi tra loro sarebbe stato destinato ad ereditare il ruolo di capitano da Sawamura ed Ennoshita.
Kageyama era un alzatore con grande tecnica ed intuito, in grado di gestire una squadra senza problemi grazie alle sue alzate perfette e ad un incredibile servizio, senza contare la sua grande precisione che ad un capitano avrebbe certamente fatto comodo nei momenti cruciali.
Hinata, di contro, era il trainante della loro squadra nonché un giocatore completo, con un'enorme resistenza ed in grado sia di attaccare che di difendere nonostante la sua predilezione per le schiacciate – con lui come capitano, il Karasuno non avrebbe mai mollato, nemmeno ad un passo dalla fine.
Infine, vi era Tsukishima – il suo Tsukishima, che con la sua mente brillante ed il suo sangue freddo era diventato uno dei perni della difesa e soprattutto uno stratega su cui ogni membro della squadra sapeva di poter contare.
Allo stesso tempo, Yamaguchi era ben consapevole che il coach avrebbe ponderato con attenzione anche i lati negativi: la rivalità tra Hinata e Kageyama e la loro tendenza a darsi del filo da torcere a vicenda, o le difficoltà di Tsukishima ad entrare in sintonia con i giocatori più giovani per via dei suoi commenti sarcastici.
In ogni caso, se prendeva in considerazione se stesso in quanto ultima opzione, in confronto agli altri tre vi era davvero poco che avrebbe potuto dare a quella squadra.
« Tadashi, per favore, alzati » lo richiamò Ukai nel bel mezzo del ragionamento, mentre Yachi si chinava con emozione sulla scatola che conteneva le divise per pescare proprio quella richiesta.
Il tempo di tirarsi in piedi, che la bionda sollevò la maglietta con il numero uno ed il suo cognome scritto sopra con un grande sorriso sul volto « Congratulazioni, Capitano! »
Pochi secondi, ed i compagni di squadra si misero ad applaudire, qualcuno più convinto e qualcuno meno.
« Io? » il fatto che l'interessato fosse il più spiazzato di tutti glielo si leggeva in faccia « ... Grazie, coach. Non me lo aspettavo »
Quando il nuovo capitano ricevette ufficialmente la divisa nuova, Yachi raccolse perfino tutto il proprio coraggio per abbracciarlo, fiera che fosse riuscito ad arrivare fin lì – ma nel momento in cui notò Tsukishima che li fissava non ci pensò due volte ad immergersi nuovamente nella grossa scatola, rossa di vergogna.
« Te lo sei meritato, complimenti, Yamaguchi » aggiunse il professor Takeda alla fine.
« Non dovresti essere tanto stupito » lo richiamò proprio Tsukishima quando il fidanzato tornò a sedersi in mezzo agli altri, con il nuovo completo stretto al petto, ed incredibilmente perfino Kageyama ed Hinata gli diedero ragione con un cenno di assenso.
« No, no, è solo che... Stavo pensando che avreste tutti delle ottime ragioni per ottenere questo ruolo, tutto qui »
« Yamaguchi, nessuno ha ragioni più valide di te » il biondo indicò gli altri due ragazzi con l'indice « A parte il fatto che questi qui non fanno un neurone funzionante in due... »
« Ehi! » i suddetti, naturalmente, non persero un attimo a protestare in unisono, dando involontariamente prova della veridicità di quelle parole, e ciò bastò per far spuntare un sorriso divertito anche sul volto di Yamaguchi.
« ... Ma tu sei il nostro pinch server ed in ricezione raggiungi quasi il livello del nostro libero. Ci hai osservato per parecchio tempo al di fuori del campo, quindi conosci le nostre abilità meglio di chiunque di noi. Non hai mai smesso di impegnarti. E poi, ti stimano tutti » l'espressione di Tsukishima a quel punto si distese in un sorriso – come se il discorso non fosse bastato a far sciogliere il cuore dell'ascoltatore « La scelta era scontata fin dall'inizio »
Neanche Yamaguchi sapeva se sentirsi imbarazzato, commosso, o perfino onorato per quelle belle parole, specialmente perché vedere il biondo tanto bendisposto era un evento raro – forse perché il centrale con gli occhiali non ci teneva particolarmente a diventare il capitano della squadra: la sola prospettiva di dover tenere in riga l'asso e l'alzatore era a dir poco estenuante, fastidiosi com'erano.
« Tsukki...! » senza pensarci oltre, il nuovo capitano si buttò addosso a Tsukishima e lo strinse per ripagarlo di tutta quella fiducia, cosa che già di per sé iniziò a rovinare la serenità della sua povera vittima. Quando poi Hinata si unì a loro, tirando Kageyama per la maglia e costringendolo a buttarsi nella mischia a sua volta, si poté affermare con certezza che Tsukishima era tornato lo stesso di sempre.
« Vi levate?! »
« Io avevo scelto Tadashi perché è il meno problematico... » sussurrò l'allenatore a Takeda, cosa che portò quest'ultimo a sollevare gli angoli della bocca in un sorriso tirato ed a spostare una mano sulla nuca.
« Però Tsukishima non ha tutti i torti... »
Nonostante tutto, anche i due adulti dovettero ammettere che l'analisi del biondo era stata impeccabile.