Una serata tranquilla - Parte 2

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« La partita! Speriamo non sia già iniziata... » commentò d'un tratto Yamaguchi, che stava finendo di sistemare le stoviglie lavate ed asciugate al proprio posto « Tsukki, puoi andare ad accendere? Ti raggiungo subito »
Il biondo si limitò ad un cenno di assenso prima di raggiungere il divano ed accendere la televisione come gli era stato chiesto. Dopo alcuni secondi passati a scorrere un canale dopo l'altro, finalmente sullo schermo comparve la tanto ricercata partita di qualificazione. Il punteggio segnalava che il match era, fortunatamente, ancora all'inizio.
« Sono ancora due a uno » informò a quel punto, alzando la voce quanto bastava per farsi sentire fin nella stanza accanto ed accomodandosi successivamente sul divano di modo da cercare, fin dove possibile, di mettersi a proprio agio. Ancora una volta, la nostalgia gli riportò alla mente le giornate passate davanti a quello schermo insieme a Yamaguchi, ad emozionarsi per una schiacciata particolarmente efficace o un recupero quasi impossibile andato a buon fine. Quella volta, tuttavia, avvertiva un'atmosfera diversa – oppure si trattava semplicemente della sua immaginazione, e lui neanche ricordava che la sua immaginazione potesse essere tanto fervida.
Dopo alcuni minuti, finalmente Yamaguchi si presentò con due bicchieri colmi di una bibita densa e li posò sul tavolino con soddisfazione.
« Frullato proteico » annunciò, ma davanti all'espressione decisamente più contrariata del biondo non ci mise molto a rimarcare l'importanza di una dieta equilibrata « Anche tu devi reintegrare dopo gli sforzi di oggi. Giuro che è meglio di quanto sembra »
« Ci sforzeremo comunque anche domani, e dopodomani... »
Yamaguchi, tuttavia, ignorò completamente la protesta e si affrettò a prendere una coperta che era stata sistemata su quello stesso divano in precedenza, dopo di che si accomodò accanto al biondo ed avvolse sia se stesso che l'amico con attenzione.
« Ora si ragiona. Mettiti comodo, Tsukki » invitò a quel punto, notando come le gambe di Tsukishima sporgessero dalla coperta.
« Sto bene così... »
Tutto ciò stava diventando decisamente troppo intimo, ma concentrarsi sulla partita in corso sicuramente aiutò entrambi i ragazzi a rilassarsi quanto bastava perché l'imbarazzo iniziale scomparisse, sostituito, tra uno scambio e l'altro, solo da un piacevole tepore.
Avvolti tra le coperte, i due studenti si sporsero in avanti quasi in contemporanea nel bel mezzo della partita, increduli davanti all'azione che si era appena svolta davanti ai loro occhi.
« ... Un lungolinea al limite! » si stupì Yamaguchi a seguito di quell'ultima schiacciata, afferrando il braccio del giovane centrale con gli occhiali solo per scuoterlo e sfogare l'emozione del momento. Era stata un'azione incredibile, ed il moro non poté che rimanerne ammirato.
L'espressione sbigottita del più grande, invece, sembrava quella di un cane pronto a ringhiare al primo sconosciuto di passaggio « Ero convinto che il muro l'avrebbe bloccato... »
Logico e razionale com'era, perfino Tsukishima era stato portato a credere che lo schiacciatore avrebbe tentato una diagonale – come aveva sempre fatto fin dall'inizio del set.
« Si vede che sono dei professionisti » senza neanche pensarci, Yamaguchi finì per posare il capo sulla spalla del biondo con un sospiro invidioso, ma non poté non soffermarsi ad osservare da sotto in su il volto ora incredibilmente più concentrato del più grande, che a quel punto si era chiaramente messo in testa di anticipare le azioni delle due squadre per poterle metaforicamente fermare. Come sempre, non poteva non mettersi ad ammirare ogni dettaglio di quel volto serio e perdere la cognizione del tempo. Era semplicemente più forte di lui.
Quando Tsukishima si rese conto dello sguardo altrui su di sé, tuttavia, il moro finì solamente per stringere le labbra e sgranare gli occhi, colto in flagrante e certo di aver fatto una magra figura. D'altra parte, nessuna persona sana di mente si metteva a fissare in quel modo un compagno.
« Mi stai distraendo » lo accusò infatti il giovane centrale con gli occhiali, senza tuttavia alcun accenno di rabbia nella voce. In un certo senso, fino ad un istante prima perfino lui si stava godendo il momento con Yamaguchi accanto, al caldo e comodamente adagiato sul divano, ma quello sguardo insistente gli stava facendo perdere la tranquillità guadagnata.
« Eh...? » mugugnò il più piccolo, accigliandosi per un istante prima di tornare completamente dritto « N-No, sei tu che distrai me, Tsukki! »
« Ah, davvero? »
Per tutta risposta, Yamaguchi assentì e nella foga del momento gli afferrò il viso tra le mani, stringendo forse perfino troppo per un momento importante come quello « Quando sei concentrato non riesco a smettere di guardarti » esordì con una convinzione che decisamente non gli apparteneva, mentre di contro, fortunatamente per lui, il più grande non interruppe, limitandosi a sgranare appena gli occhi, palesemente confuso, con un leggero rossore che finì per fare capolino sulle gote « Quindi è colpa tua! ... No in realtà mi piaci anche se non sei concentrato, ma probabilmente non è questo il punto! »
Neanche avessero reagito sul serio a quell'improvvisa dichiarazione, gli spettatori esultarono proprio in quel momento per il punto guadagnato dalla loro squadra.
« C-Colpa mia?! » rimbeccò l'altro con aria corrucciata, afferrando con la medesima energia le mani del moro per allontanarle dal proprio volto « Allora... Allora, se è davvero colpa mia... Che dovrei fare io, sentiamo?! Dovrei smettere di analizzare le strategie degli altri giocatori perché lo dici tu?! »
Nonostante tutto, perfino l'impassibile Tsukishima aveva finito per reagire alla provocazione – se così poteva essere chiamata – incredulo di essere stato accusato di qualcosa su cui, di fatto, non aveva il minimo controllo. Di solito, il ragazzo più grande sapeva bene come centrare il punto, ma in quel caso si stava rifiutando, benché inconsapevolmente, di toccare il cuore della questione: il suo migliore amico gli aveva appena detto che lui gli piaceva. La sua logica, in ogni caso, era rimasta impeccabile anche sotto stress.
« ... Non lo so! » sbottò Yamaguchi a quel punto, ancor più frustrato, senza più riuscire a fare altro che non fosse fissare il suo interlocutore con un broncio che mostrava chiaramente tutta la difficoltà nel trovare una replica accettabile. Tsukishima aveva ragione, ed il ragazzo dai capelli scuri non poté che dargliene atto: spettava al più piccolo risolvere il problema in qualche modo, non certo al biondo.
A nulla servì quello scambio di sguardi. Poco alla volta, tutta l'energia accumulata scemò fino a raggiungere nuovamente il livello precedente, ed entrambi i ragazzi tornarono ad appoggiarsi allo schienale del divano senza aggiungere altro. Era stato fin troppo imbarazzante, ed i due giovani centrali ne erano perfettamente consapevoli vista la tensione con la quale ripresero a seguire la partita. Erano rigidi come due pezzi di legno.
Nonostante ciò, Yamaguchi ancora fremeva per non essere stato in grado di tirare fuori tutto ciò che sentiva dentro quando stava con il suo migliore amico. Non poteva davvero sprecare l'occasione e dimostrarsi ancora una volta il ragazzo patetico che si era ripromesso di non essere.
Sarebbe stato rapido. Qualcosa di veloce e, sperava, indolore.
Proprio come quando si apprestava a colpire il pallone, il più piccolo chiuse gli occhi e si concentrò, respirando profondamente e prendendosi qualche attimo per scacciare ogni pensiero disfattista che si stava intrufolando senza permesso nella sua mente, dopo di che finalmente si protese verso Tsukishima senza più riflettere. In un attimo, gli prese ancora una volta il viso tra le mani – stavolta con maggior delicatezza – e si affrettò ad unire le labbra a quelle altrui, con gli occhi ben chiusi ed il cuore in gola.
Non aveva senso ignorare ancora i suoi sentimenti quando ormai era giunto fin lì, e probabilmente non avrebbe neanche avuto un'occasione migliore per essere completamente trasparente con Tsukishima neanche se avesse cercato di crearla.
Non osò nemmeno provare a guardare quale fosse la reazione del biondo dal tanto che avvertiva l'emozione, ma se lo avesse fatto, si sarebbe reso conto che non era stata tanto male come credeva.
Che fosse stato colto di sorpresa era indubbio, e quel bacio inaspettato contribuì ulteriormente ad agitare e mescolare quel mare di emozioni nei confronti del compagno che Tsukishima si portava dentro. Nemmeno quella sua fastidiosa tendenza a minimizzare ciò che accadeva quotidianamente poteva vincere contro quell'ammasso informe di emozioni che non era in grado di placare. L'incredulità sul suo volto fece spazio ad un'espressione più rilassata solo dopo secondi interminabili – non tanto perché il giovane centrale con gli occhiali fosse stato in grado di calmarsi perfino in una situazione simile, ma semplicemente perché, alla fine, aveva concluso che la sua tanto amata razionalità aveva ben poco a che fare con quello che gli stava accadendo in quel momento.
Trovare una spiegazione ragionevole allo stomaco improvvisamente in subbuglio o al battito accelerato del cuore era una perdita di tempo, l'unica cosa che poteva fare era accettare le reazioni del proprio corpo e lasciarsi coinvolgere dal momento – esattamente come quando aveva urlato al mondo la propria gioia per quel fatidico ed importantissimo muro nel corso della partita contro lo Shiratorizawa.
Solo un punto. Solo un bacio.
Quel piccolo pensiero insistente gli fece affiorare alla mente un'ulteriore ed importante realizzazione: probabilmente, con Yamaguchi, avrebbe fatto bene a superare l'attuale concetto di solo.
Una volta preso il via, il sapore dolciastro del frullato rimasto su quelle labbra più soffici del previsto fu l'unica cosa concreta e reale che consentì al moro di tornare presente a se stesso. Temeva per ciò che avrebbe potuto vedere una volta riaperti gli occhi, ed avrebbe voluto che quel momento potesse durare in eterno solo per poter rimanere immerso in quell'attimo perfetto di cui, era certo, non si sarebbe mai stancato.
Lentamente, si tirò indietro, cosa che portò Tsukishima a sporgersi inconsciamente in avanti a sua volta solamente per poter protrarre ulteriormente quel bacio – almeno fino a quando il più piccolo non lo fece tornare con i piedi per terra schiarendosi la gola « Non avevo finito... Ora ho finito »
Finalmente, lo sguardo nocciola di Yamaguchi incontrò quello color caramello del più grande, che a discapito di tutti i pronostici del moro era più luminoso del previsto – quanto meno fino a quando Tsukishima non realizzò il significato indiretto dietro a quelle parole e non finì per accigliarsi.
Non era ancora abbastanza.
« Finito...? Io non ho finito » e detto ciò, si chinò nuovamente verso il più piccolo. Neanche prese in considerazione lo sguardo improvvisamente più allarmato di Yamaguchi; al contrario, lo afferrò per il colletto appositamente perché non fuggisse e riprese esattamente da dove avevano interrotto.

Piccoli momenti della Lancia e dello ScudoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora