Una piccola stella

14 1 4
                                    

L'intenso ritiro presso il liceo Nekoma era iniziato solamente da un giorno, ma i ragazzi non si stavano minimamente trattenendo con i propri allenamenti, cosa che aveva avuto come risultato corpi e menti stanche per via del duro lavoro a cui tutti erano stati sottoposti.
Rientrati nei rispettivi alloggi, ciascuno preparò il proprio futon per la notte, dopo di che la maggior parte degli studenti si apprestò a coricarsi immediatamente.
Tra coloro che decisero di rimanere alzati, Tsukishima scelse di uscire sul balcone della stanza per prendere una boccata d'aria e godersi qualche minuto di quiete prima di mettersi a dormire – senza i soliti compagni rumorosi, da cui, per quanto ormai ci avesse fatto l'abitudine, preferiva momentaneamente rimanere in disparte. Giunto alla ringhiera, vi posò gli avambracci e chiuse gli occhi, godendosi la brezza serale per qualche secondo prima di tornare ad osservare il paesaggio cittadino. Il panorama di Tokyo era completamente differente da quello che poteva osservare dalla propria casa.
Neanche a farlo apposta, la tranquillità tanto agognata venne spezzata quasi immediatamente dal richiamo di Yamaguchi, che varcò la soglia della portafinestra e gli posò le mani sulle spalle « Tsukki! » esordì, con un sorriso tutto denti, prima di sistemarsi accanto a lui di modo da guardarlo finalmente in viso « Non vieni a dormire? »
« Tra un attimo » replicò l'altro, cogliendo la palla al balzo « Ma tra noi due sei tu quello che dovrebbe pensare a riposare. Pensavo che non ti reggessi in piedi »
A quel punto, sul volto del più piccolo si formò una smorfia leggermente delusa, che non se ne andò nemmeno nel momento in cui posò il mento sulla spalla del biondo « Beh... Ho pensato che magari potremmo passare un minuto qui fuori in silenzio a guardare le stelle... »
Cosa gli fosse passato per la mente quando aveva impulsivamente fatto quella proposta, non se lo spiegava neanche il moro stesso. Voleva passare del tempo con l'amico d'infanzia con cui si sentiva tanto in sintonia, e ciò era bastato – anche perché quella era effettivamente una splendida serata, troppo splendida per rinunciarvi. Oppure, si trattava semplicemente dell'aria di città.
Qualunque fosse la causa, davanti a quegli occhioni quasi supplicanti nemmeno Tsukishima era in grado di resistere troppo a lungo, ma ciò non gli impedì comunque di stringere i denti e puntare un dito verso il cielo « Siamo a Tokyo, non si vedono le stelle »
Di fatto, era solo la cruda verità – nel cielo scuro, in quel momento, il massimo che si poteva osservare ad occhio nudo era la luna, perché le luci del paese nascondevano praticamente ogni altra fonte luminosa naturale.
D'altra parte, Tsukishima avrebbe potuto avere davanti l'intera via lattea, ed avrebbe comunque guardato alla sua piccola stella: la luce che emanava Yamaguchi era nulla in confronto a quel sole luminoso ed abbagliante che era Hinata per la loro squadra, eppure era proprio quella stella che era stata in grado di guidare il biondo fino a quel giorno. Sapeva che il più piccolo sarebbe stato in grado di farlo tornare in carreggiata – proprio come era già accaduto in passato – e non ci avrebbe rinunciato neanche in cambio di decine di soli splendenti.
Quella era l'unica stella che contava davvero in quel momento.

A discapito di tutto ciò, una freccia conficcata nel petto del più piccolo avrebbe fatto meno male di quell'unica frase, che era stata in grado di stroncare alla radice ogni buon proposito – ma con il ragazzo con gli occhiali era così che funzionava, e lui lo sapeva bene.
« T-Tsukki! Usa un po' di immaginazione! » si lamentò infatti il moro, scostandosi e stringendo i pugni davanti al petto. A detta di Yamaguchi, non doveva certo essere lui a farlo presente, perché il più grande avrebbe quanto meno dovuto rendersi conto da solo che era necessaria dell'inventiva. L'unica cosa che ottenne dall'amico d'infanzia, tuttavia, fu un sospiro rassegnato.
In tutto ciò, il giovane centrale con gli occhiali si accorse solo in quel momento di aver perfino dimenticato che, in fondo, anche il sole era una stella – e non poté non domandarsi se il solo fatto di passare del tempo con gli altri membri del club lo stesse rendendo più stupido.
Il momento di stizza di Yamaguchi, in ogni caso, durò ben poco, sostituito quasi immediatamente da un tuffo al cuore nell'attimo in cui si sentì circondare la schiena con un braccio e sospingere verso la soglia.
Il tocco di Tsukishima, in quel momento, era più delicato di quanto il moro si sarebbe mai aspettato.
« Non fare l'idiota. Avanti, andiamocene a letto»

Piccoli momenti della Lancia e dello ScudoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora