Il campetto da pallavolo all'aperto era illuminato solamente dalla luce delle lampade installate lungo il perimetro quando Yamaguchi spiccò l'ennesimo salto della serata, facendo sollevare leggermente la maglietta e lasciando così intravedere lo stomaco con relativi addominali. In quei pochi istanti, si librò in aria con una leggerezza tale che Tsukishima non riuscì minimamente a distogliere lo sguardo da quella visione – e certamente la musica proveniente dalle sue fidate cuffie non lo aiutò a ridimensionare la meravigliosa scena svoltasi davanti ai suoi occhi. Fu solo quando il moro soffocò un ringhio frustrato, una volta tornato a terra, che anche il più grande si rese conto che il pallone aveva toccato il nastro ed era finito a terra senza aver superato la rete. Era chiaro che quello non era il risultato che cercava il compagno di squadra.
Se da un lato il biondo avrebbe potuto abituarsi alla vista di quel corpo tonico in campo, dall'altro vi era ben poco che potesse fare per supportare il compagno di squadra che già non facesse il signor Shimada, colui che da qualche tempo era diventato l'insegnante personale del suo migliore amico. Mentre lui rimaneva semplicemente ad osservare, il più piccolo era andato a recuperare la palla, dopo di che riprese la sua posizione in battuta con l'intenzione di riprovare – tuttavia, quella volta non andò come previsto, perché Yamaguchi atterrò scorrettamente e prese immediatamente una storta alla caviglia, cosa che lo portò a lanciare un grido di dolore ed a sollevare immediatamente la gamba interessata.
« L-La caviglia... Maledizione... » mugugnò, iniziando a saltellare goffamente mentre Tsukishima si affrettava a togliere le cuffie e ad alzarsi per raggiungerlo, attirato dall'espressione dolorante altrui. L'umore del giovane centrale con gli occhiali era drasticamente peggiorato in un istante.
« Ti avevo detto di non esagerare » senza neanche scomporsi, il più grande gli fece passare il braccio attorno alle spalle di modo da sorreggerlo e farlo camminare verso il muretto poco lontano « Mi sembra scontato, l'allenamento di oggi si conclude qui »
« Scusa Tsukki... » Yamaguchi assecondò l'amico, dispiaciuto per l'accaduto, ed una volta che fu finalmente seduto andò a controllare la caviglia, la quale effettivamente stava già iniziando a gonfiarsi e ad arrossarsi. A quel punto, vi era ben poco da dire, perciò il moro si limitò ad un sospiro e ad una smorfia sofferente. Di certo dovevano trovare un modo per tornare a casa senza sforzarla troppo.
« Perché lo fai? » domandò Tsukishima a bruciapelo, ancora in piedi davanti all'amico, innervosito dall'accaduto: per lui era ancora inconcepibile impegnarsi tanto da arrivare a farsi addirittura del male solo per reggere il confronto con il resto della squadra, soprattutto se si trattava del benessere di Yamaguchi. Il suo ruolo si limitava al servizio, perciò secondo la sua logica non era necessario arrivare a tanto.
L'espressione del più piccolo, a quel punto, dopo un primo momento di confusione finì per addolcirsi. Vedere che Tsukishima si preoccupava per lui gli faceva piacere, anche se sembrava non capire cosa significasse veramente per il moro far parte del club di volley. Aveva compreso fin dall'inizio che sarebbe stato costantemente messo da parte in favore dei giocatori migliori, ma aveva anche scelto di non limitarsi a rimanere in panchina a fare il tifo, dunque, se voleva realmente dare il proprio contributo, doveva ritagliarsi il proprio posto all'interno della squadra, ed era proprio quello che stava facendo.
« Perché tu no? » gli disse infatti, e detto ciò batté la mano sul muretto accanto a sé per invitare il biondo a sedersi; dato che l'altro si limitò a stringere le labbra e ad accomodarsi senza più guardarlo in faccia, tuttavia, si decise a proseguire « Io voglio essere all'altezza della squadra. Non voglio essere un peso, ma non sono bravo come te, o come Shoyo e Tobio. La mia unica arma è la battuta flottante, perciò ho intenzione di affilarla ed aiutarvi come posso »
« Non ne vale la pena » replicò il più grande, decidendosi finalmente a guardare in viso il suo interlocutore senza smuoversi dalla propria convinzione.
« Per me sì... Per me è importante » concluse Yamaguchi, stringendosi nelle spalle. Si sentiva sciocco a parlare in quel modo davanti allo sguardo serio dell'amico, tanto che a quel punto fu lui ad abbassare gli occhi per l'imbarazzo. Era evidente che le loro visioni sull'argomento fossero diametralmente opposte, ma, se il compagno proprio non riusciva a condividere la sua visione, si augurava che riuscisse quanto meno a comprenderla.
Tsukishima non aggiunse altro, si limitò ad alzarsi di nuovo in piedi con uno sbuffo come unico commento, dopo di che diede le spalle al suo interlocutore e piegò le gambe, in attesa « Dai, ti porto a casa. Muoviti prima che cambi idea »
Era chiaro che il più grande era intenzionato a trasportarlo in spalla, anche perché far camminare Yamaguchi in quelle condizioni era fin troppo complicato, e quella era la soluzione più logica che gli era venuta in mente. Probabilmente avrebbe dovuto fermarsi a riposare lungo il tragitto, ma non avevano molta altra scelta.
« S-Sì...! » senza farselo ripetere una seconda volta, il moro scattò in piedi, quasi dimenticandosi dell'infortunio, e non appena posò le mani sulle spalle altrui venne sollevato dal più grande senza troppe difficoltà.
« Mi devi un favore » asserì Tsukishima a quel punto, iniziando a camminare mentre il più piccolo si metteva a proprio agio, posando il mento sulla spalla altrui con un sorriso decisamente più sereno – per qualche motivo, la caviglia non faceva più tanto male.
« Tutto quello che vuoi, Tsukki »
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Piccoli momenti della Lancia e dello Scudo
FanfictionRaccolta di brevi momenti incentrati sulla coppia Tsukishima x Yamaguchi. Saranno momenti scollegati tra loro e non in ordine cronologico. Attenzione: manga spoiler.