Pericolo scampato

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« Tsukki è in casa...? » esordì timidamente il piccolo Tadashi, fermo davanti alla soglia di casa Tsukishima, quando finalmente il fratello maggiore di Kei aprì la porta e gli rivolse un sorriso gentile.
« Kei, c'è Tadashi! »
Dopo che Akiteru ebbe richiamato il minore, ci volle solamente un minuto perché il biondino comparisse all'ingresso con le scarpe da ginnastica ed una palla da pallavolo tra le mani – e ciò bastò a far comparire un sorriso sul volto del piccolo dai capelli corvini.
I due bambini si diressero insieme verso un parchetto non molto lontano, e lì iniziarono a palleggiare insieme.
Kei era sicuramente più abile dell'amichetto, ma quando quest'ultimo osservò come il pallone gli fosse stato restituito tramite un bagher non poté non incuriosirsi, desideroso di emulare il colpo. Quando la palla cadde a terra per l'ennesima volta, dunque, Tadashi colse al volo l'occasione.
« Voglio colpirla anch'io dal basso come hai fatto tu. Lanciamela, fammi provare! » in men che non si dica, intrecciò le dita delle mani con un sorriso, erroneamente convinto di eseguire perfettamente la posizione del bagher. La passione di Kei per la pallavolo, in qualche modo, aveva iniziato a contagiare anche lui.
« Stai sbagliando tutto » il minore di casa Tsukishima, a quel punto, lasciò la palla a terra e si avvicinò all'amichetto per affiancarlo e mostrargli la posizione corretta più da vicino « Devi metterti così, vedi? »
Gambe piegate, braccia tese, ed il palmo della sinistra posato sul dorso della destra con i pollici che creavano una superficie piana adatta a ricevere anche i palloni più ostici: quando anche il piccolo Tadashi fu pronto, il più grande gli annuì e corse a recuperare la palla.
La ricezione, come c'era da aspettarsi, non fu delle migliori – al contrario, prima ancora che i due se ne accorgessero il pallone era già schizzato via e rotolato in mezzo alla carreggiata.
« Oh, no! Scusami Tsukki! O-Ora vado a prenderlo... »
Senza aspettare risposta, il piccolo Tadashi si fiondò verso la strada, dispiaciuto per l'accaduto. Talmente era concentrato sul suo obiettivo, che una volta giunto al marciapiede non si degnò neanche di controllare se nel frattempo stesse sopraggiungendo qualche macchina.
« Tadashi, fermo! » il grido di Kei per poco non venne sovrastato dal potente suono di un clacson appartenente niente meno che ad un grosso camion, cosa che tuttavia servì a far sobbalzare il bambino dai capelli scuri quando bastava da farlo cadere a terra sul marciapiede, prima ancora che vi mettesse piede al di fuori.
Pochi secondi dopo era già tutto terminato. Il camion si era allontanato, il pallone ancora integro era quasi giunto al marciapiede opposto a causa della forza del vento, ed il piccolo Kei fece appena in tempo a raggiungere l'amichetto ancora a terra che gli occhioni di quest'ultimo finirono per riempirsi di lacrime.
« T-Tsukki...! » iniziò, piagnucolando, mentre l'altro si apprestava ad inginocchiarsi accanto a lui per assicurarsi che stesse effettivamente bene « H-Ho avuto tanta paura...! »
Sostanzialmente, il più piccolo si era preso solo un grosso spavento, ed una volta appurato ciò sul volto di Kei comparve immediatamente un'espressione decisamente più furiosa « Non ti hanno detto che si deve guardare prima di attraversare la strada?! Stupido Tadashi! »
L'altro, tuttavia, non replicò: si limitò semplicemente a nascondere il viso nell'incavo tra il collo e la spalla del biondino, senza che le lacrime accennassero a diminuire. Il più grande, a quel punto, finì per stringerlo a sé d'istinto, incerto tuttavia su come comportarsi da quel momento in avanti. Quell'incidente gli aveva confermato ulteriormente quanto l'amichetto fosse un bambino patetico, ma c'era qualcosa, in quel bambino, che spingeva il minore di casa Tsukishima a rimanergli ugualmente accanto – ed a preoccuparsi enormemente per lui, come in quel caso.
« Stupido Tadashi... Stupido... »
Per fortuna di entrambi, quell'abbraccio fece il proprio lavoro egregiamente, perché i singhiozzi di Tadashi da quel momento in avanti iniziarono lentamente a diminuire, ed il battito cardiaco ed il respiro tornarono poco alla volta più regolari.
« S-Scusami Tsukki... Prometto che da ora in poi guarderò sempre... »
« Sarà meglio »
Anche se nessuno dei due poteva saperlo, il piccolo dai capelli corvini avrebbe mantenuto la sua promessa anche negli anni a venire.

Piccoli momenti della Lancia e dello ScudoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora